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Campagna online cerca gli autori anonimi di poesie scritte in carcere durante la dittatura in Argentina

2 luglio 2016

La cosiddetta “Guerra sporca” [it] dell’Argentina, combattuta tra il 1974 ed il 1983, ha rappresentato uno dei periodi più bui nella storia del paese, con circa 30.000 vittime. Centinaia di migliaia di civili furono rapiti, imprigionati, torturati, assassinati. Lavoratori, studenti, insegnanti, giornalisti, attivisti, chiunque mostrasse anche il minimo segno di dissenso alla dittatura di stampo conservatore, finiva nel mirino degli “squadroni della morte”.

I centri di detenzione clandestini divennero la casa di molti cittadini argentini. Il penitenziario di Rawson, una prigione di massima sicurezza nella provincia di Chubut, ha accolto tra le sue mura tra i 10.000 ed i 12.000 prigionieri politici dal 1975 al 1984. Alcuni ex detenuti sostengono che Rawson poteva essere considerato un vero e proprio campo di concentramento legalizzato.

Nel 1983, Hebe Mabel Garro, un’insegnante di letteratura che teneva lezioni in prigione, ha dato il suo addio a Rawson con una raccolta di poesie scritte dai detenuti, tra l’aprile del 1982 e l’agosto del 1983. Nessuno di questi testi porta con sé il nome del proprio autore.

Oggi, dopo quarant’anni dal colpo di stato, queste poesie, seppure ancora in forma anonima, sono state pubblicate [es,come tutti i link seguenti]: gli autori avranno finalmente un pubblico in grado di ascoltare “le loro voci.” Cosecha Roja (coltura rossa), una rete di giornalisti legali e di organizzazioni per la difesa dei i diritti umani, ha lanciato la campagna #Cuadernoderawson (Il quaderno di Rawson) per cercare di rintracciare gli autori originali dei versi.

In prigione la scrittura era proibita ma i detenuti trovarono una soluzione: staccare la punta delle matite e scrivere sulle cartine delle sigarette. Le poesie scritte a Rawson riuscivano ad andare oltre le pareti di quella prigione; si trattava di una naturale testimonianza di ciò che non poteva essere espresso normalmente a voce.

Dai versi di tutte le poesie traspaiono oscurità, fame, solitudine e rabbia. Tuttavia c’è anche spazio per la sensazione nostalgica verso la perdita e la speranza. Questo è quanto emerge nella poesia “Vamos Andando” (Andiamo avanti)

Andiamo Avanti

Per tutti i bambini che sognano e cantano
Per tutti i bambini che aspettano
Per quelli che ricordano
Per quella tenera mano che cerca un’altra mano
E non riesce a trovarla
Per le favole
Che nessuno vuole più raccontare
Per quelli che, ad ogni sguardo, interrogano
La nonna anziana
La dolce sorella
Per quelli che parlano con la propria madre segretamente
E si inventano giochi come se lei fosse lì
Per quelli che cercano settimana dopo settimana
Una via
Di mura ostili, strani gesti
Con un sorriso sulle labbra
E la pelle schiacciata contro un vetro smerigliato
Per tutti i bambini che sognano e cantano
Per tutti i bambini che stanno cercando
Una stella nella notte
Lassù nel cielo
Per tutti i bambini che aspettano
L’alba
Per tutti voi noi continuiamo ad andare avanti
Il quaderno, rimasto occultato fino ad oggi, è composto da 84 pagine, sottilissime e un po’ ingiallite, fitte di inchiostro. La copertina mostra una barca a vela sull’acqua.

Diciotto poesie anonime sono in cerca dei nomi dei loro autori. Cosecha Roja spera che l’identificazione dei poeti di Rawson possa in qualche modo mettere la parola fine ad un periodo molto doloroso della storia argentina. Se sei un autore di uno di questi testi, per favore contatta gli indirizzi info.cosecharoja@gmail.com e centrocultural.dhchubut@gmail.com.