Un fiore di Nadir – Una poesia di Brunella Giovannini
Di Milena Rampoldi, ProMosaik. Qui di seguito la poesia dell’autrice Brunella Giovannini intitolata “Un fiore di Nadir” sulla tragedia della guerra in Siria. Parla di militarismo occidentale, della fuga dei civili dalla guerra, e dell’avido Caronte che promette loro un viaggio in barca per raggiungere la fortezza Europa. E alla fine rimane Nadir, il bambino restituito dal mare. E la morte del sogno di un futuro migliore negli abbissi del mare.
Discutono
gli eletti, nelle stanze del potere
sul
come, e chi deve affrontare l’emergenza,
come, e chi deve affrontare l’emergenza,
intanto
l’hangar è stato liberato
l’hangar è stato liberato
dalle
trecento bare dell’ultima mattanza,
trecento bare dell’ultima mattanza,
ma
nulla è cambiato.
nulla è cambiato.
La
gente fugge ancora da Damasco
gente fugge ancora da Damasco
dove
fanatici e ignobili cecchini,
fanatici e ignobili cecchini,
sparano
a vista
a vista
sulle
donne e sui bambini.
donne e sui bambini.
C’è
sempre a un porto un avido Caronte
sempre a un porto un avido Caronte
con
un rottame che definisce barca,
un rottame che definisce barca,
e
in cambio dei risparmi di una vita
in cambio dei risparmi di una vita
vende
biglietti di sola andata,
biglietti di sola andata,
per
l’inferno.
l’inferno.
Ai
piedi della porta d’Europa,
piedi della porta d’Europa,
una
madre prostrata dal dolore,
madre prostrata dal dolore,
prega
il suo Dio
il suo Dio
che
forse non è il mio,
forse non è il mio,
ma
poco importa.
poco importa.
Stringono
un fiore bianco, mani ambrate
un fiore bianco, mani ambrate
nella
struggente attesa che il mare,
struggente attesa che il mare,
restituisca
il piccolo Nadir.
il piccolo Nadir.
Aveva
cinque anni
cinque anni
e
gli è stato negato tutto,
gli è stato negato tutto,
nella
sua Terra, l’infanzia tra violenza e
terrore,
sua Terra, l’infanzia tra violenza e
terrore,
qui,
negli abissi profondi
è
finito
negli abissi profondi
è
finito
il
sogno di un futuro migliore.
sogno di un futuro migliore.