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Dati Istat, la fotografia di un Paese congelato dalla crisi

18 Maggio 2017

Le tute blu hanno lasciato posto a un esercito di invisibili senza tutele. Cristallizzati in una società segmentata dove la laurea più che leva di mobilità è status. Il declino italico spiegato dallo storico Berta.

La classe operaia è andata in Paradiso. O, meglio, è esplosa distribuendosi su più gruppi sociali. Non è andata meglio alla piccola borghesia, quel ceto medio che per decenni ha caratterizzato l’ossatura della società nostrana. A darne il triste annuncio il rapporto annuale Istat che ha fotografato un Paese «congelato dalla crisi». A rincarare la dose, se ce ne fosse bisogno, sono arrivati i dati Inps relativi al primo trimestre 2017. Rispetto allo scorso anno, i posti di lavoro sono cresciuti di 322 mila unità. Il saldo però dei nuovi posti fissi è in attivo di solo 17.537 unità contro i 41.731 dello stesso periodo del 2016. Insomma, non c’è molto da festeggiare.

«ALTRO CHE BAUMAN…». Altro che società liquida alla Bauman, spiega a Lettera43.it Giuseppe Berta, storico dell’Industria e professore alla Bocconi, «questa è ancora più segmentata, più stratificata e ogni gruppo è chiuso nei suoi confini». Confini che peraltro è sempre più difficile superare o abbattere. Salire nella scala sociale, insomma, non è da tutti e addio Italian dream (se mai c’è stato).