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Missili, satelliti e fucili italiani per i torturatori d’Egitto

di Antonio Mazzeo, Antonio Mazzeo Blogspot, 

09.04.2016, “Non
siamo disposti ad accettare verità distorte e di comodo e se non ci
sarà un cambio di marcia da parte degli inquirenti e delle autorità
dell’Egitto, il governo potrà ricorrere a misure immediate e
proporzionate”.


Il 5 aprile 2016, intervenendo al Senato sul caso di Giulio Regeni,
barbaramente torturato e ucciso al Cairo il 25 gennaio, il ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni ha promesso il massimo sforzo per far luce
sui mandanti e gli esecutori dell’omicidio del nostro giovane
connazionale. Dopo il rifiuto degli inquirenti egiziani di consegnare i
tabulati di una decine di utenze telefoniche, il premier Renzi ha
richiamato in Italia l’ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari.
Per
tanti analisti, il governo – stavolta – sembra voler fare sul serio.
Peccato però che ad oggi non esista atto concreto che rimetta in
discussione la consolidata partnership politico-militare-industriale tra
Italia ed Egitto o quantomeno congeli i trasferimenti di sistemi d’arma
pesanti e leggeri alle forze armate e di polizia del sanguinario regime
di Al-Sisi. Al contrario, nelle stesse ore in cui il ministro Gentiloni
faceva la sua minacciosa sortita in Parlamento, un’azienda leader nel
settore aerospaziale controllata in parte dalla holding Finmeccanica,
Thales Alenia Space, annunciava la firma di un contatto di 600 milioni
di euro per la fornitura di un sistema di telecomunicazione militare
satellitare al governo egiziano. L’accordo è stato raggiunto nel corso
della recente visita al Cairo del presidente Francois Hollande,
sicuramente uno dei più accreditati sostenitori internazionali dei
dittatori d’Egitto.
Oltre al satellite co-prodotto da Italia e Francia, Hollande si è
impegnato a fornire ai militari egiziani cacciabombardieri e unità
navali. In particolare, i cantieri francesi DCNS consegneranno nel 2017
una corvetta tipo “Gowind 2500” a cui seguiranno altre tre unità dello
stesso tipo prodotte nei cantieri egiziani di Alessandria tra il 2018 e
il 2019. La commessa ha un valore superiore al miliardo di euro, a cui
si aggiungeranno altri 3-400 milioni per la fornitura dei sistemi da
combattimento che in buona parte saranno prodotti da imprese controllate
interamente o parzialmente dal colosso Finmeccanica. Le quattro
corvette “Gowind” saranno armate infatti con cannoni 76/62 Super Rapido di Oto Melara (società di Finmeccanica S.p.A. con stabilimenti a Brescia e La Spezia), missili antinave MM 40 Block 3 Exocet e VL MICA di
produzione MBDA (Matra BAE Dynamics Alenia), il maggior consorzio
europeo nel settore missilistico, controllato per il 75% da Aibus e BAE
System e per il restante 25% da Finmeccanica.

Alla marina militare egiziana è giunta pure una fregata multiruolo
tipo FREMM  realizzata nei cantieri navali del gruppo DCNS. Anche in
questo caso molti dei sistemi di combattimento parleranno italiano. La
nuova fregata sarà armata con i cannoni da 76 millimetri Super Rapido di Oto Melara, con i missili antiaerei superficie/aria Aster 15 di Eurosam (un consorzio europeo formato da MBDA e Thales), con quelli da crociera Scalp Naval e antinave Exocet MM40 (di
produzione MBDA) e con i siluri anti-sommergibili MU90 (prodotti dal
consorzio Eurotorp, costituito dalle società Thales e DCNS e dalla Wass
di Livorno del gruppo Finmeccanica). Proprio grazie alle commesse
missilistiche per la fregata FREMM all’Egitto e per i cacciabombardieri
Rafale che la Francia fornirà al regime del Qatar, il consorzio MBDA –
MatraBAE Dynamics Alenia ha registrato nel 2015 un fatturato record di 5,2 miliardi di euro.

Nel 2013, un’altra importante azienda del gruppo Finmeccanica,
AgustaWestland, si assicurò un contratto di 17,3 milioni di dollari per
la manutenzione e l’assistenza al parco elicotteri delle forze armate
egiziane. A fine 2012, sempre AgustaWestland consegnò all’Egitto due
elicotteri AW139 in configurazione ricerca e soccorso (SAR) e trasporto
truppe, armamenti e materiali. Il contratto, per un valore di 37,8
milioni di dollari, fu sottoscritto con U.S. Army Aviation and Missile Command (AMCOM),
il comando aereo e missilistico dell’esercito Usa che trasferì poi alle
autorità egiziane i due mezzi italiani attraverso il programma Foreign Military Sales (FMS).
Ad AgustaWestland furono pure assegnate le attività addestrative dei
piloti e del personale di terra e la fornitura delle attrezzature e dei
ricambi necessari per la messa in servizio degli elicotteri. Nel
dicembre 2010, anche l’azienda DRS Technologies, con sede e stabilimenti
negli Stati Uniti d’America ma intermante controllata da Finmeccanica,
firmò con l’esercito Usa un contratto di 65,7 milioni di dollari per
consegnare alle forze armate egiziane veicoli, sistemi di sorveglianza e
altre apparecchiature elettroniche.

“L’Italia è l’unico paese dell’Unione europea che, dalla presa del
potere del generale al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la
repressione interna nonostante la sospensione delle licenze di
esportazione verso l’Egitto decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio
dell’Unione europea”, denunciano la Rete italiana per il disarmo e
l’Osservatorio permanente armi leggere (Opal) di Brescia. “Nel 2014
l’Italia ha fornito alle forze di polizia egiziane 30.000
pistole, prodotte nel bresciano e nel 2015 di 3.661 fucili, per la
maggior parte prodotti da un’azienda in provincia di Urbino. Nel 2012 il
valore delle esportazioni di armi italiane all’Egitto ha raggiunto i 28
milioni di euro e ha riguardato fucili d’assalto e lanciagranate della
Beretta, munizioni della Fiocchi, blindati della Iveco di Torino e
apparecchiature specializzate per l’addestramento militare”.

 Sempre secondo i ricercatori della Rete per il disarmo e di Opal,
nel 2011 il governo italiano autorizzò l’esportazione alle forze armate
egiziane di 14.730 colpi completi per carri armati a cui si aggiunsero
l’anno successivo 692 colpi con spoletta più altri 673, tutti prodotti
da Simmel Difesa di Colleferro, Roma. Sempre nel 2011, fu autorizzata
l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard per
missili Sparrow/Aspide a cui sono seguiti, nel 2012, altre 1.000
componenti per la stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall
Italia Spa di Roma. Quello stesso anno il governo italiano autorizzò
pure l’esportazione di 55 veicoli blindati Lizard prodotti dalla società Iveco, attrezzature del cannone navale 76/62 Super Rapido di Oto Melara e apparecchiature elettroniche e software di Selex Elsag (oggi Selex ES), altra azienda del gruppo Finmeccanica.