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Chi sono le tribù incontattate, oltre gli stereotipi

28 giugno 2016.

Survival risponde
alle domande più frequenti sui popoli incontattati del mondo. Ad
esempio, nessuna di loro continua a vivere nello stesso modo in cui
vivevano nei secoli passati.

Secondo Survival International,
il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, le tribù
incontattate nel mondo sarebbero almeno 100, sparse tra Asia, Oceania, America settentrionale e America meridionale. Ma di cosa e
di chi parliamo quando usiamo il termine “popoli incontattati”?
Survival mostra una panoramica delle domande più ricorrenti su queste tribù, smontando falsi miti costruiti in anni di sensazionalismo etnocentrico.


Esistono tribù “sconosciute” o “perdute”?

No, si tratta solo di mero sensazionalismo. È estremamente
improbabile che esistano tribù la cui esistenza sia completamente
sconosciuta a qualcun altro.


Cosa si intende per “incontattate”?


Quando si parla di “tribù incontattate” ci si riferisce a gruppi
umani che non hanno contatti pacifici con nessun membro delle culture o
delle società dominanti. Nel mondo esistono circa 100 tribù
incontattate.


Questo significa che non hanno contatti con nessun altro in assoluto?


No, tutti i popoli hanno dei vicini, anche quando sono molti
distanti, e sanno della loro esistenza. Nel caso delle tribù
incontattate, questi vicini potrebbero essere i membri di un’altra
tribù, con cui potrebbe avere o meno relazioni amichevoli.


Potrebbero aver avuto contatti in passato?


Probabilmente sì. Alcune tribù potrebbero essere state in contatto
con la società colonialista in passato, magari nei secoli scorsi, e poi
essersi ritirate per sfuggire alle violenze veicolate dal contatto.
Alcuni gruppi facevano parte di popoli più grandi, da cui si sono
separati durante la fuga.


Alcune tribù che oggi vivono solo di caccia e raccolta, in passato
coltivavano gli orti. Potrebbero aver smesso di coltivare perché
costretti alla fuga continua.


Continuano a vivere nello stesso modo in cui vivevano nei secoli passati?


Assolutamente no, nessuno di loro. Grazie al commercio inter-tribale,
alcuni gruppi amazzonici hanno cominciato ad usare le armi prima di
incontrare i non-Indiani. Moltissime tribù incontattate fanno uso di
utensili di metallo trovati, rubati o scambiati con i loro vicini, da
molti anni, se non addirittura da generazioni. I popoli incontattati
delle Isole Andamane usano pezzi di metallo provenienti da vecchi
relitti. La patata dolce, l’alimento principale delle tribù polinesiane
da molto prima del loro contatto con gli Europei, proviene dal Sud
America.


Esistono società “incontaminate” o “originali”?


Tutti i popoli cambiano nel tempo, costantemente e in tutte le
epoche, e così anche le tribù incontattate. Survival non parla di tribù o
culture “incontaminate”. Non sono arretrate né primitive.
Semplicemente, vivono in modo diverso.


Da quanto tempo vivono là?


Generalmente i popoli tribali vivono sulle loro terre da molte generazioni, se non da millenni.

Alcuni sostengono che l’esistenza delle tribù incontattate sia una menzogna.


Alcuni “primi contatti” vengono messi in scena a beneficio dei
turisti, ma esistono veramente tante tribù realmente incontattate, e se
ne scoprono continuamente di nuove. Spesso sono sorprendentemente vicine
a gruppi umani con cui sono state in contatto per decenni, o anche più a
lungo.


Forse si isolano perché non vedono i lati positivi del “nostro” stile di vita? Se li conoscessero, forse si unirebbero a noi…


Non ne avrebbero l’opportunità. In realtà, il futuro che gli viene
offerto è solo quello di entrare a far parte della nuova società al
livello più basso possibile – spesso come mendicanti e prostitute. La
storia dimostra che solitamente i popoli tribali precipitano in una
condizione molto peggiore dopo il contatto, e spesso si tratta della
morte.


Perché sono in pericolo?


Gli stranieri vogliono la loro terra o le sue risorse. Vogliono
sfruttarne il legname o i minerali, costruire dighe e strade, aprire
allevamenti, insediamenti di coloni e tanto altro. Di solito il contatto
è violento e ostile, ma i sicari più infidi sono spesso malattie comuni
da noi, come influenza e morbillo, verso cui i popoli incontattati non
hanno immunità; spesso queste epidemie li uccidono.


Di cosa hanno bisogno?


Che le loro terre siano protette.

Non possiamo certo lasciarli soli per sempre!


Se l’alternativa è la loro distruzione, perché no? A chi spetta la
scelta, a loro o a “noi”? Se un popolo vuole stabilire un contatto con
una società più ampia, trova certamente il modo di farlo. Se pensiamo
siano esseri umani, allora hanno anche dei diritti umani. Il problema è
che è ancora molto diffusa l’opinione che si tratti di persone primitive
e incapaci di decidere per se stesse.


Perché lottare tanto per la loro sopravvivenza?


Prima di tutto, perché sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Se
vogliamo difendere i diritti umani, dovremmo sicuramente preoccuparci di
chi soffre le minacce più gravi.


Secondariamente, i loro stili di vita, le loro lingue, le loro
conoscenze delle piante e degli animali del loro ambiente (incluse le
piante medicinali), sono unici. Sanno cose che noi ignoriamo.


Infine, essendo i popoli “più diversi” dagli altri, contribuiscono in
modo incalcolabile alla diversità della vita umana. Se la diversità è
importante in ogni ambito, questa è certamente tra le più preziose.


Pensare di poterli salvare è solo utopistico romanticismo?


No, significa invece affermare il diritto dei popoli di decidere per
loro stessi piuttosto che essere distrutti per mano di una società
invadente. Nessuno può pensare che sia “romantico” opporsi al
colonialismo, alla schiavitù, all’apartheid o alla morte.

FONTE: Survival