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Afghanistan, l’ultima trincea di Berlino

31 Maggio 2017

L’ambasciata della Germania a Kabul sventrata dal maxi attentato Isis. Così il governo Merkel, che aveva dichiarato il Paese «sicuro», blocca i rimpatri dei richiedenti asilo afgani rifiutati. Il cortocircuito tedesco.

La strage nel quartiere dei diplomatici di Kabul, rivendicata dall’Isis, con oltre 80 morti e 360 feriti, è un colpo al cuore alla missione Nato a guida statunitense in Afghanistan, basata nella zona. Che ha coinvolto anche la Germania: la sua ambasciata nelle immediate vicinanze di piazza Zanbaq, teatro dell’impressionante deflagrazione, è rimasta sventrata. Tra le vittime dall’attentato, per la stragrande maggioranza civili, figura anche la guardia afgana della sede diplomatica tedesca, che è stata «massicciamente danneggiata» dal grande camion cisterna fatta saltare all’ora di punta da un kamikaze, ha confermato il governo di Berlino. Alcuni dipendenti della sede diplomatica tedesca sono rimasti feriti.

TERRORISMO DI RITORNO. L’enorme quantità di esplosivo riversata nel quadrilatero più protetto della capitale è la risposta jihadista alla cosiddetta «madre di tutte le bombe» sganciata dagli Usa di Donald Trump nella provincia afgana di Nangarhar controllata dall’Isis. Per la mente distorta dei terroristi, la “madre” di tutte le autobombe: un messaggio di vendetta all’Occidente che nel weekend ha ipocritamente pianto la morte dello stratega americano Zbigniew Brzezinski, promotore dell’addestramento in Afghanistan, negli Anni 80, dei mujaheddin di Osama bin Laden contro i sovietici. E cioè la “madre” di tutto il terrorismo islamico, chiudendo la metafora. Tuttavia al blitz dellla morte di Bin Laden Brzezinski era ancora nella cabina di comando con Barack Obama e Hillary Clinton.