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A Bari non lasciate le donne sole. Il governo includa tra i reati urgenti anche le violenze familiari

12 luglio 2018
Oggi la Camera discute il decreto legge 73/2018 emanato dal governo per cercare di affrontare l’emergenza dell’inagibilità del Palazzo di Giustizia di Bari. D.i.Re donne in rete contro la violenza lancia l’allarme e si appella alle parlamentari: se il decreto non sarà modificato ci saranno pesanti ripercussioni per le donne vittime di violenza e i loro figli.

L’emergenza a Bari è scattata lo scorso mese di giugno dopo che una commissione tecnica ha rilevato problemi strutturali nel palazzo di Giustizia paventando il rischio di crollo. Lo si è dovuto sgomberare e i processi sono stati celebrati sotto ad una tendopoli. Una vicenda che rispecchia un Paese in malora, dove tutto frana e le risposte per affrontare le continue emergenze non si reggono in piedi.
Il decreto legge del governo ha di fatto congelato i processi, sospendendoli sine die, per reati che non prevedono custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari. Una scelta poco ponderata perché le donne vittime di violenza resteranno senza giustizia per molto tempo e in alcuni casi anche senza tutela. Per questo D.i.Re ha rivolto un appello alle parlamentari per non lasciare sole le vittime di violenza chiedendo che siano celebrati anche i processi con imputati attinti dalle misure dell’allontanamento dalla casa coniugale e del divieto di avvicinamento alla persona offesa. Nell’appello alle parlamentari D.i.Re spiega che le donne nella stragrande maggioranza dei casi sono tutelate dalla misura del divieto di avvicinamento, non perché i reati che subiscono siano meno gravi, ma perché questa è la misura cautelare idonea a proteggerle dalle violenze nelle relazioni di intimità. Nessuna di loro deve vivere nell’attesa che la giustizia riprenda a funzionare.
Bari diverrà una specie di zona franca per i violenti? Mentre nel resto d’Italia i processi contro gli uomini che hanno commesso violenze contro donne e bambine e bambini continueranno a celebrarsi e avranno la priorità sugli altri, per effetto dell’art. 132 bis del codice di procedura penale, nel capoluogo pugliese, invece, resteranno sospesi fino a che l’emergenza non sarà finita. A parte atti urgenti che non comprendono incidenti probatori o le richieste di applicazione di misure cautelari diverse dalla custodia in carcere o dai domiciliari, le attività della Procura sono sospese.
Quella del governo è una scelta che vìola l’articolo del codice di procedura penale ma anche la Convenzione di Istanbul che è stata ratificata dallo Stato italiano che così si è assunto obblighi per proteggere al meglio le donne a rischio di violenze.
D.i.Re chiede di rivedere le disposizioni del decreto legge per dare priorità alla sicurezza e alla protezione delle donne e delle loro figlie e dei loro figli, includendo tra i processi che devono essere celebrati perché gravi e urgenti anche i procedimenti a carico di imputati colpiti da ordine di allontanamento dalla casa coniugale o dal divieto di avvicinamento della persona offesa. Tutte misure che tutelano le donne da maltrattamenti e atti persecutori e che devono tutelare anche le donne che subiscono violenza a Bari. O presto ci sarà un’altra emergenza.