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In Austria non ci sono canguri. Ma ci sono razzisti

di Elisabetta Folliero, 15 luglio, 2016.

Austria, che cosa succederà nella ripetizione delle presidenziali?
Perché la destra xenofoba raccoglie tanti consensi? Evidentemente non
basta che Vienna si riconfermi ogni anno come prima capitale al mondo
per qualità della vita.

In genere sui media italiani si parla poco dell’Austria, spesso non
viene citata nemmeno quando pubblicano le statistiche europee, molti non
sanno nemmeno che lingua si parli e c’è persino chi la confonde con
l’Australia (mi è capitato di ricevere delle lettere indirizzate
“Vienna-Australia”) tanto che nei negozi di souvenir si trovano delle
t-shirt con la scritta “no kangaroos in Austria”, come se secoli di
dominio Austro-Ungarico sull’Italia non avessero lasciato traccia nella
memoria collettiva. 

Ultimamente però è balzata agli onori della cronaca
per due motivi poco gradevoli: la paventata chiusura del Brennero e la
sfida per le presidenziali tra il rappresentante dell’ultra destra e
quello dei verdi, sfida ancora in corso visto che qualche giorno fa la
Corte Costituzionale ha annullato le elezioni. Come sia stato possibile
che la FPÖ (partito liberale) abbia raggiunto il 50% dei consensi è
difficile da capire, o forse facile.



Devo premettere che quando le prime ondate di profughi sono giunte in
Austria la popolazione ha reagito con inaspettata solidarietà,
soprattutto i viennesi. Moltissimi sono andati ad accoglierli alla
Westbahnhof (la principale stazione ferroviaria) cercando di rendersi
utili e portando generi di prima necessità, tanto che le varie
organizzazioni umanitarie hanno invitato a non portare più nulla perché
avevano i magazzini stracolmi. Dopo che l’Ungheria ha chiuso il confine,
molti attivisti sono andati a prendere i profughi con le macchine,
rischiando una denuncia come “Schlepper” cioè, per un usare un termine
ormai desueto, “passatore”, l’equivalente dello scafista di oggi, ma via
terra.




Ma poi lentamente ha iniziato a crescere la paura, paura che il
sistema sociale della piccola Austria non potesse reggere ad una simile
onda d’urto, paura che il gran numero di “Ausländer” – stranieri –
potesse mettere in pericolo la sicurezza, la tranquillità sociale. E la
paura è facile da manovrare.



Per arginare la propaganda dell’ultra-destra, in piena campagna
elettorale per le presidenziali, il governo austriaco ha minacciato il
rafforzamento dei controlli di polizia al Brennero, che sulla stampa
italiana è stato prontamente propagandato come chiusura della frontiera,
dimenticando anche che il Brennero è soltanto uno dei confini tra
Italia ed Austria, ma chi conosce la geografia?



Intanto sui manifesti elettorali di Norbert Hofer campeggiavano
slogan come “La tua patria ha bisogno di te adesso” “Austria per sempre”
“Il voto del buon senso” arginati debolmente da quelli di Van Der
Bellen che invitavano all’unità della Nazione ed alla collaborazione,
mentre il candidato della SPÖ (il partito socialista) ed ex ministro del
lavoro Hundstorfer, catapultato suo malgrado nella battaglia delle
presidenziali, appariva immediatamente debole e di secondo piano, benché
la SPÖ sia il partito di maggioranza relativa.



Così si è arrivati al risultato choc del primo turno: 35,1 % ad Hofer e 21,3 % a Van Der Bellen.

Probabilmente solo dopo il voto ci si è resi conto di quanto piede
avesse preso la destra xenofoba e razzista e di quanto il voto dei
viennesi fosse diverso da quello del resto dell’Austria: a Vienna Van
Der Bellen superava ampiamente il 40% dei consensi con punte del 49% nei
quartieri del centro e in quelli residenziali mentre Hofer restava
intorno al 20% tranne che in quattro quartieri, i più popolari e con la
maggiore densità di immigrati, dove -stranamente?- i rapporti di forza
tra i candidati si ribaltano.



Negli altri Land invece stravince Hofer, tranne nelle città di Graz, Innsbruck e Linz.

All’apertura delle schede dopo il voto di ballottaggio ci si trova
dinanzi ad un Paese spaccato letteralmente in due e solo dopo lo
scrutinio delle schede arrivate per posta (che non sono i voti degli
austriaci all’estero, come ho letto su parte della stampa italiana,
chiunque può scegliere di spedire la scheda anziché andare al seggio)
Van Der Bellen riuscirà a vincere con una differenza di soli 30.000
voti. Ma la FPÖ non molla, presenta ricorso ed il voto viene annullato,
non perché ci fossero stati brogli, ma perché i solerti burocrati, per
sbrigarsi prima, avevano deciso di aprire le buste la sera della
domenica anziché il lunedì mattina alle 9, come previsto dalla legge.



La Corte Costituzionale con questa decisione ha voluto ribadire il
principio che la legge va rispettata in tutto e per tutto, perché solo
così si tutela lo Stato di diritto, ma cosa succederà alle prossime
votazioni che si terranno non prima di settembre? Perché la destra
nazionalista e xenofoba raccoglie tanti consensi?



A differenza di altri Paesi europei, qui la crisi economica non si è
praticamente avvertita, qualche problema è iniziato di recente, secondo
me soprattutto a causa delle sanzioni contro la Russia, che era uno dei
grandi investitori, ma in generale il lavoro si trova, il sistema
sociale funziona, come le scuole e gli ospedali, nessuno ha subito
privazioni. Per tentare di capire cosa sia successo va detto
innanzitutto che in Austria non è stato fatto il lavoro di
rielaborazione e consapevolezza collettiva sul nazismo che è stato fatto
in Germania, gli austriaci se la sono cavata dando la colpa ai tedeschi
e ad all’Anschluss (l’annessione del 1938), citando un noto aforisma:
“Gli austriaci hanno convinto il mondo che Hitler era tedesco e
Beethoven austriaco”.
 

In secondo luogo, l’austriaco medio è un tipo ordinato, metodico, che
rispetta le regole e non sopporta che vengano infrante: questo modo di
comportarsi offre molti vantaggi nella vita quotidiana: nessuno butta le
cartacce a terra o fa rumore nei condomini fuori orario o nel fine
settimana, se attraversi sulle strisce o rispettando il semaforo puoi
anche omettere di guardare, tanto sei sicuro che le macchine si fermano,
i treni sono puntuali ed i mezzi pubblici molto affidabili, ma mentre
prima le sole infrazioni venivano addebitate con qualche mugugno alla
comunità turca (radicata da oltre mezzo secolo) l’arrivo incontrollabile
di migliaia di persone ha generato una paura diffusa, alimentata da
qualche sporadico fatto di cronaca nera, ben amplificato dai giornaletti
che vengono distribuiti gratis agli angoli delle strade. 

Un altro dato
da analizzare è il successo della destra nei quartieri popolari, tra gli
immigrati di seconda generazione e nelle campagne. Gli strati più
deboli della società temono che per aiutare i profughi e gli immigrati
in genere siano dirottate risorse economiche altrimenti destinate a
loro, gli immigrati di seconda generazione o coloro che comunque hanno
trovato qui una sicurezza economica tendono a fare scudo contro i nuovi
arrivati (questo l’ho rilevato anche tra gli italiani a Vienna) come se
temessero che i nuovi arrivati potessero creare loro dei problemi. Nelle
campagne la situazione è diversa, la vita si svolge in piccoli paesi,
ordinati, puliti e tranquilli, dove lo straniero (a meno che non sia un
turista) è un disturbo di per sé.


Un dato di fatto è certo: la SPÖ non è più in grado di comunicare con
il popolo, alle elezioni del 2015 per il sindaco di Vienna (che è anche
presidente del Land) il buon vecchio Häupl (in carica dal 1994) ce l’ha
fatta di nuovo, ma il partito ha perso molti consensi.



Evidentemente non basta che Vienna si riconfermi ogni anno come prima capitale al mondo per qualità della vita.

FONTE: Popoff quotidiano