Ecco perché Grillo ha già vinto, comunque vada il referendum
23 Novembre 2016
Il comico genovese alza il livello dello scontro referendario, per accreditarsi come unico vero vincitore, nel caso prevalga il No. Uno scenario che oggi gioca (anche) a favore di Renzi. Ma che prelude alla battaglia finale
Quelli del fronte del Sì sono «i serial killer della vita dei nostri figli». E ancora: «Qui siamo oltre, perché se ci fosse una dittatura, un Pinochet (…) uno si organizzerebbe, andrebbe in clandestinità, farebbe delle cose». E ancora:«Renzi ha una paura fottuta del voto del 4 dicembre. Si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque veda».
Parole e musica di Beppe Grillo, in un uno-due sul suo blog tra il 21 e il 22 novembre, che alza il livello dello scontro sul referendum, polarizza gli elettorati, mobilita i duri e scalda i tiepidi. E che, soprattutto, riempie le prime pagine dei giornali. Missione compiuta. Perché se siete tra quelli che pensano che questa doppia sortita sia solo finalizzata a coprire lo scandalo delle firme false, che ha coinvolto il Movimento in Sicilia, siete fuori strada.
Lo scopo di Grillo è soprattutto quello di cementare nella testa degli elettori che l’eventuale vittoria dei No è una sua vittoria. Non della minoranza del Partito Democratico. E nemmeno di Berlusconi che in questi ultimi giorni sta provando a mettere il cappello sulla possibile sconfitta di Renzi per arrivare a una legge elettorale proporzionale che gli consenta di tornare a governare col Partito Democratico in grande coalizione. Per farlo, gli bastano due battute. E le risposte dell’onnipresente Renzi non fanno che amplificarle, facendole rimbalzare ovunque.
Lo scontro all’arma bianca tra il premier e il comico, in fondo, conviene a entrambi. A Renzi, che in questo modo può dimostrare ai dissidenti del suo partito e agli elettori di centro destra che è illusorio pensare che una sua sconfitta al referendum non schiuda le porte a un governo a Cinque Stelle. A Grillo e al Movimento, che si legittima come l’unica e credibile polarità anti-renziana.
Non è difficile immaginare lo scenario che hanno in testa entrambi per un voto politico che mai come oggi sembra vicino, comunque vada il referendum. In fondo, non è il canovaccio delle prossime settimane. Grillo (o chi per lui) in testa al popolo degli anti-renziani, Renzi in testa al popolo degli anti-grillini. Oggi sembra un pattern favorevole a Renzi. Domani chissà
Non è difficile immaginare lo scenario che hanno in testa entrambi per un voto politico che mai come oggi sembra vicino, comunque vada il referendum. In fondo, non è il canovaccio delle prossime settimane. Grillo (o chi per lui) in testa al popolo degli anti-renziani, Renzi in testa al popolo degli anti-grillini.
Oggi questo pattern sembra favorevole a Renzi: più Grillo alza i toni, più è facile che i moderati caschino tra le braccia del premier. Domani chissà. Lo spirito del tempo, cui il comico genovese è straordinariamente connesso e di cui il Movimento è figlio prediletto, soffia forte. Il tempo di Tina – acronimo di There Is No Alternative, non c’è alternativa – è definitivamente andato in soffitta con l’elezione di Trump. E la luna di miele tra Wall Street e il neo presidente – lontano parente dell’agitatore populista della campagna elettorale – è lì a dimostrare che ormai nessuno fa più lo schizzinoso.
Se qualcuno pensa che la sconfitta di Renzi porti a qualcosa di diverso dai Cinque Stelle a Palazzo Chigi è un illuso. Se Renzi pensa che questa sia la partita della vita, non ha idea di cosa lo aspetta dopo.