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Gabon: la Francia lancia un appello alla calma dopo mezzo secolo di sostegno al regime Bongo

di Survie, 1/9/2016. Tradotto da Milena Rampoldi, editato da 
Fausto Giudice, Tlaxcala

Il voto per l’elezione presidenziale
in Gabon ha avuto luogo questo sabato, 27 agosto. Mentre sembrava che
Ali Bongo avesse perso le elezioni, dopo i risultati prodotti
dall’opposizione all’uscita dalle urne, come nel 2009 ha deciso di
imporsi con la forza. Da mercoledì sera, diverse manifestazioni sono
state represse con violenza dalle forze militari e di polizia. Anche se
per il momento non si riesce a stabilire il numero di morti, viste le
restrizioni di movimento e l’interruzione del collegamento internet, si è
comunque accertato che Ali Bongo non si limita affatto ai gas
lacrimogeni, ma fa sparare sulla sua popolazione con proiettili veri e
anche con armi pesanti e dagli elicotteri.

-Come lo dico, in Gabon, Ciad, Costa d’Avorio, a Gibuti, in Senegal…la Franciafrica è finita! Cosa si dice?
– Nostro signore, si!
-Bene

Oggi il governo francese lancia un appello per porre fine alla  violenza
e alla pubblicazione dei risultati elettorali di ogni seggio, adottando
una posizione di sostegno alla democrazia. Survie vorrebbe far presente
che la Francia non ha fatto che sostenere, negli ultimi 50 anni fino ad
oggi il regime del clan Bongo. Già nel 2009, Ali Bongo non sarebbe
riuscito ad imporsi con la forza senza l’intervento zelante di diversi
attori francesi [1].
La Francia ha continuato a sostenere il regime, concedendogli numerosi
segni di riconoscimento diplomatico (ricevimento all’Eliseo, spostamenti
dei ministri francesi). Questo sostegno viene esercitato soprattutto
mediante la cooperazione militare e in materia di sicurezza con
l’esercito e la polizia del Gabon. E questi ultimi attualmente uccidono i
civili del Gabon. Nel 2014 il governo francese si vantava di aver
formato quasi 4.000 militari del Gabon che impiegano in gran parte
materiale francese.
Ancora
oggi numerosi cooperanti francesi sono presenti all’interno delle forze
di sicurezza del Gabon, in particolare nelle file della guardia
presidenziale, la chiave di volta del sistema di sicurezza del clan al
potere. Il comandante capo della polizia nazionale del Gabon,
Jean-Thierry Oye Zue, questa mattina ha annunciato all’AFP che oltre 200
persone sono state arrestate da ieri sera. Questo comandante per
esempio, fino ad oggi, viene assistito da un consigliere speciale che,
guarda caso, è un  comandante di
polizia francese, Christophe Blu. Inoltre secondo alcune testimonianze
l’esercito del Gabon utilizzerebbe attualmente armi francesi,
soprattutto dei fucili d’assalto del tipo Famas per sparare sui civili
del Gabon.
Come sottolineato da Survie nel suo rapporto “Elections en Françafrique”,
pubblicato nel mese di aprile 2016, questo sostegno francese si
mantiene nonostante vi siano numerosi elementi che provano un
irrigidimento del regime da diversi anni (reclutamento nella polizia e
nell’esercito su base “etnica”, acquisti di armi, ecc.). Questa ripresa
in mano si è accentuata con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali.
Nelle
ultime settimane Survie ha interpellato diverse volte il governo
sull’aumento della repressione dei militanti dell’opposizione da parte
del regime e sui numerosi casi di arresti arbitrari [2],
prevenendo il rischio che Ali Bongo tenti nuovamente un di imporsi con
la forza nel contesto di queste nuove elezioni. La Francia non ha mai
condannato queste repressioni, e non ha neppure interrotto la sua
cooperazione militare e nel settore della sicurezza come l’avevamo
richiesto diverse volte.
La
diplomazia francese, da mezzo secolo un partner incondizionato del
regime di Bongo, cosa che dimostra con il suo silenzio in altri scrutini
di riconduzione di regimi dittatoriali in questi ultimi mesi (Gibuti,
Congo, Ciad), può difficilmente farsi allo stesso tempo l’avvocato del
vizio e della virtù”,
ha dichiarato Thomas Bart, il portavoce di Survie. “I
gesti diplomatici attuali rimangono delle posture opportunistiche fina a
quando il governo francese non annuncerà l’interruzione della sua
cooperazione militare e poliziesca, cosa che invece avrebbe dovuto fare
da tempo.”
Note
[1] Vedi in particolare il rapporto di Survie,” Élections en Françafrique. Congo, Djibouti, Tchad, Gabon.” p.50, aprile 2016.
[2] Vedi in particolare le nostre lettere aperte, la prima indirizzata a F. Hollande e pubblicata il 22 luglio: “Coopération sécuritaire française et répressions au Gabon “ e la seconda del 13 agosto,“Gabon :
Lettre ouverte à Jean-Marc Ayrault, ministre des Affaires étrangères.
Coopération militaire et sécuritaire avec le Gabon”
, accessibili a partire dal nostro sito www.survie.org