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Quando muore una democrazia?

17 Aprile 2017

Soprattutto quando è giovane: ma ci sono fattori che studiati per tempo mostrano rischi anche in democrazie più antiche

«Qualunque cosa esista nel mondo quando nasciamo, ci pare normale e usuale e riteniamo che appartenga per natura al funzionamento dell’Universo», scriveva qualche anno fa Douglas Adams, grande autore di fantascienza, umorismo e non solo. È una teoria applicabile in moltissimi campi e contesti, fra cui anche la percezione del posto in cui viviamo, inteso come contesto nazionale e politico. Dato che in Occidente sempre più persone sono nate e cresciute all’interno di un paese libero e democratico, molte di loro pensano queste siano le qualità naturali di uno stato nazionale, e che le cose funzionino così “normalmente”.
In realtà i paesi democratici sono molto più giovani e meno numerosi di quanto non sembri visto da qui e ora. Secondo uno studio sulla storia della democrazia dell’università del Maryland che tiene conto dei paesi con più di 500mila abitanti, all’inizio del Novecento i sistemi pienamente democratici erano solamente una decina. Oggi invece ce ne sono poco meno di 90 – il grafico qui sotto è di Our World in Data, un sito dell’economista dell’università di Oxford Max Roser – e ci vivono circa 4 miliardi di persone, più o meno il 55 per cento della popolazione mondiale. Questo però significa che la porzione di popolazione mondiale rimanente vive in posti che non sono chiaramente democratici oppure – ed è il caso di decine di stati – lo sono stati solamente per un breve periodo.