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Per respingere i migranti l’Europa finanzia i dittatori

Alessandro
Fioroni, Il Dubbio, 24 May 2018

Milioni
di euro ai paesi che non rispettano i diritti umani. L’esternalizzazione delle
frontiere diventa un grande affare

Formazione
di forze di sicurezza di paesi terzi, donazioni di elicotteri, navi per
pattugliamento e veicoli, apparecchiature di sorveglianza e monitoraggio;
sviluppo di sistemi di controllo biometrico; accordi per l’accettazione delle
persone deportate. Investimenti militari enormi. E’ questa la direzione che ha
preso l’Unione Europea.
Il tutto
finalizzato al controllo delle frontiere. L’ossessione di fermare i movimenti
di migranti e rifugiati verso il vecchio continente, sta portando la Ue a
scegliere le politiche di esternalizzazione dei confini come unica politica. Lo
mette in luce un recentissimo rapporto pubblicato dal Transnational Institute e
Stop Wapenhandel (Campagna olandese contro il commercio di armi) e rilanciato
in Italia dalla Rete Italiana per il Disarmo e dall’ARCI. Controllare le
migrazioni ad ogni costo ha avuto come risultato, non quello di esaurire
definitivamente flussi di popolazione, ma di rafforzare regimi dichiaratamente
autoritari e poco inclini al rispetto dei diritti umani.
In questo
senso il rapporto individua 35 paesi ai quali l’Europa attribuisce un ruolo
fondamentale nelle politiche di esternalizzazione del controllo. Di questi,
sono i dati a parlare, il 48% ha un governo autoritario e solo quattro possono
essere considerati Stati democratici, il 100% pone rischi estremi o elevati per
il rispetto dei diritti umani, il 51% è classificato come “basso” negli
indicatori di sviluppo umano.
La
cooperazione ha riguardato in particolare la Turchia, Libia, Egitto, Sudan,
Niger, Mauritania e Mali, con sostegno diretto dall’UE nel suo insieme ma anche
da singoli Stati Membri, in particolare Francia, Italia, Spagna e Germania.
A
beneficiare di un tale movimento di denaro non sono stati di certo i migranti
ma le aziende che producono armamenti. Gli investimenti hanno riguardato il
particolare le tecnologie di sorveglianza, i vincitori dei contratti hanno
realizzato profitti enormi. E’ il caso del colosso francese della produzioni di
armi Thales, così come la conglomerata europea Airbus. Veridos, OT Morpho e
Gemalto sono stati i maggiori fornitori di apparecchiature biometriche.
Anche la
Germania (con le imprese Hensoldt e Rheinmetall) e l’Italia (Leonardo e
Intermarine) hanno fatto la parte del leone. Ma di particolare rilievo riveste
il protagonismo delle aziende turche impegnate nel comparto difesa, Aselsan e
Otokar hanno infatti aumentato notevolmente i propri introiti. Il rapporto però
evidenzia come il controllo dei confini sia un buon affare anche per gli stati
europei stessi che possono far lievitare il proprio settore pubblico.
Ci sono
poi organizzazioni internazionali, come Civipol in Francia, che forniscono
consulenza, formazione e gestione dei progetti di sicurezza alle frontiere.