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La continuità della politica Usa in Medio Oriente

15 Maggio 2017

Gli obiettivi di Washington rimangono gli stessi da oltre 25 anni

Il crollo del Muro di Berlino nel 1989 ha segnato uno spartiacque epocale, che giunse però al termine di una lunga fase di declino che colpiva l’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti di George Bush sr. colsero allora l’occasione per far valere tutta la propria superiorità politica, economica e militare incrementando il proprio interventismo nelle aree cruciali del pianeta. Dopo aver posto le basi per la riunificazione tedesca, l’ingresso della Germania nella Nato e il progressivo spostamento verso i confini russi della macchina tecnico-militare Usa sotto l’ombrello atlantico, Washington decise di focalizzare l’attenzione sul Medio Oriente, macroregione che all’epoca conteneva oltre la metà delle riserve petrolifere accertate.

Il primo tassello inserito nel nuovo mosaico geopolitico concepito dagli Stati Uniti è costituito dall’aggressione all’Iraq di Saddam Hussein, che fino a un paio d’anni prima aveva usufruito dell’appoggio statunitense nell’ambito della guerra contro l’Iran khomeinista. Gli Usa appoggiarono però in forma coperta anche Teheran, fornendo armi attraverso una triangolazione che sarebbe salita agli onori della cronaca – facendo tremare i vertici dell’amministrazione Reagan – come Irangate.