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L’Italia che non protegge una quindicenne vittima di prostituzione è colpevole. Di immobilismo

Nadia Somma 2 febbraio 2018
L’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, questa volta perché le istituzioni non hanno protetto adeguatamente una adolescente che nel 2013 cadde in un giro di prostituzione e subì uno stupro di gruppo.

La vulnerabilità della ragazza e i rischi a cui era esposta, ha scritto la Corte, erano a conoscenza delle istituzioni italiane che non agirono tempestivamente per proteggerla violandone i diritti.
Una vicenda drammatica, che ha ferito profondamente la giovane e una famiglia che è sempre stata presente e protettiva. Il padre e la madre si attivarono immediatamente quando scoprirono sul cellulare della figlia i messaggi di un uomo che voleva foto pornografiche e segnalarono la cosa al Tribunale dei Minori. Trascorse un anno prima che arrivasse il provvedimento che chiedeva ai servizi sociali di collocare la ragazza in una struttura protetta ma i servizi sociali non fecero nulla per mesi nonostante le continue sollecitazioni fatte dal padre della giovane che ha sempre chiesto aiuto, angosciato dalla lentezza delle istituzioni che non aiutavano una figlia vulnerabile e con problemi di tossicodipendenza.
Tutto si è bloccato ed è rimasto fermo in un labirinto di rimpalli amministrativi e di inadeguatezze e solo dopo che la ragazza subì una terribile violenza di gruppo si individuò una struttura che la ospitasse. A distanza di meno di un anno, Titti Carrano, avvocata ed ex presidente dell’associazione nazionale Donne in rete contro la violenza (D.i.Re) fino al settembre del 2017, ottiene ancora la condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo. Nel marzo del 2017 , infatti, la Corte di Strasburgo aveva condannato l’Italia per non aver agito con sufficiente rapidità per proteggere una donna e il figlio di appena 19 anni. Accadde a Remanzacco in Friuli Venezia Giulia, Andrei Talpis ridusse in fin di vita la moglie Elisaveta e uccise il figlio di lei.
L’avvocata Carrano augurandosi che l’Italia eviti, questa volta, di fare ricorso contro la condanna ha commentato che “la Corte di Strasburgo anche questa volta è stata chiara. Le leggi ci sono e non possono essere un concetto astratto ma devo essere applicate concretamente e con tempestività. I meccanismi di protezionedevono essere attivati in tempi ragionevoli per proteggere le vittime e gli Stati devono garantire i diritti positivi che altrimenti rischiano di restare senza risposte e tutele”. In questa vicenda hanno pesato la mancanza di una adeguata formazione e competenza di coloro che operano nelle istituzioni e che troppo spesso non sanno riconoscere il maltrattamento e la violenza. Le smagliature del sistema sono anche provocate dalla mancanza di investimenti e dai tagli al welfare che mettono in crisi la protezione per le vittime di violenza e i soggetti vulnerabili o esposti a rischio. Sarebbe importante una riforma che istituisca pool antiviolenza e sezioni specializzate nel servizio sociale ma con i se e con i ma non avvengono cambiamenti.
In mancanza di tutto questo, le leggi rischiano di essere inapplicate e l’Italia continua a essere condannata per il proprio colpevole immobilismo.