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Poesia del giorno. Federico García Lorca


Canzone minore

Hanno gocce di rugiada
le ali dell’usignolo,
gocce chiare di luna
rapprese d’illusione.
Il marmo della fonte
raccoglie il bacio dello zampillo,
sogno di umili stelle.
Tutte le bambine dei giardini
quando passo
mi dicono addio. Anche
le campane mi dicono addio.
Nel crepuscolo gli alberi
si baciano. Ed io
piango lungo il viale,
grottesco e senza rimedio,
triste come Cyrano
e Don Chisciotte,
redentore
di impossibili infiniti
al ritmo dell’orologio.
Vedo gigli appassire
a contatto della mia voce
macchiata di luce sanguigna,
e nella mia lirica canzone
indosso abiti da pagliaccio
impolverato. L’amore
vago e bello si è nascosto
sotto un ragno. E il sole
come un altro ragno mi nasconde
con le sue zampe d’oro.
Mai raggiungerò la buona sorte,
perché son come l’Amore stesso,
con frecce di pianto
nella faretra del cuore.
Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in un racconto sbiadito.