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L’Europa alla guerra

20 Gennaio 2017

Le azioni militari degli Stati membri contro il terrorismo

All’indomani della strage di Nizza del 14 luglio scorso, in cui un cittadino di origine tunisina ammazzò 86 persone investendole con un camion, il presidente francese Francois Hollande annunciò che avrebbe intensificato i bombardamenti in Siria e Iraq e che avrebbe dispiegato la portaerei Charles De Gaulle nelle acque orientali del Mediterraneo.
Una mossa che evidenzia la svolta nella strategia europea per fronteggiare le minacce terroristiche provenienti dai Paesi stranieri. Negli anni immediatamente successivi al 2001, infatti, molti leader europei espressero il loro scetticismo rispetto alla ‘guerra globale al terrorismo’ degli Stati Uniti. Ora, di fronte alla minaccia dell’Isis e di altri gruppi jihadisti dislocati non lontano dai nostri confini, i governi europei hanno intrapreso differenti azioni militari in Iraq, Siria e Sahel, non dissimili da quelle che recriminavano a suo tempo agli Stati Uniti.
Il pretesto per la svolta è stata la situazione in Mali, dove nel 2012 una miriade di gruppi jihadisti, tra cui anche Al Qaida nel Maghreb, sono riusciti a prendere il controllo di larghe fette di territorio, fino a lanciare un’offensiva direttamente contro la capitale Bamako, nel 2013. L’allora ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, affermò che l’obiettivo degli jihadisti era «controllare tutto il Mali per instaurare uno stato terroristico… minacciando così l’Africa e l’Europa».
Il 9 gennaio 2013, il presidente maliano Dioncounda Traoré chiese e ottenne l’intervento militare francese contro gli jihadisti che occupavano il Paese. Il giorno successivo la Francia diede il via all’‘Operazione Serval’, un intervento di sostegno militare e logistico alle forze del governo maliano che permise, grazie ai raid dell’aviazione francese, di respingere i gruppi di terroristi, che, però, non vennero del tutto neutralizzati e continuarono a perpetrare una serie di attacchi in una zona più vasta, comprendente più Paesi dell’area Sahel.
Fu così che la Francia ottenne il consenso da parte di Niger, Chad, Burkina Faso, Mauritania, oltre che del Mali, per dispiegare le sue truppe in questi territori e lanciare l’‘Operazione Barkhane’ finalizzata a uccidere gli jihadisti che ancora infestavano la regione. Un’operazione nella quale la Francia ha dispiegato 3.500 soldati, 17 elicotteri, quattro caccia Mirage e cinque droni, usati per identificare i terroristi che si nascondono nel deserto del Sahel.