General

Donne astronaute con felice futuro

di Daniele Barbieri, 29 luglio 2016.

Alla seconda uscita la collana di
fantascienza al femminile La Tartaruga Blu ha messo a segno un altro
buon colpo, offrendo la possibilità di approfondire la conoscenza di una
autrice poco nota in Italia (unica eccezione negli ultimi anni è il bel
racconto «Mary e Joe» nell’antologia «Nove vite» degli Editori Riuniti).



Piacevole nello stile e sorprendente
nella biografia Naomi Mitchison: nasce nel 1897 in un prestigioso clan
scozzese e poi nella sua lunga carriera scrive di tutto (poesia, teatro,
storia, saggistica politica ma anche romanzi per ragazzi) mentre si
interessa attivamente di politica e di problemi sociali. Per la sua
attiva partecipazione alla lotta per l’indipendenza del Botswana è stata
nominata “Madre della tribù Bakgatla”. E se non bastasse ha messo al
mondo 5 figli.



Questa straordinaria ricchezza di vita e la ben sperimentata maternità sono fra gli elementi forza del romanzo «Diario di un’astronauta»
(del 1962) scritto dalla Mitchison quando già era nonna. Inizia
sintomaticamente con la frase «Penso ai miei amici e ai padri dei miei
figli. Penso ai miei figli, più spesso a Viola che ai miei 4 figli
normali. E penso ad Ariel. E all’altro».



L’astronauta è Mary, una donna
consapevole di sé e della propria identità, emancipata e indipendente,
ma che mantiene inalterato il rapporto con le proprie emotività e
femminilità. Mary, che è l’opposto dello stereotipo dell’astronauta (oca
o avventuriera) partecipa all’esplorazione delle galassie in qualità di
esperta nelle eso-comunicazioni: dipende cioè dalla sua sensibilità,
intelligenza e adattabilità riuscire a entrare in contatto con farfalle
telepatiche, echinodermi con logica quintupla e larve giocherellone,



In questo futuro piacevole e
tranquillizzante, dove socialismo e femminismo hanno stravinto, è
possibile colloquiare con i più comuni animali terrestri: cavalli, cani,
maiali o sciacalli, Perché «si può comunicare con qualsiasi forma
vivente, per quanto distruttiva e priva di coscienza possa essere»;
anche se «i leopardi hanno sempre la testa altrove».


Nella attenta postfazione di Luciana
Percovich, che ha curato inoltre la traduzione, sono suggerite numerose
chiavi di lettura. Su un punto concordiamo sicuramente: il modo in cui «Diario di un’astronauta»
affronta il tema della maternità, cosciente e consapevole ma anche
felice e libera, è «tra i più alti» mai comparsi nella letteratura
fantascientifica.

FONTE: La bottega del Barbieri