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Bitcoin, le ragioni del boom della nuova moneta forte

8 Gennaio 2017


La criptovaluta ha toccato un record storico: 1.000 dollari la sua quotazione. Dietro il successo ci sono speculazioni, scarsa trasparenza, ma anche un sistema in grado di aggirare l’intermediazione bancaria.


Gli analisti non fanno fatica a definirlo il migliore bene rifugio al mondo. Con l’inizio dell’anno il Bitcoin, la moneta virtuale, ha sfondato la quotazione dei 1.000 euro, dopo un 2016 nel quale è cresciuta del 107%. Ormai in circolazione ci sono pezzi per un valore complessivo di quasi 16 miliardi di dollari. E come ogni bene rifugio che si rispetti si fa forte delle debolezze del sistema. Precisamente la criptomoneta vola ogni qualvolta i governi mettono in campo strumenti e norme per aumentare la tracciabilità della valuta.

IL BUSINESS DEI MICROPAGAMENTI. Un tempo Bitcoin era sinonimo di sommerso ed evasione. Sembrava lo strumento di pagamento naturale in attività di riciclaggio, nel finanziamento del terrorismo o nel commercio di armi o droga. Invece, a quanto pare, nel 2017 la leva che ha fatto schizzare la moneta virtuale va ricercata nelle restrizioni alla circolazione delle banconote da 500 euro (verrà abolita nel 2018), da 500 dollari e da 1.000 franchi svizzeri decise dalle rispettive autorità monetarie proprio per limitare le attività di riciclaggio. Soprattutto il sistema dei Bitcoin sta prendendo sempre più piede anche perché supera le barriere di accesso al credito e i suoi costi. Infatti, non appoggiandosi a intermediari, sta diventando sempre più centrale nel settore dei micropagamenti. Per esempio nei Paesi in via di sviluppo, dove è molto oneroso accedere ai conti correnti e si chiedono garanzie eccessive per l’utilizzo di credito, il Bitcoin viene incontro alle popolazioni che intendono fare acquisti online di beni e servizi oppure si affidano al sistema delle rimesse attraverso costosi provider.

Emblematico al riguardo quello che avviene in Venezuela, Paese portato in bancarotta dal chavismo. Qui, dove l’elettricità elettrica è gratuita, la popolazione che non ha problemi di accesso ai pc e alla Rete si è data al “minino”, quell’attività fatta con determinati algoritmi per verificare se le transazioni di Bitcoin sono sicure e coperte da portafogli virtuali. In cambio di questi servizi offerti in tutto il mondo, chiedono Bitcoin, che valgono più dei Bolivar – ormai cartastraccia – e che usano per comprare online cibo o medicine che scarseggiano tra i negozi. Non a caso sono nati anche gruppi Facebook, come quello di Randy Brito, dove si insegna a trovare in internet quello che scarseggia nel Paese, o una piattaforma di cambio, Surbitcoin, che permette di cambiare Bolivar in criptomoneta.

SPECULAZIONI CINESI. Questa è la parte più strutturale del business. Perché per spiegare la corsa del Bitcoin – si è passati dai 90 dollari del 2013 ai 1.000 delle ultime ore – non c’è soltanto la maggiore concorrenzialità rispetto ad altre monete dovuta ai minori costi fissi e alla totale segretezza delle transazioni. Molto è legato anche alle speculazioni, dopo che storiche materie prime (come il caffé con il suo +9,6% in un anno, la soia con il +15, il petrolio col +43,1 e l’oro col +6,7) hanno visto schizzare le loro quotazioni ai massimi. Infatti, a comprare i Bitcoin sono soprattutto raider cinesi stanchi del deprezzamento dello yuan e della poco affidabilità delle loro Borse, oppure investitori indiani, dopo che la locale banca centrale ha messo limiti all’uso delle banconote di taglio maggiore.