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Hong Kong, il bilancio a 20 anni dal passaggio alla Cina

1 Luglio 2017

Due decenni dopo, la centralità della metropoli è venuta meno. E la contrapposizione politica l’ha bloccata. Dall’emergenza abitativa al sentimento anti-cinese: quello che resta della città-Stato.

Sono passati 20 anni da quando Hong Kong è finita nelle mani di Pechino. Per celebrare il passaggio di testimone avvento nel 1997 il presidente cinese Xi Jinping ha effettuato una visita di tre giorni in una città blindata. Dopo due decadi la città appare molto diversa, e in lieve declino. La sua dipendenza economica nei confronti della Repubblica popolare è aumentata mentre le disuguaglianze interne sono esplose. Allo stesso tempo la generazione che non ha mai vissuto il dominio britannico si riscopre fortemente identitaria e anti-cinese con la questione democratica che rimane sospesa su una forte incertezza.

COME HONG KONG È DIVENTATA CINESE. «Sulla dinamica dell’identità giovanile si inseriscono anche le questioni mai risolte del passaggio dal Regno Unito alla Cina», ha spiegato a Lettera43.it Filippo Fasulo, ricercatore Ispi e coordinatore scientifico del CeSIF. «La questione della richiesta democratica è molto controversa così come la questione del “un Paese, due sistemi”. Noi ci siamo molto concentrati sui “due sistemi” mentre Pechino l’ha sempre guardata come “un Paese” nel senso che nonostante ci fosse un regime diverso Hong Kong veniva considerata pienamente cinese». Questa posizione ha avuto effetti notevoli sulla politica ma soprattutto ha fatto tramontare l’idea che il passaggio avvenuto due decenni fa avrebbe aperto la Cina alla democrazia. Perché la Cina non è diventata hongkonghina, ma Hong Kong è diventata cinese.