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Accordo Italia-Libia, viaggio nella rete di trafficanti da smantellare

14 Gennaio 2017

L’intesa siglata da Minniti mira a scardinare l’organizzazione degli sbarchi. Da Mered il Generale al boss Ermias, passando per Aburazak il pesce grosso, identikit dei criminali dietro il business dei migranti.

Un nuovo accordo per contrastare il traffico di migranti. E provare a smantellare la rete delle organizzazioni che gestiscono gli sbarchi. Sono gli ambiziosi obiettivi dell’intesa firmata in Libia dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Lo avevano fatto anche due suoi predecessori: Roberto Maroni nel 2008 e Annamaria Cancellieri nel 2012. Ma ora la situazione si è evoluta: dai due naufragi del 2013 a Lampedusa si sono intensificate anche le indagini della magistratura sui trafficanti. Chi sono questi gruppi militari?

TRA SBARCHI E RICATTI. Come ha sottolineato anche Europol, non si tratta più soltanto di piccole cellule come un tempo, ma di network in collegamento tra più Paesi. Spesso con conti correnti in qualche Stato del Golfo. Secondo l’agenzia di polizia europea «smantellare le organizzazioni dei trafficanti» significa «evitare che i migranti sbarchino in Italia». Ma oltre allo sbarco c’è dell’altro: i percorsi via terra tra Sudan, Niger e Libia; i collegamenti con le milizie libiche; il business dei riscatti dai centri di detenzione libici. E non esiste missione che possa debellare tutto ciò. Ma gli identikit dei protagonisti degli affari criminali più floridi della Libia, come li descrivono le autorità inquirenti italiane, sono noti. Eccoli.