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Corea del Nord: i venti di guerra che soffiano sull’Assemblea Generale ONU

18 Settembre 2017

Incontro Tillerson-Lavrov: prove di disgelo tra USA e Russia

Non si calma la situazione in Corea. Oggi fonti di Seul parlano di esercitazioni congiunte tra USA, Corea del Sud e Giappone: in una di queste, l’aviazione statunitense e quella sud-coreana hanno simulato un bombardamento aereo. Inoltre, è previsto a breve l’arrivo di una portaerei statunitense nei porti della Corea del Sud: questa impennata nel numero delle esercitazioni congiunte sarebbe dovuta, secondo Seul, al fatto che la Corea del Nord sarebbe vicina ad ottenere missili nucleari intercontinentali; non a caso, sono previste altre esercitazioni, questa volta anti-missile, che vedranno protagoniste le forze di Washington, Seul e Tokyo.

Gli Stati Uniti, assieme ai loro alleati, non sono i soli a sentirsi minacciati: partono oggi le esercitazioni navali congiunte tra Cina e Russia, al largo di Vladivostok, non lontano dal confine tra i territori di Mosca e quelli di Pyongyang.

Da parte loro, i nord-coreani, se da un lato condannano le nuove sanzioni, decise dal Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, affermando che queste non faranno che accelerare il programma nucleare di Pyongyang, dall’altro inviano il proprio Ministro degli Esteri, Ri Yong-Ho, a trattare all’Assemblea Generale dell’ONU. Il tentativo di Ri, secondo gli analisti, sarà quello di trovare un’alternativa alla corsa agli armamenti che stiamo vedendo nell’ultimo periodo. Aspettando il discorso che il Presidente USA, Donald Trump, effettuerà domani all’ONU, non si può non notare che il compito di Ri sarà tutt’altro che semplice.

Dopo le prime dichiarazioni fatte da Trump che, nonostante si sia detto favorevole al progetto di riforma proposta dal Segretario Generale ONU, Antonio Guterres, ha affermato che al momento l’ONU sembra essere un investimento che non sta ripagando come dovrebbe, c’è chi ipotizza che il Presidente USA stia pensando di tagliare i fondi alle Nazioni Unite il che, inevitabilmente, finirebbe per indebolire l’Organizzazione e renderebbe inutili tutte le trattative in quella sede.

Secondo fonti statunitensi, al momento le proposte di riforma dell’ONU avanzate da Trump avrebbero ricevuto il consenso di centoventotto Paesi; tra questo, però, non c’è la Russia che ha dichiarato ‘improbabile’ una propria adesione.

Di crisi coreana si è parlato anche nel faccia a faccia tra i Ministri degli Esteri di Russia ed USA, Sergeij Lavrov e Rex Tillerson, avvenuto in mattinata: i due hanno parlato anche di Siria e di Ucraina. Si è trattato di una sorta di timida prova di disgelo tra i due Paesi che, attualmente, sono alle prese con un conflitto diplomatico piuttosto duro dovuto all’inchiesta del cosiddetto Russiagate. Proprio nell’ambito dell’inchiesta Russiagate, è arrivata la conferma che Michael Cohen, uno dei più stretti collaboratori di Trump, testimonierà domani, davanti al Senato, sulle presunte interferenze russe durante le ultime elezioni presidenziali.

Nel frattempo, la situazione nel Paese è tutt’altro che tranquilla: per la terza notte consecutiva, a Saint Louis, in Missouri, si sono avuti scontri di piazza tra polizia e manifestanti. Tutto ha avuto inizio con l’assoluzione di un ex-poliziotto bianco accusato di aver ucciso un giovane afro-americano. Le manifestazioni di protesta contro la sentenza sono rapidamente degenerate in guerriglia urbana il che è sintomatico di quanto le tensioni razziali nel sud degli USA siano tutt’altro che superate: l’elezione di Trump e il successivo sdoganamento dei gruppi dell’estrema destra razzista non hanno fatto altro che aggravare la situazione. Al momento, a S. Louis, si contano più di ottanta arresti.

In Germania, a sei giorni dalle elezioni per il Bundestag, preoccupa la crescita dei movimenti euro-scettici: da una parte c’è il partito xenofobo ed anti-europeista Alternative für Deutschland (AfD: Alternativa per la Germania) che, per la prima volta, potrebbe entrare nel Parlamento (viene quotato dai sondaggi attorno all’11%) sfruttando la paura legata al terrorismo e all’immigrazione; dall’altra c’è la crescita del Frei Demokratische Partei (FDP: Libero Partito Democratico), il partito di orientamento liberale contrario ad un rafforzamento delle istituzioni dell’Unione Europea che, secondo le ultime proiezioni, potrebbe risultare fondamentale per la formazione del nuovo Governo.

In Francia, non si ferma l’ondata di scioperi contro la riforma del lavoro voluta dal Presidente Emmanuel Macron e dal Primo Ministro Édouard Philippe: oggi è la volta degli autotrasportatori. Nel frattempo, il timore di nuovi attentati terroristici ha convinto il Governo di Parigi ad erigere una barriera di vetro anti-proiettile alta più di tre metri attorno alla Tour Eiffel, il più importante monumento di Francia: oltre alla barriera, che dovrebbe essere ultimata per il prossimo luglio, verrà ripensata completamente la circolazione attorno alla zona.

In Spagna, sembra prevalere la linea dura contro gli indipendentisti catalani: oggi sono stati convocati i primi degli oltre settecento Sindaci indagati dalla Procura Generale con l’accusa di aver sostenuto il referendum per l’indipendenza della Catalogna, considerato incostituzionale dalla Corte Suprema. La direttiva della Procura è di procedere all’arresto per quei Sindaci che rifiuteranno di presentarsi.

Il prossimo 28 ottobre si terranno le elezioni anticipate in Islanda dopo che uno scandalo riguardante il padre del Primo Ministro, ha provocato la caduta del Governo (che era entrato in carica appena nove mesi fa).

Oggi, a Tunisi, è previsto l’incontro tra il Presidente della Tunisia, Beji Caid Essebsi, e il Generale libico Khalīfa Haftar, che controlla la Cirenaica. Al centro dei colloqui ci sarebbe l’organizzazione di un vertice tra lo stesso Haftar e il Presidente libico (riconosciuto dalla maggior parte della comunità internazionale ma che controlla effettivamente solo la Tripolitania), Fāyez al-Serrāj. Dopo la Tunisia, Haftar si recherà, la settimana prossima, a Roma. L’Italia, che fino ad ora è stata il principale alleato di al-Serrāj, sembra muoversi nella direzione già seguita da Francia e Gran Bretagna, ovvero, sembra andare verso un riconoscimento del ruolo che Haftar ricopre in Cirenaica. Seguendo una linea comune europea, si potrebbe pensare di trovare una soluzione che preveda una riunificazione della Libia sotto il controllo congiunto di al-Serrāj e Haftar.

La Corte Suprema dell’Iraq ha ordinato di fermare il referendum sull’indipendenza del Kurdistan poiché contrario alla Costituzione irachena. Il referendum è previsto per il prossimo 25 settembre e sta creando malumori in tutta l’area: sembra che nessuno voglia uno Stato curdo indipendente. Sul confine tra Turchia e Kurdistan iracheno, il Governo di Ankara ha dato il via a massicce esercitazioni militari. Si tratta chiaramente di un messaggio per i curdi e esiste la seria possibilità che, nel caso di un voto indipendentista, Ankara non si accontenti di semplici manovre militari: l’inimicizia tra turchi e curdi è infatti antica e radicata.

Atteggiamento ostile all’indipendenza del Kurdistan è arrivato anche dall’Iran: da Teheran arriva la dichiarazione che, in caso di vittoria del fronte indipendentista, il confine tra Iran e Iraq (che diventerebbe confine tra Iran e Kurdistan) verrebbe chiuso. Infine, perfino il Segretario Generale dell’ONU, Guterres, si è espresso contro il referendum: nonostante rispetti le aspirazioni curde, il Segretario Generale ha affermato che, in questo momento, una decisione unilaterale potrebbe creare divisioni interne al fronte che si batte contro i miliziani di Daesh.

Sul fronte siriano, arriva la notizia che le truppe governative di Damasco hanno attraversato il fiume Eufrate nei pressi di Deir ez-Zor liberando molti paesi. Nella roccaforte islamista di Raqqa, invece, rimarrebbero asserragliati circa quattrocento miliziani, circondate dalle forze curde che, oramai, controllano circa il 70% della città: la battaglia per Raqqa sembra volgere al termine.

In Pakistan si sono svolte le elezioni. La vittoria è andata a Kulsoom Nawaz, moglie dell’ex-Presidente Nawaz Sharif, costretto a dimettersi dalla Corte Suprema perché ritenuto colpevole di corruzione.

In Bangladesh, a Dacca, migliaia di persone hanno accerchiato l’Ambasciata del Myanmar e si preparano ad assediarla per protestare contro il trattamento della minoranza Rohingya da parte del Governo birmano.

In Uganda, numerosi giovani sono stati arrestati per aver partecipato alle manifestazioni contro la proposta di riforma della Costituzione voluta dal Presidente, Yoweri Museveni: la riforma punta ad abolire il limite di età che non permetterebbe più al Presidente di presentarsi per un nuovo mandato. Già nel 2005, Museveni aveva modificato la Costituzione abolendo il limite di due mandati per il Presidente.

In Brasile, dopo aver ricevuto un pacchetto di nuove accuse contro il Presidente Michel Temer, la Corte Suprema dovrà decidere se procedere con l’invio di tali accuse al Congresso. Si tratta di accuse di corruzione, ostacolo alla giustizia e collaborazioni criminali: già in passato Temer era stato accusato di fronte al Congresso dove, però, grazie ai suoi alleati, si era deciso di non dare il via libera ad un processo.

Il prossimo 27 settembre, a Santo Domingo, si terrà un nuovo incontro tra il Governo venezuelano e le opposizioni che da mesi lo osteggiano. Nonostante le differenti vedute e la violenza degli scontri che hanno insanguinato il Paese, sembra che le parti siano davvero intenzionate a trovare un accordo: di certo, però, non si tratterà di un compito facile.

A Lima, in Perù, oggi si è insediato il nuovo Governo: il ruolo di Primo Ministro è stato affidato alla Vice-Presidente Mercedes Araoz.