General

ONU: armi nucleari illegali dal 2017

di Tony Robinson, Pressenza, 31 ottobre 2016, traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso. 

Austria, Irlanda, Olanda, Liechtenstein e San
Marino ascoltano la protesta che viene dal basso e spaccano il fronte
guerrafondaio della NATO.
La scorsa settimana è accaduto un fatto storico
alle Nazioni Unite.
 

Nonostante l’enorme pressione degli USA, 123
nazioni, tutte con pari dignità all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
hanno deliberato di avviare nel 2017 negoziati per vietare le armi nucleari.
Perché questa notizia non si espande come un incendio? Perché non ci sono
partiti in strada?
Uno dei motivi è che nessuno prende più sul
serio la minaccia delle armi nucleari per l’umanità. E quando diciamo “nessuno”
ci riferiamo ai media mainstream, che per questa notizia riservano spazio quasi
zero nei loro giornali, stazioni radio, stazioni televisive e siti web. Perciò
“nessuno” in questo caso sono i magnati dei media, che sono in combutta con le
banche, coi politici e col complesso militare-industriale per mantenere il più
a lungo possibile lo status quo, a prescindere dalle conseguenze per l’umanità.
Infatti costoro sono solo in grado di pensare a quanti soldi possono fare nel
presente e forse ancora per pochi anni in futuro.
Un altro motivo (in realtà un corollario del
primo motivo), è che la maggior parte delle persone certo pensa che le armi
nucleari siano già illegali. Se le armi chimiche e biologiche sono illegali, se
le mine antiuomo e le bombe a grappolo sono illegali, le armi nucleari che sono
diversi ordini di grandezza più distruttive saranno ben state messe fuorilegge
tanti anni fa… Il mondo non ha eliminato le armi nucleari quando è caduto il
muro di Berlino?
Ebbene, in realtà, no. Nonostante l’offerta di
Gorbaciov a Reagan di eliminare le armi nucleari, non è mai successo, anche se
è stato ridotto il numero di bombe attraverso vari trattati. Oggi gli Stati
Uniti e la Russia hanno circa 14.000 bombe (a seconda delle stime), molto meno
delle 80.000 stimate al culmine della guerra fredda, ma ancora un numero enorme
se si capisce che 100 bombe sganciate sulle città porterebbero a un inverno
nucleare che eliminerebbe il 25% della popolazione mondiale, chissà quante
altre specie, e probabilmente indurrebbe i sopravvissuti a fare il passo
preferibile: suicidarsi.
Ma nonostante il silenzio dei media e la
mancanza di partiti in strada, la storia è stata fatta e nel modo più
straordinario.
Fin dalla fine della Conferenza di revisione del
NPT nel 2010 – la conferenza 5-annuale che esamina i progressi del Trattato di
Non Proliferazione nucleare per vedere come il disarmo sta evolvendo e per
raccomandare ulteriori passi – alcuni governi e la società civile hanno elevato
il dibattito ben oltre i pretestuosi “problemi di sicurezza” dei P5 (i cinque
membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza -NDT) e messo a fuoco le “preoccupazioni
umanitarie”: il fatto che una guerra nucleare cancellerebbe dalla faccia della
terra gli esseri umani, e probabilmente tutte le forme di vita – tranne forse
pochi insetti e batteri che hanno un breve ciclo di vita.
In altre parole, secondo questa nuova strategia,
indipendentemente da problemi di sicurezza, se scoppia una guerra nucleare
tutti noi perdiamo. Einstein pronunciò la famosa frase: “Io non so con quali
armi la terza guerra mondiale sarà combattuta, ma la quarta sarà combattuta con
bastoni e pietre”. Tuttavia, a quanto pare, con le nuove conoscenze disponibili
grazie ai progressi della scienza del clima, Einstein potrebbe essere stato
troppo ottimista: non ci sarà una quarta guerra mondiale – mai.
Il TNP è stato un grande patto: chi non possiede
armi nucleari non potrà mai produrle, chi le possiede le smantellerà e tutti
noi avremo il diritto di sviluppare l’energia nucleare (per scopi pacifici
-NDT). E ‘stata una grande idea a quel tempo (1968) perché nessuno comprendeva
pienamente i pericoli dell’energia nucleare, cosa che ha veramente colpito la
coscienza umana solo con gli incidenti di Three Mile Island e i successivi
disastri di Chernobyl e, più recentemente, Fukushima.
Il problema con quel grande patto è che non è
stato soddisfatto 47 anni più tardi e i paesi senza armi nucleari sono stanchi
di essere tenuti in ostaggio dagli stati dotati di armi nucleari con la
minaccia dell’enorme violenza nucleare. E non importa se i P5 dicono di essere
paesi “responsabili”; le loro dottrine di sicurezza consentono l’uso di queste
armi: come rapinatori di banche impugnano la pistola, non importa se è carica o
no, il fatto che lui o lei ne abbia una in mano costituisce rapina.
Ottenere l’approvazione di questa risoluzione è
stato un processo duro. Nonostante la presunta uguaglianza degli Stati membri
presso le Nazioni Unite, evidentemente ci sono alcuni stati che sono più uguali
di altri. I P5 hanno un diritto di veto al Consiglio di Sicurezza e le
differenze economiche sono tali che i paesi sviluppati sono in grado di
manipolare i paesi in via di sviluppo.
Tuttavia, per la gioia di tutti quelli del
movimento anti-nucleare della società civile e dei 57 governi (* vedi nota a
pie’ di pagina) che hanno sponsorizzato la risoluzione, pochissimi paesi hanno
ceduto alle pressioni, mentre 123 paesi hanno votato per avviare i negoziati il
prossimo anno.
Gli stati che possiedono armi nucleari e quelli
che stanno sotto un cosiddetto “ombrello nucleare” con accordi di difesa non
erano mai stati così divisi. Dei 9 paesi con armi nucleari, cinque (Stati
Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Israele) hanno votato contro la
risoluzione, tre (Cina, India e Pakistan) si sono astenuti e uno (Corea del
Nord) ha votato a favore della risoluzione.
Tra gli stati sotto ombrello nucleare, i Paesi
Bassi sono stati costretti ad astenersi a causa di una sempre più efficace
campagna della società civile presso il Parlamento olandese. Si sono anche
astenuti Armenia, Bielorussia e Kirghizistan (NDT: fra gli Stati europei non
solo hanno votato a favore, ma avevano addirittura sponsorizzato la
risoluzione: Austria, Irlanda, Liechtenstein e San Marino).
Il Giappone ha votato contro il divieto: cosa
che lascia gli osservatori assolutamente stupiti, dato che il Giappone è
l’unico paese con una conoscenza di prima mano di ciò che significa avere una
bomba sganciata sulle sue città.
Al termine della votazione, i paesi hanno usato
i loro soliti discorsi per sostenere le loro posizioni. Alcuni paesi hanno
detto che temono che il nuovo processo minerà il TNP, nonostante il fatto che i
paesi che lo sostengono hanno dichiarato più e più volte che questa risoluzione
non farà altro che rafforzare l’articolo VI del TNP. Altri dicono che il nuovo
processo causa divisioni, che sono contenti di restare on lo status quo grazie
al quale nulla si è mosso, in 47 anni, per ciò che riguarda i colloqui sul
disarmo . Il Trattato di messa al bando non è entrato in vigore, il trattato sul
materiale fissile non è stato scritto, gli USA hanno esentato dal trattato i
missili anti missili balistici (che possono ben essere armati con testate
nucleari a scopo offensivo – NDT) e siamo ancora in attesa di negoziati per una
zona priva di armi di distruzione di massa in Medio Oriente. Con tutto ciò,
TUTTI gli stati con armi nucleari stanno attuando, o sono in procinto di
attuare, piani di modernizzare dei loro arsenali, a un costo astronomico per
l’economia globale e per i poveri del mondo.
Si sa che il nuovo trattato non metterà fuori
uso uno una sola arma nucleare il giorno della sua ratifica, ma le renderà
efficacemente illegali agli occhi dei tribunali internazionali e
multinazionali; le banche non vogliono che il pubblico sappia che esse sono coinvolte
in qualcosa di illegale e quindi il trattato farà scattare la pressione per
disinvestire. Le campagne della società civile per abolire le armi nucleari
saranno enormemente potenziate e nessun politico potrà più dire che il TNP dà
al suo paese il diritto legale di mantenere le armi nucleari: alla fine questo
è il motivo per cui gli USA (e i loro amici) erano così ansiosi di evitare che
questa risoluzione fosse portata all’Assemblea Generale.
Ed è per questo che la sua approvazione è così
storica. Quelli che per decenni hanno accusato altri Stati di essere
“irresponsabili” e “paria” ora si trovano a subire queste medesime accuse, con
buonissima ragione.

(*) 
Angola, Austria, Bahamas, Belize, Brazil, Burundi, Cabo Verde, Chile,
Costa Rica, Democratic Republic of the Congo, Dominican Republic, Ecuador,
Egypt, El Salvador, Fiji, Guatemala, Grenada, Guinea-Bissau, Honduras,
Indonesia, Ireland, Jamaica, Kenya, Liberia, Libya, Liechtenstein, Malaysia,
Malawi, Malta, Marshall Islands, Mauritania, Mexico, Namibia, Nauru, New
Zealand, Nigeria, Palau, Panama, Papua New Guinea, Paraguay, Peru, Philippines,
Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, Samoa, San Marino, Sierra Leone,
South Africa, Sri Lanka, Swaziland, Thailand, Trinidad and Tobago, Tuvalu,
Uruguay, Venezuela, Viet Nam