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E’ arrivato il tempo degli uomini in grigio

2 Gennaio 2017

La forza tranquilla di Sergio Mattarella: il ‘vecchio’ che si rivela ‘nuovo’ non è un paradosso

Si può cominciare con un paradosso: quello che ci si lascia alle spalle è un anno caratterizzato da un ‘nuovo’ che giorno dopo giorno si rivelava ‘vecchio’; ci aspetta ora un ‘vecchio‘ che può rivelarsi ‘nuovo‘?
Nel giro di poche ore, come da consuetudine, ecco i messaggi al Paese del neo-Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Due uomini ‘in grigio‘, e forse proprio qui è la novità: non fanno selfie, non si esprimono via tweet, non indossano i giubbotti alla Fonzie, non hanno i pantaloni a tubo con calzerotto in bella vista che fa tanto ‘ggiovane’, e non li vediamo mai in maniche di camicia… I loro interventi hanno toni dimessi, ‘composti‘ nella forma e nella sostanza, e mai come in questa situazione conta e vale l’una e l’altra.
Il discorso del Presidente Mattarella, per esempio: da ‘buon padre di famiglia’ in una manciata di minuti, con parole soppesate con la precisione dell’anziano farmacista che prepara un medicamento, pronuncia un discorso rivolto sì al Paese, ma soprattutto alla sua classe dirigente (digerente, verrebbe da dire, visto che, famelica, tutto ingoia e assimila).
Il Presidente, con il suo discorso, invia una serie di ‘messaggi‘ da decrittare. Ricorda che il «senso diffuso di comunità costituisce la forza principale dell’Italia, anche rispetto alle tante difficoltà che abbiamo di fronte»,  che «la comunità…va costruita, giorno per giorno, nella realtà». Trasparente il richiamo, e altrettanto trasparente il destinatario: il 2016 è un anno in cui lo sforzo principale è stato quello di dividere e frantumare; che questa sia stata la politica di un Beppe Grillo o di un Matteo Salvini, fa parte del loro DNA, e il calcolo di così poter ‘amministrare’ una quota di elettorato; diverso il discorso quando a vellicare le spinte disgregatrici sono le forze della maggioranza, e spesso lo  stesso Governo Renzi. Con quel passaggio Mattarella ‘invia‘ due moniti: uno diretto a Gentiloni, perché non segua le orme del suo predecessore; l’altro a Matteo Renzi: la politica del ‘bullo‘ non paga, è ora di voltare pagina.
Ancora: lavoro, questione giovanile, ma anche fuga di cervelli, ‘sapere’ di cui questo Paese si depaupera, a tutto beneficio di altri: «So bene che oggi, nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi giovani…Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio. I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno». Ecco: a questo punto al Ministro Giuliano Poletti devono essere fischiate le orecchie. Rileggete: «I giovani che decidono di farlo», andare a cercare lavoro all’estero,  «meritano, sempre, rispetto e sostegno». Undici parole appena, sufficienti per far arrossire di vergogna. E tra tutte: «Rispetto e sostegno».
Ce n’è anche, per esempio, per i responsabili del mancato, effettivo, recepimento di quanto prevede la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. In ambito normativo, clamoroso il cronico ritardo rispetto all’adozione di alcuni provvedimenti (eclatante il caso dei Livelli Essenziali di Assistenza). La quotidiana cronaca, inoltre, segnala una quantità di episodi, di particolare gravità,  di discriminazioni e violenze subiti dalle persone con disabilità.
Con pacata severità Mattarella ammonisce che «le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle rare; l’assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti; il sostegno ai disabili; le carenze dei servizi pubblici di trasporto. Non ci devono essere cittadini di serie B».
Parole improntate a raziocinio quelle relative al terrorismo internazionale di stampo islamista: «La presenza di numerosi migranti sul nostro territorio ha accresciuto un senso di insicurezza. E’ uno stato d’animo che non va alimentato, diffondendo allarmi ingiustificati. Ma non va neppure sottovalutato. Non rendersi conto dei disagi e dei problemi causati alla popolazione significa non fare un buon servizio alla causa dell’accoglienza. L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte».