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Dall’accoglienza alle migrazioni legali: le nuove proposte Ue

27 Settembre 2017

Presentato un nuovo schema di ridistribuzione. Con ingressi dai Paesi africani. In Italia solo un richiedente asilo su cinque è riconosciuto come profugo: partono i progetti pilota per i migranti economici.

I dati lasciano pochi dubbi: i migranti che arrivano lungo la rotta del Mediterraneo centrale, quella che riguarda l’Italia, vedono accettare le loro domande di asilo come rifiugiati in percentuali abbastanza basse. Tra i nigeriani, il primo gruppo per arrivi, viene riconosciuto in media un avente diritto su cinque richiedenti protezione. Per la Guinea, la seconda nazionalità più rappresentata, si arriva al 28,5%.

MACRON AVEVA RAGIONE. I numeri elaborati dalla Commissione europea dicono in sostanza che non è con i ricollocamenti che l’Italia potrà pensare di ridurre i flussi. O almeno non con ricollocamenti come quelli messi in campo finora, che prevedono l’accoglienza solo per nazionalità con un tasso di accettazione delle domande superiore al 75%. Va detto che il numero dei nostri migranti non è così impattante considerando che altri Paesi hanno un tasso di popolazione straniera ben più alto. La Commissione, in ogni caso, ha confermato la linea di Emmanuel Macron: aveva ragione a dire che l’80% dei nostri migranti sono economici e per i Paesi Ue non sono equiparati ai rifugiati.

UN VERO HUB DEI RIMPATRI. Anche per questo, oltre che per la netta riduzione degli sbarchi, seguita agli accordi con Turchia e Libia, i nuovi passi proposti dalla Commissione europea di fronte alla cosiddetta crisi migratoria escludono ricollocamenti diretti dall’Italia e dalla Grecia e invece spingono sul rimandare a casa chi vede la propria domanda rifiutata. L’era della solidarietà tra Paesi membri, come aveva già spiegato Lettera43.it, è di fatto finita. Per prima cosa, tra le nuove misure presentate dall’esecutivo Ue c’è la trasformazione dell’Agenzia europea per la guardia costiera e le frontiere in un «vero hub dei rimpatri».

ACCOGLIENZA DAL NORD AFRICA. Poi c’è la proposta di un nuovo schema per accogliere altri 50 mila profughi entro l’ottobre 2019 direttamente dalle coste del Nord Africa: i corridoi umanitari da sempre invocati. E anche nuovi piani per gli ingressi legali, compreso un progetto pilota che possa individuare migranti che rispondano alle esigenze economiche dei Paesi membri. «Sappiamo che l’Europa ha bisogno di competenze», ha dichiarato il commissario Dimitris Avramopolous, «è tempo per l’Unione europea di diventare intelligente e proattiva» nel suo rapporto con i Paesi terzi e la migrazione legale.

NUOVO APPELLO PER L’EU TRUST FUND. La Commissione ha anche rivolto un nuovo appello agli Stati Ue perché finanzino l’Eu Trust fund per l’Africa, cioè il fondo per i progetti di sviluppo ma anche di controllo delle frontiere e lotta alle migrazioni interne su cui Bruxelles scommette per frenare gli arrivi dall’Africa: l’Italia da sola per ora ha investito metà degli esigui fondi messi a disposizione.

IN ATTESA DI UNA RIFORMA PIÙ AMPIA. Tutto questo ovviamente in attesa di una riforma del regolamento di Dublino e del sistema di asilo europeo che si fa via via più urgente e su cui i leader Ue non sono stati finora capaci di fare progressi. «Non possiamo continuare a basarci su soluzioni temporanee», ha spiegato Avramopolus: «C’è una finestra di opportunità con gli sbarchi che sono diminuiti, ho chiesto al Consiglio la settimana scorsa che si prendano le loro responsabilità e che trovino il giusto compromesso».

PER L’ITALIA PATTO CON LA LIBIA E VIE LEGALI. Per il nostro Paese intanto il messaggio è chiaro: è l’ennesima conferma della vittoria della linea del controllo alle frontiere esterne e del fatto che Roma si gestirà gli arrivi sulle sue coste, l’ennesimo incentivo a proseguire nel nostro accordo con la Libia. Ma è anche un’offerta di aiuto sulla gestione dei rimpatri, un invito a continuare sul percorso tracciato – «gli hotspot hanno funzionato molto bene», ha riconosciuto il commissario – e a cercare finalmente serie vie per l’integrazione dei migranti economici. Un’occasione per rottamare la Bossi-Fini.

1. L’hub dei rimpatri per riportare in Africa migliaia di persone
Il tasso di rimpatrio, per l’esecutivo europeo, è «insoddisfacente»: tra il 2014 e il 2015 si è attestato attorno al 36%. Mentre i migranti da rimpatriare dagli Stati membri nel prossimo futuro, si legge nel comunicato, sono 1,5 milioni. Bruxelles vuole rendere più efficienti le procedure. Il relativo dipartimento all’interno dell’Agenzia europea per le frontiere e la guardia costiera sarà rafforzato.

RELAZIONI REGOLARI E AGGIORNATE. «L’Agenzia», si legge nella comunicazione della Commissione, «svilupperà piani operativi per tutti gli Stati membri». La gestione dei rimpatri sarà congiunta. E gli Stati membri saranno chiamati a fornire «relazioni regolari e aggiornate sulla situazione e sulle loro esigenze».

2. Accoglienza diretta dei profughi dal Nord Africa
La Commissione spiega che visto il numero di morti in mare, il lavoro sulla rotta del Mediterraneo centrale deve proseguire. Ma questa volta la soluzione individuata da Bruxelles è un nuovo schema per il reinsediamento di almeno 50 mila persone che hanno bisogno di protezione internazionale da accogliere direttamente dai Paesi di origine entro l’ottobre del 2019.

FOCUS SUL CONTINENTE NERO. Per la Commissione il focus deve essere sul Nord Africa e il Corno d’Africa: in sostanza i profughi dovrebbero provenire dalla Libia, l’Egitto, il Niger, il Sudan, il Ciad e l’Etiopia, tutti Paesi con cui l’Ue ha avviato un dialogo e che nutrono i flussi del Mediterraneo. Continuerà anche l’accoglienza da Turchia e Medio Oriente. Da inizio luglio 11 Paesi Ue hanno finanziato 14 mila ammissioni dirette da Sati terzi. La Commissione incentiva anche progetti di organizzazioni private, come quelli già messi in campo dall’italiana Sant’Egidio, tra le prime a istituire un corridoio umanitario, e che possano contribuire al «meccanismo di evacuazione di emergenza dalla Libia».

3. Ingressi economici legali: supereremo mai la Bossi Fini?
Il punto che per l’Italia può fare la differenza è un altro: «per trasformare flussi irregolari in un migrazione economica basata sui bisogni economici degli Stati membri», si legge nella comunicazione, la Commissione propone di coordinare e finanziare progetti pilota per la migrazione legale dai Paesi terzi. «I primi a essere coinvolti saranno i Paesi che hanno dimostrato impegno politico a trovare soluzioni condivise per stroncare l’immigrazione irregolare».

VERSO LA BLUE CARD EUROPEA. In sostanza si tratta degli Stati coinvolti nei progetti di cooperazione messi in piedi nel Sahel. La Commissione chiede anche che Consiglio e parlamento arrivino velocemente a un accordo sulla cosiddetta blue card europea, che dovrebbe attirare stranieri con alte competenze e «assicurare ai Paesi Ue la forza lavoro di cui hanno bisogno». Sistema cinico ma chiaro: i Paesi Ue potranno scegliere i migranti da accogliere, la Germania lo farà senz’altro, ora dipenderà dall’Italia che strada vuole imboccare.