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L’integrazione negata. Se sei immigrato niente casa in affitto

28 Gennaio 2017

Viaggio a Torino tra agenzie immobiliari e privati. I proprietari: “Non pagano e portano a vivere i parenti”

Quartiere periferico, due camere, cucina e bagno. Il trilocale arredato in Borgo Vittoria è un terzo piano con ascensore. Riscaldamento centralizzato, libero subito, il canone richiesto è di 410 euro al mese. «Certo che sì, è ancora disponibile», rispondono gentili al telefono dall’agenzia immobiliare. «Fissiamo un appuntamento?». Volentieri. Ma che succede se a voler affittare l’appartamento è un immigrato? «Ah. Eh». Pausa. «Attenda un momento in linea». Brusio e voci in sottofondo. «Pronto? è ancora lì?». Sì. «Mi spiace, non è possibile». Perché? «Perché il proprietario non vuole stranieri». 

Abbiamo chiamato 60 tra agenzie immobiliari e privati per aiutare un immaginario amico africano a trovare una sistemazione a Torino. Il risultato è sconfortante. In 19 casi la risposta è risuonata più o meno in questi termini: «Niente immigrati». Sotto la Mole, cinquant’anni dopo gli impietosi cartelli «non si affitta a meridionali», la diffidenza tracima ancora nel razzismo. E a farne le spese sono gli stranieri. Negli anni Sessanta le famiglie arrivate dal Sud erano imprigionate nel racconto beffardo di chi giurava d’aver visto vasche da bagno trasformate in orti di ceramica. Oggi gli uomini e le donne che hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di una vita più dignitosa scontano il sospetto di non essere in grado di pagare l’affitto, di avere scarsa cura della casa, di entrare in due e poi ospitare loro connazionali e altri connazionali ancora.