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Il Segretario alla Difesa scelto da Trump accusò Israele di apartheid.

Di Juan Cole, TruthDig, 3 dicembre 2016. Traduzione
italiano di Leopoldo Salmaso, Pressenza,
6 dicembre 2016. 
Vedremo se le lobby israeliane tenteranno di intimidire anche James Mattis, scelto da Trump come suo Segretario alla Difesa, o se dovranno semplicemente ingoiare questa sconfitta.
(Foto di Leopoldo Salmaso)

L’intervista al generale James Mattis, fatta da Wolf
Blitzer ad Aspen nel 2013, in cui l’ex comandante del CENTCOM
[1],
pensionato di recente, ha parlato liberamente sulla politica in Medio Oriente,
è tornata a tormentarlo ora che Donald Trump lo ha presentato come il prossimo
Segretario alla Difesa. Nel momento in cui gli Stati Uniti hanno truppe di
terra in Iraq, Siria e Afghanistan, non è controversa la sua posizione su tali
conflitti. Sono controversi i suoi commenti sui tentativi del segretario di
stato John Kerry di promuovere i colloqui di pace tra Israele e Palestina.
Alternet
ha riproposto le sue parole:
“Così abbiamo dovuto lavorare sui [colloqui di pace] con un senso di
urgenza. In qualità di comandante del CENTCOM ogni giorno ho pagato un prezzo
in termini di sicurezza militare perché noi americani eravamo visti come
sbilanciati in favore di Israele. Gli arabi moderati non potevano schierarsi
con noi perché non potevano sostenere pubblicamente chi non mostra rispetto per
gli arabi palestinesi”.
Chiunque
sia coinvolto nella politica estera e di sicurezza degli Stati Uniti sa che
l’aggressiva colonizzazione israeliana della Cisgiordania palestinese e
l’assedio dei civili palestinesi nella Striscia di Gaza è una delle principali
cause del terrorismo contro gli Stati Uniti, dal momento che Washington è
accusata per questo, ed è uno dei principali problemi di sicurezza perché rende
gli Stati Uniti un paria nel mondo musulmano. Una delle ragioni che Osama Bin
Laden addusse per attaccare gli Stati Uniti è come Israele tratta i
palestinesi privi di un proprio Stato:
“Se gli obiettivi americani che stanno dietro a queste guerre sono religiosi
ed economici, l’obiettivo è anche quello di servire il meschino stato degli
ebrei e distogliere l’attenzione dalla sua occupazione di Gerusalemme e
dall’uccisione di musulmani in quei luoghi. La migliore prova di questo è la loro
decisione di distruggere l’Iraq, il più forte stato arabo confinante, e il loro
tentativo di frammentare tutti gli Stati della regione, come l’Iraq, l’Arabia
Saudita, l’Egitto e il Sudan, riducendoli a staterelli di carta e, tramite la
loro disunione e debolezza, garantire la sopravvivenza di Israele e la
continuazione della brutale crociata di occupazione della penisola”.
Come
ho detto prima, se si trattasse di difendere Israele e il diritto del suo
popolo a vivere in sicurezza, allora gli USA farebbero sempre un passo avanti.
Ma è inaccettabile difendere gli sfrenati crimini di guerra degli israeliani e
il loro disprezzo per il diritto internazionale. In quella sua intervista,
Mattis continuò:
“Mi lasci dire, la situazione attuale è insostenibile … Dobbiamo trovare un
modo per far funzionare la soluzione dei due Stati,sostenuta sia dai
democratici che dai repubblicani, ma le chance stanno diminuendo a causa degli
insediamenti. Ad esempio, se Gerusalemme mette 500 coloni ebrei ad est dove ci
sono già diecimila arabi, e poi tira la linea di confine per includerli, o
[Israele] cessa di essere uno Stato ebraico o dice che gli arabi non devono
votare: questa è apartheid, non ha funzionato molto bene l’ultima volta che
l’ho vista praticare in un paese”.
Jimmy
Carter fu trattato indegnamente da Alan Dershowitz, dalla Brandeis University e
dall’intero establishment pro-Israele per aver espresso esattamente lo stesso
avvertimento, e per le loro pressioni è stato escluso dalla lista degli oratori
alle Convenzioni nazionali democratiche per Obama. Sono state fatte liste per
sorvegliare gli accademici che osano criticare gli israeliani che occupano
terra di proprietà palestinese.
E
ricordiamoci come è stato trattato il povero Chuck Hagel, senatore e distinto
veterano della Guerra del Vietnam con due decorazioni, durante l’udienza per
confermarlo come Segretario della Difesa, per volere dei falchetti Neocon:
“Ah, e poi c’è Lindsey Graham, la Regina Rossa del Senato (l’essenza del
governatore pedante che attraverso-lo-specchio pone domande tipo: “Dividi un
pane per un coltello: qual è la risposta? “)
[2] …
Quindi la Regina Rossa se l’è presa con Hagel per aver detto che la “lobby
ebraica” intimidisce le persone. Lindsey chiese: “Nomini una persona qui che è
stata intimidita dalla lobby ebraica… Nomini una cosa stupida che siamo stati
spinti a fare per pressione della lobby israeliana o ebraica”.
Hagel disse di non avere nessuno in mente.
L’ironia, naturalmente, è che Graham stesso fa parte della lobby israeliana, e
stava intimidendo Hagel perché si lamentava di essere stato intimidito!
Tutti i deputati e i senatori sanno che la lobby israeliana li intimidisce o
cerca di farlo, quotidianamente. Ernst Hollings si lamentò: “non puoi avere una
politica israeliana diversa da quella che ti passa l’AIPAC da queste parti”.
AIPAC è il Comitato Americano per gli Affari Pubblici Israeliani, agente de
facto della politica estera israeliana negli Stati Uniti, che la passa liscia
dall’obbligo di registrarsi come tale perché ha comprato o intimidito il
Congresso.
Allora stiamo a vedere se il senatore Graham
tratta allo stesso modo il generale Mattis (non glielo consiglio perché lo
chiamano “Cane Pazzo” con qualche ragione), o se le lobby israeliane dovranno
semplicemente ingoiare questa sconfitta.
Dunque, potranno ora essere nuovamente invitati a
cena i più competenti osservatori del Medio Oriente, venendo rimosso il
veto imposto su di loro dalla lobby sionista?
A proposito, nel resto dell’intervista Mattis era
altrettanto informato e competente, al suo solito. Era contrario a farsi
coinvolgere in Siria, e avvertì che l’azione militare non poteva risolvere la
questione del programma di arricchimento nucleare iraniano.
[1] Comando Centrale del Dipartimento della Difesa
USA.
[2] Citazione di un nonsenso da “Alice nel Paese
delle Meraviglie”