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Il ritornello tripartisan dell’«Europa a due velocità»

8 Febbraio 2017

Prima di Merkel, anche Gabriel (Spd) e Meuthen (AfD) avevano lanciato l’idea. Legata a doppio filo al futuro dell’euro. Gentiloni propose un nucleo di Stati fondatori. Indigesto, in primis, proprio a Berlino.

Non solo l’idea è vecchia di decenni, ma a parlarne nell’ultima tornata elettorale tedesca – prima di lei – sono stati i suoi principali avversari: i socialdemocratici e l’estrema destra euroscettica di Alternative für Deutschland (AfD). Lo scorso 3 febbraio a Malta Angela Merkel ha (ri)lanciato la costruzione di un’Europa a due velocità. Perché, ha spiegato, «non tutti parteciperanno ai vari passi dell’integrazione europea. Ritengo che questo potrebbe essere incluso nella dichiarazione di Roma». Cioè il 25 marzo, quando nella capitale si terranno le celebrazioni del 60esimo anniversario del trattato che ha istituito la comunità.

LA PROPOSTA DI GABRIEL. A gennaio, e prima che rinunciasse alla corsa alla cancelleria, Sigmar Gabriel aveva già inserito nella campagna elettorale (ma in chiave più solidaristica) il concetto di “Europa a due velocità”. In un’intervista al quotidiano economico Handelsblatt, l’attuale vicecancelliere e leader della Spd aveva spiegato che per frenare la spinta centrifuga bisogna, da un lato, aumentare la cooperazione e, dall’altro, «consentire agli Stati membri che non hanno aderito dall’inizio alla zona euro e non sono interessati a una più profonda integrazione di muoversi a un ritmo più lento. Servirebbe per ridurre le tensioni e rafforzare il nucleo dei Paesi fondatori». Parole che avevano fatto un certo scalpore Oltrereno, dove l’establishment ha sempre lesinato agli alleati aperture sugli investimenti e sul rigore.

L’ISOLAMENTO TEDESCO. Si disse all’epoca che dietro le parole Gabriel c’era il tentativo di far uscire la Germania dall’isolamento nel quale sta vivendo: Donald Trump l’ha additata come principale causa del rallentamento economico mondiale; la Gran Bretagna, suo principale partner commerciale in Europa, non ha accettato le concessioni di Merkel per un’uscita morbida dalla Ue; la Russia, con le aperture della nuova America, considera meno strategico l’asse energetico con i tedeschi. Non a caso, nelle stesse settimane il ministro delle Finanze ha proposto un alleanza con pochi partner sulla difesa, proprio per superare lo stallo in sede alla Nato.