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Libia, rapiti due lavoratori italiani Con loro preso in ostaggio anche un canadese. La conferma della Farnesina.

19 Settembre 2016

La Farnesina ha confermato l’indiscrezione riportata dall’agenzia di stampa turca Anatolia, secondo cui due lavoratori italiani sarebbero stati rapiti all’alba a Ghat, Sud Ovest della Libia, vicino al confine con l’Algeria. Si tratta di Bruno Cacace, 56enne residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e Danilo Calonego, 66enne della provincia di Belluno.
Assieme a loro sarebbe stato fatto prigioniero anche un cittadino italo-canadese.
Erano tutti al lavoro per conto di una società italiana impegnata nella manutenzione dell’aeroporto di Ghat, la Conicos di Mondovì, che lavora in Libia da decenni.
NESSUNA RIVENDICAZIONE. I tre sono stati portati via da sconosciuti armati e finora non c’è stata alcuna rivendicazione del rapimento.
«Sconosciuti hanno sequestrato all’alba un canadese e due italiani», ha detto il sindaco della città di Ghat, Komani Mohamed Saleh, al sito arabo Tuniscope. «Si sta lavorando per conoscere il gruppo dei rapitori e il luogo dove sono stati portati i tre». La città di Ghat si trova sotto il controllo del governo di unità nazionale di Tripoli.
FERMATA L’AUTO SU CUI VIAGGIAVANO. Secondo altre fonti libiche a un sito arabo «uomini mascherati che si trovavano a bordo di una vettura 4×4, hanno fermato vicino alla cava di el Gnoun un’auto dove si trovavano a bordo degli stranieri che stavano viaggiando verso il loro posto di lavoro vicino all’aeroporto di Ghat, prima di sequestrarli». Il sito riferisce del rapimento di «un italiano ed un canadese, insieme al conducente della loro auto, un uomo che abita a Ghat».
Il ministero degli Esteri, da parte sua, ha riferito che «fin da questa mattina, quando ne ha avuto notizia, sta seguendo la vicenda insieme alle altre articolazioni dello Stato. Si sta lavorando con il massimo riserbo, tenuto conto della delicatezza della situazione».

Il luogo del rapimento.

I due si trovavano in una zona della Libia ritenuta dagli apparati di sicurezza ‘non ad alto rischio’, pur tenuto conto della situazione del Paese nordafricano. L’intera area, al confine con il Sud dell’Algeria e il Niger, è comunque zona di passaggio di cellule islamiste legate ad al Qaeda e tutt’altro che immune da infiltrazioni dell’Isis, ma la municipalità di Ghat ha reso noto che «i tre non sarebbero stati sequestrati da gruppi che hanno legami con al Qaeda ma da un piccolo gruppo di criminali comuni».
Nella serata del 19 settembre si è tenuta una «riunione urgente con tutte le forze della sicurezza e militari della regione per fare il punto sulla situazione e per studiare la zona del sequestro». Hassan Issa, dell’ufficio stampa del Comune ha aggiunto che «Ghat si è impegnata per ritrovare i tre ed assicurarne il loro ritorno in piena sicurezza», esprimendo la sua «più ferma condanna» per quanto avvenuto.
STRETTA DOPO I PRECDENTI. Dopo il tragico esito del sequestro dei quattro lavoratori della Bonatti (due dei quali rimasti uccisi in circostanze ancora non chiarite a Sabratha), c’è stata un’ulteriore ‘stretta’ per evitare che civili italiani si trovino in un Paese dove infuriano ancora gli scontri tra milizie rivali e dove c’è la minaccia dell’Isis. Le aziende che lavorano in Libia (dall’Eni, alla stessa Bonatti alla Conicos) sono state quindi invitate a servirsi di personale locale per evitare rischi.
AREA NON IN PRIMA LINEA. L’area di Ghat nel Sud Ovest del Paese, è tuttavia considerata tra quelle non in prima linea. È abitata da tribù tuareg alleate del governo di Tripoli sostenuto dall’Onu. Tra tribù rivali non sono comunque mancati gli scontri. E gli occidentali possono sempre diventare un obiettivo di rivendicazioni economiche e non solo. Gli 007 dell’Aise si sono messi subito al lavoro – utilizzando i contatti sul posto – per cercare di acquisire informazioni utili sull’identità dei sequestratori.

La Conicos in Libia da decenni

La Conicos (Contratti internazionali costruzioni) di Mondovì opera da decenni in Libia, con numerose commesse di ingegneria civile. È guidata da Giorgio Vinai, che l’ha fondata nel 1977 con Celeste Bongiovanni. Due le sedi centrali: quella di Mondovì, appunto, e quella di Tripoli, dove opera la Libyan Branch. La sede libica viene aperta poco dopo, spiega il sito Internet del gruppo, «con un’organizzazione stabile e permanente nel Paese, dove ha mantenuto un’attività intensa e ininterrotta dalla sua nascita».
STRADE E AEROPORTI. In Italia la società si è evoluta fino ad arrivare, nel 2005 a concentrarsi su palazzi di lusso, hotel storici, centri commerciali e grandi complessi residenziali, mentre in Libia ha continuato a mantenere la sua identità operativa attraverso la sede di Tripoli e diversi uffici satellite con sede a Derna, Bengasi e Ghat, dove la società ha contribuito alla costruzione dell’aeroporto. Da sempre, Conicos è attiva nel Paese nordafricano nella costruzione di strade, aeroporti, ospedali, ponti, progetti nell’agricoltura, reti idriche sia nelle zone costali che in quelle interne e desertiche. Fra i progetti ricordati sul sito ci sono quelli di Tobruk, Derna, El Beida e Bengasi.