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L’Algeria ha abbandonato migliaia di migranti nel deserto

Il Post, 27
giugno 2018

Sono più
di 13 mila negli ultimi quattordici mesi: vengono minacciati, derubati,
lasciati senza acqua né cibo e costretti a camminare verso il Niger
Migranti
che scendono dagli autobus al confine tra Algeria e Niger, 8 maggio 2018 (AP
Photo/Ju Dennis)
Negli
ultimi quattordici mesi l’Algeria ha abbandonato più di 13 mila migranti nel
deserto del Sahara: tra loro c’erano anche donne incinte e bambini che sono
stati lasciati senza acqua né cibo, e costretti a camminare verso il Niger a
temperature che arrivavano fino a 48 gradi. I più fortunati ci sono riusciti
arrivando ad Assamaka, un posto di frontiera; altri, disorientati e
disidratati, hanno vagato per giorni prima di venire trovati e soccorsi da una
squadra di soccorso delle Nazioni Unite. Un numero incalcolabile di persone, ha
scritto
Associated Press che ha realizzato l’inchiesta, è invece morto lungo la strada:
quasi tutti quelli che sono sopravvissuti e che sono stati intervistati hanno
parlato di persone che semplicemente non riuscivano più ad andare avanti e che
sono «scomparse» tra la sabbia. Secondo l’Organizzazione Internazionale delle
Migrazioni (OIM), per ogni migrante morto nel Mediterraneo ce ne sono almeno
due persi nel deserto: potenzialmente si parla di oltre 30 mila persone dal
2014.
Una foto
di martedì 8 maggio 2018 scattata dal migrante liberiano Ju Dennis: mostra i
militari algerini armati con fucili d’assalto AK-47 che caricano i migranti sui
camion per portarli al confine con il Niger. Ju Dennis ha filmato la sua
deportazione con un cellulare che teneva nascosto (AP Photo / Ju Dennis)
Janet
Kamara, una donna della Liberia espulsa dall’Algeria lo scorso maggio, ha
raccontato: «Le donne, gli uomini giacevano morti… altre persone sono scomparse
nel deserto perché non conoscevano la strada, ognuno era solo». Kamara, che
quando ha dovuto attraversare il deserto era incinta, ha perso il figlio che ha
partorito durante il cammino. Ora si trova ad Arlit, nel Niger.
Janet
Kamara, originaria della Liberia, ad Arlit, Niger, 31 maggio 2018 (AP
Photo/Jerome Delay)

Le
espulsioni di massa dall’Algeria sono aumentate dall’ottobre del 2017, da
quando cioè l’Unione Europea ha rinnovato la pressione sui paesi nordafricani
per dirottare i migranti diretti a nord, verso l’Europa. Questi migranti,
provenienti da tutta l’Africa subsahariana – Mali, Gambia, Guinea, Costa
d’Avorio, Niger e altri paesi ancora – fanno parte di coloro che vogliono
raggiungere l’Europa per scappare dalla violenza o dalla povertà assoluta.
Camille
Le Coz, analista intervistata da AP che lavora presso il Migration Policy
Institute, un’organizzazione che ha sede negli Stati Uniti, ha spiegato che la
pratica di abbandonare le persone nel deserto non è nuova: la novità è
l’aumento dei numeri, ma non ne è del tutto chiaro il motivo. L’Algeria non
fornisce cifre sulle espulsioni, e questo rende complicato trovare una
spiegazione, ma il numero di persone che attraversano a piedi il Niger è in
costante aumento: nel maggio del 2017 l’OIM aveva contato 135 persone che erano
state abbandonate e che avevano raggiunto il confine. Nell’aprile del 2018 il numero
è salito a circa 2.900. In totale, sempre secondo l’IOM, si parla di 11.276
uomini, donne e bambini sopravvissuti alla traversata.
L’aumento
delle deportazioni potrebbe essere collegato al numero crescente dei tentativi
di entrata in Algeria, conseguente a sua volta agli interventi dell’Unione
Europea in Libia. Le Coz dice anche che esistono da tempo modelli di migrazione
informale tra l’Algeria e i paesi vicini: si tratta di persone che arrivano
alla ricerca di un lavoro temporaneo e non solo di persone che vogliono migrare
verso l’Europa: alcuni dei migranti lasciati nel deserto potrebbero essere dei
lavoratori che stavano semplicemente cercando di tornare a casa.
Un
portavoce dell’Unione Europea ha dichiarato di essere a conoscenza di ciò che
l’Algeria stava facendo, ma che i “paesi sovrani” possono espellere i migranti
fintanto che si conformano al diritto internazionale. L’UNHCR – che riconosce
il diritto di un paese di intervenire per affrontare la migrazione irregolare –
ha però aggiunto che le espulsioni collettive sono proibite dal diritto
internazionale: i paesi sono infatti tenuti ad esaminare ogni singolo caso di
espulsione in modo individuale.
A
differenza del Niger, l’Algeria non riceve fondi dall’UE per sostenere l’arrivo
dei migranti, sebbene abbia ricevuto 111,3 milioni di dollari in aiuti
dall’Europa tra il 2014 e il 2017.
 
I
migranti con cui AP ha parlato hanno detto di essere stati riuniti a centinaia
alla volta, di essere stati stipati in camion diretti a sud per sei-otto ore
verso quello che è conosciuto come “punto zero” e di essere stati infine
lasciati nel deserto in direzione del Niger: hanno raccontato di aver ricevuto
l’ordine di camminare e di essere stati  minacciati anche con le pistole.
«C’erano persone che non potevano accettarlo. Si sono sedute e le abbiamo
lasciate lì. Stavano soffrendo troppo», ha detto Aliou Kande, un diciottenne
del Senegal che ha parlato con AP. Kande ha raccontato che più di dieci persone
si sono semplicemente arrese, crollando nella sabbia. Ha anche detto che la
polizia algerina ha rubato loro tutto ciò che avevano: soldi e cellulari. «Ci
hanno buttati nel deserto, senza i nostri telefoni, senza soldi».
Aliou
Kande nel centro di Arlit in Niger, 31 maggio 2018 (AP Photo/Jerome Delay)
Chi riesce
ad arrivare ad Assamaka, non è detto comunque che ce la faccia: qui ci sono
solo due pozzi d’acqua, uno che pompa solo di notte e l’altro, risalente al
periodo del colonialismo, che dà acqua arrugginita. Non c’è abbastanza cibo e
non ci sono medicine a sufficienza. Le persone si sistemano tra le dune e
restano lì finché l’OIM non riesce a trovare un autobus per portarli ad Arlit,
dove c’è un centro di transito progettato per poche centinaia di persone, ma
che ne ha ospitate fino a mille alla volta per diverse settimane. Alcuni
migranti scelgono invece un’altra strada: decidono di rischiare un altro
viaggio verso nord per raggiungere un mercato a pochi chilometri di distanza,
dove ci sono i camion e i carretti che provengono dall’Algeria sui quali
sperano di poter salire per tornare di nuovo in Algeria.

Migranti
espulsi dall’Algeria nel centro di Arlit, Niger, 31 maggio 2018 (AP
Photo/Jerome Delay)

I
racconti dei migranti sul viaggio nel deserto sono confermati da diversi video
raccolti da AP nella zona e che mostrano centinaia di persone che barcollano
lontano dalle linee dei camion e degli autobus disperdendosi nel deserto. Due
migranti hanno detto che la polizia ha sparato verso i gruppi per costringerli
a camminare, e altri video che AP ha visionato mostrano uomini armati e in
uniforme che fanno la guardia vicino ai camion.

Ju
Dennis, un migrante liberiano, ha filmato la sua deportazione con un cellulare
che teneva nascosto. Le immagini mostrano le persone ammassate sul pavimento di
un camion aperto che cercano invano di ripararsi dal sole e di nascondersi dai
militari. Mentre registrava, Ju Dennis sapeva che cosa voleva dire al mondo,
dice AP: «Siamo qui e abbiamo visto quello che hanno fatto. Abbiamo le prove»,
ha dichiarato.
Foto
scattata il 9 maggio del 2018 dal Ju Dennis, migrante espulso dall’Algeria su
un camion (AP Photo/Ju Dennis)

L’Algeria
si è rifiutata di commentare le notizie riportate da AP e ha negato l’accusa di
aver commesso delle violazioni dei diritti umani fatta dall’OIM e da altre
organizzazioni: ha anche parlato di una campagna denigratoria destinata a
rendere tesi i rapporti con gli stati vicini. Oltre ai migranti che vengono
abbandonati nel deserto verso il Niger, in Algeria ci sono altre migliaia di
persone che vengono espulse direttamente sui camion e sugli autobus a causa di
un accordo fatto nel 2015 con il Niger. Il loro numero è aumentato molto negli
ultimi mesi passando da 9.290 del 2016 ad almeno 14.446 dall’agosto del 2017.