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Maradona si mette al servizio dell’occupazione marocchina del Sahara Occidentale

Di Alfonso Lafarga, Tlaxcala, 28 ottobre 2016. Il Ragazzo d’oro ha dimenticato il suo sostegno alle Nonne della Piazza di Maggio e ai diritti umani in Birmania. 
Diego Armando Maradona, la stella del calcio che una volta ha detto “l’ingiustizia mi indigna” e ha sostenuto la difesa dei diritti umani in Myanmar (Birmania) e si è congratulato con la presidente delle Nonne della Piazza di Maggio quando ha ritrovato il suo nipotino, utilizza nuovamente la sua immagine per giustificare l’occupazione del Sahara Occidentale, ove dal 1975 avvengono centinaia di sparizioni forzate.
Diego Armando Maradona, nuovamente ambasciatore del Marocco nel Sahara Occidentale occupato
Josetxo Ezcurra, Tlaxcala

Per il secondo anno consecutivo Maradona si recherà a El Aaiún per partecipare alla celebrazione dell’anniversario della “Marcia verde”, con la quale il Marocco ha iniziato la sua invasione del Sahara Occidentale che la Spagna ha abbandonato senza procedere alla sua decolonizzazione. L’idolo argentino del calcio parteciperà ad una partita d’esibizione organizzata dalla Federazione calcistica reale del Marocco e la sua presenza servirà al regime marocchino per proclamare la propria sovranità sul Sahara occidentale, riconosciuta da nessun paese.
La presenza di Maradona nella vecchia colonia spagnola ove numerosi casi di tortura sono stati riportati dalle organizzazioni internazionali dei diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch, il Centro Robert F. Kennedy e la Rete Euromed  si contrappone a certe sue performance precedenti.

Nel mese di maggio del 2008, Maradona aveva partecipato ad una campagna per la liberazione di Aung San Suu Kyi che nel 1991 ottenne il Premio Nobel per la Pace per la sua lotta per la democrazia e i diritti umani in Myanmar (Birmania).

“Tutti sanno che l’ingiustizia mi indigna e oggi mi indigno per il trattamento nei confronti di Aung San Suu Kyi”, aveva dichiarato Maradona in un video, sostenendo la campagna, concludendo: Liberiamola!

Due anni dopo, nel giugno del 2010, El Pelusa [L’Arruffato,  il suo primo  soprannome   alla nascita, NdE] a Pretoria in Sudafrica ove si svolgeva la Coppa del Mondo ha sostenuto la militante dei diritti umani in Argentina, Estela de Carlotto, presidente delle Nonne della Piazza di Maggio, l’organizzazione degli scomparsi durante la dittatura militare. In quell’occasione Maradona ha anche sostenuto la proposta di nomina per il Premio Nobel della Pace.

Su questo incontro il giornalista argentino Juan Alonso il 15 giugno 2010 ha scritto sul suo blog  La leyenda del tiempo che colui che allora era l’allenatore della squadra argentina “ha preso le due mani della dirigente, l’ha ascoltata, le ha assicurato  il suo sostegno, e le ha baciato le mani. Poi l’ha abbracciata. Prima di partire Maradona ha rivolto lo sguardo verso la tribuna dei giornalisti e ha proclamato: “(Estela) è una combattente, dobbiamo sostenerla tutti e coloro che non vogliono farlo, non lo fanno perché fanno gli idioti.”

Tre mesi dopo, quello che è diventato un amico del regime di Mohammed VI, aveva inviato una lettera al Comitato del Premio Nobel del Parlamento Norvegese, esortandolo a riconoscere le nonne “per la loro lotta intransigente e coraggiosa” per la restituzione dei ragazzi prelevati illegalmente da parte del regime militare che ha governato l’Argentina dal 1976 al 1983.

Nel mese di agosto del 2014, Guido, il nipote di Estela de Carlotto, che l’aveva cercato dal 1978, è stato ritrovato e Maradona ha espresso la propria gioia per il ritrovo del 114° nipote ritrovato dalle nonne.


Le Nonne e le Madri della Piazza di Maggio sostengono il popolo sahraui
Anche se Maradona non lo sa, il ritrovamento di Guido è stato celebrato anche dal Fronte Polisario, il movimento di liberazione sahraui; il suo rappresentante in Argentina, Bachir Salem, scrisse a Estela de Carlotto: “I popoli sahraui e argentino sono uniti da una storia comune di dolore, di sparizioni, di fosse comuni, di prigionieri politici e di uccisioni, che non ci fermeranno mai e poi mai nella nostra lotta per la giustizia“ e ha espresso la “sua gratitudine per la solidarietà permanente e il sostegno alla giusta causa del popolo sahraui.”

Ma Maradona dovrebbe senza dubbio conoscere il sostegno e la simpatia delle Nonne di Piazza di Maggio per la causa sahraui. Al momento del ritrovamento di Guido, il sito Voci del Sahara Occidentale in Argentina ricordava un’intervista online di Estela de Carlotto sul giornale El Pais del 22 marzo 2007. Bahia MH. Awah si rivolse come segue alla presidentessa delle Nonne: “Dall’inizio dell’occupazione marocchina della nostra terra sono scomparse più di 500 persone. Di queste donne, di questi giovani e di questi anziani non si hanno notizie. Questi giorni parliamo delle fosse comuni. Un estremo dolore. Che cosa consigliate dunque in questa lotta, nella quale voi avete raggiunto un gran successo e siete all‘avanguardia?“. Estela rispose: “Carissimo Bahia, non dobbiamo fare cadere nell’oblio questi atti odiosi. Infatti anche le generazioni successive devono lottare per la verità e la giustizia. La cosa peggiore è l’oblio visto che è l’oblio a permettere che le storie si ripetano.“

In Argentina la solidarietà con il popolo sahraui non è stata solo espressa dalle Nonne della Piazza di Maggio. Dopo lo smantellamento dell’accampamento di protesta di Gdeim Izik, alla periferia di ElAaiún, nel novembre del 2010, l’Associazione delle Madri di Piazza di Maggio ha condannato “le violazioni continue dei diritti umani contro il popolo sahraui”.

“Le madri denunciano il governo marocchino che mantiene l’accerchiamento dei sahraui con le mine antipersona e li reprime sistematicamente, uccide e fa scomparire delle persone, come ha fatto lunedì 8 novembre durante l’espulsione del campo di Gdeim Izik, ove vivono 20.000 persone. Richiediamo che cessino immediatamente le violazioni contro i diritti umani del popolo sahraui”, hanno scritto in un comunicato. Maradona non è stato messo al corrente di questo?

L’impegno delle Madri della Piazza di Maggio per la causa sahraui nel mese di aprile del 2015 è stato espresso con la presenza di una delle fondatrici, Nora Cortinas, al Festival del film FiSahara, organizzato nel campo dei rifugiati sahraui “Dakhla” a Tindouf in Algeria.

Nonostante le critiche che gli sono state mosse nel 2015, come quella di indorare il blasone del regime marocchino, Maradona il 6 novembre giocherà comunque una partita di calcio nella capitale del Sahara Occidentale, un territorio in attesa di decolonizzazione,nel  quale, secondo l’associazione delle famiglie dei prigionieri e degli scomparsi sahraui (AFAPREDESA),  il Marocco tace sulla sorte di oltre 400 persone scomparse. Dal 2013 quindici detenuti sahraui sono morti in seguito alla tortura, dei cattivi trattamenti o per la mancanza di cure mediche. E nelle città del territorio occupato, tra gennaio e settembre 2016, sono stati registrati oltre 160 casi di tortura e di maltrattamenti di sahraui puniti per aver partecipato a delle manifestazioni. Inoltre circa settanta prigionieri sahraui si trovano nelle prigioni marocchine.

Non sappiamo se anche questa volta Maradona verrà accompagnato dalla sua fidanzata piccolo amico, Rocío Oliva, come ha fatto l’anno scorso durante il viaggio di quattro giorni ove si è fatto fotografare nella piscina di un hotel di lusso di Marrakech, ove soggiornerà anche questa volta. E come l’anno scorso, anche quest’anno ignoriamo quanto la Federazione calcistica reale pagherà per imbarcare il ragazzo d’oro per il Sahara occidentale occupato.

Jorge Alaminos, Tlaxcala