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Migranti, dentro la macchina tedesca dell’accoglienza

22 Gennaio 2017


Sempre più profughi vengono inseriti in scuole e circuiti professionali. Grazie alle reti e alle startup di innovazione sociale di migliaia cittadini volontari. Così la Germania include. Il reportage di L43.

Tra l’agosto e il dicembre 2015 la Germania ha toccato il picco massimo di ingressi dei secoli recenti: quasi 1 milione di richiedenti asilo, in massima parte dalla rotta balcanica. Tant’è che, una volta chiusa, l’Ufficio statale tedesco per le migrazioni (Bamf) ha certificato un «forte calo»: circa 280 mila nel 2016, a fronte degli 890 mila dell’anno precedente. A un anno e mezzo dall’ondata, la fotografia su quanti e dove stiano aspettando un sì o un no per il loro status di rifugiato o di protezione umanitaria comincia ad assumere contorni definiti.

UN MOTORE DI VOLONTARI. Migliaia di non aventi diritto (soprattutto afgani, pachistani e magrebini) sono rispediti a casa. Altre centinaia di migliaia di profughi accolti (soprattutto siriani, iracheni ed eritrei) sono inseriti in appartamenti, scuole e circuiti professionali. Il caos prende forma grazie alla volontà d’accoglienza di oltre due terzi della popolazione: una grande macchina, come sanno organizzare i tedeschi, di strutture, personale pubblico e associazioni che non potrebbe andare avanti senza il contributo quotidiano, e spesso gratuito, di tanti volontari.

PIATTAFORMA D’INCLUSIONE. Privati cittadini donano quel che possono o hanno ideato progetti intelligenti, per aiutare lo Stato ad assorbire più velocemente gli stranieri. Da Dresda, la città che fa parlare di sé per i movimenti populisti e di estrema destra, una «piattaforma online d’inclusione» lanciata nel 2015 per connettere su scala nazionale organizzazioni, volontari e richiedenti asilo, è stata riconosciuta dalla Commissione europea tra i migliori 10 progetti di innovazione sociale nell’Ue tra un migliaio di candidature. Grazie e attraverso questa rete, dalla città tedesca dell’Est si vede svilupparsi e articolarsi la lunga catena dell’integrazione.