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Siria, come lavorano a Damasco i bisturi italiani della vita

2 Aprile 2017

Fino a 50 feriti operati ogni giorno. Tra cui i civili ustionati dalle armi chimiche. Con l’embargo che blocca farmaci e macchinari. Abenavoli della onlus “Emergenza sorrisi”: «La situazione nel 2017 è peggiorata».

Non si finisce mai di operare, giorno e notte, nell’ospedale nel centro di Damasco, uno dei quattro rimasti in funzione nella capitale siriana. I feriti arrivano continuamente, la maggioranza giovani: adolescenti di neanche 20 anni, combattenti ma anche donne e bambini, civili coinvolti negli attacchi e nei bombardamenti che sono tornati frequenti. Non è un’offensiva di ribelli e di varie sigle radicali, anche jihadiste ormai loro alleate in un cartello, come all’inizio del conflitto. Sono i primi contraccolpi del fronte anti-Isis che con la liberazione di Mosul, in Iraq, si sta spostando in Siria.

VERSO LA BATTAGLIA FINALE. C’è chi giura che ormai siano i colpi di coda, che anche Raqqa, ultima roccaforte del sedicente Califfato, presto cadrà. Ma già è difficile cacciare completamente l’Isis da Mosul, è probabile che la guerra duri ancora parecchio nella Siria millenaria disintegrata dal maggiore disastro umanitario dalla Seconda guerra mondiale. L’Isis e Fateh al Sham (il nuovo nome dei qaedisti di al Nusra), che a Damasco combatte con frange islamiste dei ribelli dell’Esercito libero siriano, sono antagonisti. Ma si va verso la battaglia finale e ognuno vuole accaparrarsi la sua fetta di territorio, anche nella capitale possono riaccendersi focolai. Tra gli anti-Assad si trovano tanti stranieri, dicono anche nigeriani e di altri Paesi lontani.