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I sondaggi: profezie che si autoavverano? Non più!

Di Leopoldo Salmaso, Pressenza, 07 dicembre 2016.
(Foto di Pixabay)
Che cosa hanno in comune il dopo-Brexit, il
dopo-Trump, e il dopo-Renzi?
Semplice: tutti si sono meravigliati. Chi con
delusione, chi con sollievo, ma comunque proprio tutti si sono meravigliati che
i sondaggi avessero pronosticato l’esito opposto.
Allora dovremmo concludere che, da qualche tempo in
qua, mentre le tecniche demoscopiche sono sempre più raffinate, i sondaggisti
sono sempre più incompetenti? Non necessariamente, per almeno quattro ragioni:
1) Il sondaggista, proprio per correttezza
professionale, deve limitarsi a riferire i risultati statistici delle proprie
indagini, lasciando ad altri il compito di interpretare eventuali fattori
confondenti di natura psico-sociale. Per esempio, soprattutto nel caso di Trump
molti intervistati erano imbarazzati a dichiarare pubblicamente il loro voto
favorevole, ma poi lo hanno espresso nel segreto dell’urna. Questo ritegno vale
anche per gli altri casi, e vale tanto più quanto più l’intenzione di voto va
controcorrente.
2) Un problema più serio sta nella formulazione
delle domande, che non sono mai perfettamente neutre, e delle possibili risposte,
mai perfettamente bilanciate. Ciò avviene sia per reali difficoltà (polivalenza
di ogni singola parola e di ogni proposizione; polivalenza del contesto sociale
e culturale) sia per malizia.
3) Un problema ancor più serio sta nel fatto che
gran parte dei sondaggi vengono commissionati, e tutti sono comunque divulgati
selettivamente, dai media mainstream che hanno interessi concreti ad orientare
il pubblico verso la scelta preferita dai loro padroni.
4) Forse il problema più grave di tutti sta nel
fatto che i media mainstream sono talmente abituati a “fare tendenza” che
considerano del tutto normali le loro pratiche manipolatorie, anche le più
inconfessabili. Figuriamoci quelle “scientificamente sdoganate” come le
profezie-che-si-autoavverano, sistematicamente applicate proprio in campo
finanziario, cioè quello dei padroni dei media stessi[1].
Il sondaggio è un’attività particolarmente contigua alle
profezie-che-si-autoavverano.
Conclusioni:
– I media mainstream usano sempre più i sondaggi per tentare di condizionare il
voto.
– I votanti sono sempre più diffidenti verso i media mainstream, quindi meno
facilmente condizionabili. Anzi, sembra che emerga in maniera sempre più
diffusa, soprattutto fra le fasce meno anziane, la reazione opposta al
tentativo di condizionamento.
– Quando il voto contraddice i sondaggi, ai media non resta che parlare di
sondaggi “stranamente errati”, non potendo certo confessare che i sondaggi
erano “volutamente errati”
Come diceva Andreotti: “A pensar male si farà anche
peccato, ma quasi sempre ci si azzecca!”
[1] Tempio
supremo delle profezie-che-si-autoavverano è la borsa, dove si possono anche
dare degli “aiutini”. Ecco un esempio sovra-semplificato: chi ha potere
finanziario e mediatico, ed è interessato ad una particolare azione quotata 100
e che vale realmente 100, può diffondere la “profezia” che sia imminente un
crollo di quell’azione (facendo circolare notizie tendenziose e magari anche
facendo vendere dai suoi compari un milione di quelle azioni “sottocosto”,
diciamo a 80 – con flusso di cassa di 80 milioni). Così gli investitori perdono
fiducia, vendono e mettono in moto una reazione a catena che può causare
realmente il crollo di quell’azione fino a 10. La profezia si è autoavverata.
Ora il “profeta” con 10 milioni si ricompra la quota che aveva venduto, e con
gli altri 70 milioni si compra 7 milioni di azioni per un controvalore (reale)
di 700 milioni…