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Terrorismo, il progetto made in Italy per “prevedere” gli attentati

25 Maggio 2017

Un team guidato dalla ricercatrice Figini lavora a un algoritmo che mappa dati storici. E li integra con indici specifici. Con un occhio al web. «Il prossimo passo? Incrociarli con le informazioni d’intelligence».

Non solo intelligence, ma anche ricerca avanzata. Il jihad diffuso dell’Isis che colpisce attraverso lupi solitari e immigrati di seconda generazione radicalizzatisi online, scegliendo sempre più spesso obiettivi non strategici (“soft target” come è accaduto a Parigi, Boston o Manchester), non può essere sconfitto solo militarmente, ma deve essere affrontato con nuove tecniche di investigazione e con un approccio sempre più scientifico. Ne è convinta Silvia Figini, professore associato del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pavia, a capo di un team di sette giovani ricercatori provenienti da diverse discipline (matematica, fisica, economia) che sta elaborando un sistema di previsione degli attacchi terroristici.

L’OBIETTIVO DI UN EARLY WARNING. L’idea è che, partendo da una mappatura storico-geografica degli attentati a livello globale e incrociando queste informazioni con indici specifici come il Fragility State Index e altri attinti dal traffico web e dai social network, si possa arrivare a sviluppare un algoritmo in grado di prevedere dove sarà il prossimo attacco. Sostanzialmente è un sistema che sfrutta l’analisi di quelli che oggi vengono definiti “big data” per ottenere un “early warning” simile a quello sulle catastrofi naturali che possa mettere in allerta le autorità e dare indicazioni su come allocare risorse di intelligence e di sicurezza. «Il nostro punto di partenza», spiega a Lettera43.it la professoressa Figini, «è il Global terrorism database elaborato dall’Università del Maryland e che raccoglie tutti gli atti terroristici dal 1970 a oggi».