L’unione fa la forza. Nuove Tribù Zulu.
romano con il nuovo EP Namastè Om Shanti al Parco
della Musica. Mix di ritmo, groove e melodie tra Mediterraneo, Medio
Oriente e India.
Nuove Tribù Zulu,
Foto Giovanni Coccia e Cristina Aruffo
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assistito all’inizio di gennaio di quest’anno ad una sorta
di “anteprima” del concerto di Nuove
Tribù Zulu, ora in programma
all’Auditorium Parco della Musica il primo giorno d’aprile.
Non si tratta di uno scherzo, però.
che si apre al mondo senza pregiudizi.
il lancio dell’Ep Namasté
Om Shanti
all’auditorium Santa Chiara.
anche se attesa perché è da 25 anni che ci sorprendono.
sera teatro gremito, posti in piedi.
spettacolo, una live performance in esponenziale crescendo che ha
coinvolto, trascinato il pubblico in un’esperienza musicale fatta
di ritmo, groove e melodie tra Mediterraneo, Medio Oriente e
India, con incursioni tra Klezmer e Gypsy, che non ti faceva smettere
di chiedere bis. Sto ancora digerendo sensazioni che mi portano
lontano.
se si vuole.
Om Shanti, del resto, propone due brani originali, teaser
del lavoro in corso di questo storico gruppo che anima, ormai da
un coerentissimo, eppure sempre creativo e sempre sorprendente,
quarto di secolo, il panorama romano/italiano della folk/world music.
Due brani, due title track, Namastè
e Hara Shiva Shankara,
nell’Ep del 2015.
che ne esaltano i potenziali dance.
E lì si balla, sul serio.
dell’anno per Filibusta
Record.
È
da questo Ep, in realtà un concept, che nasce Namastè Live
2016 sul palco del Teatro Studio dell’Auditorium Parco della
Musica, una produzione in collaborazione con Norman Music
ed Helikonia.
Il
gruppo suona – fa musica – nella collaudata formazione composta
dai fratelli Camerini. La voce, inconfondibile, di Andrea
Camerini, nel crescere del groove.
L’acrobatico
contrabbasso di Paolo Camerini, maestro dello slapping e di
altre interazioni ritmiche con lo strumento che ci lasciano con
il fiato sospeso. Straordinaria polistrumentista, Ludovica
Valori, alla fisarmonica, pianoforte e tastiere.
E che quando
serve ci mette la voce.
Questi ultimi due, reduci da una
tournée americana, nell’ensemble Train
de Ville che li ha
visti suonare a New York,
in due locali ad Harlem
la loro world/folkmusik, e, al Queens College della City
University of New York
(CUNY), in
occasione del lancio dell’Italian Culture Club creato di
recente dall’ateneo, con il nuovo ed il vecchio folk
italiano/romano, per spiegare, con la loro perfomance ed un reading
curato dalla sociologa urbana Irene
Ranaldi, cosa è oggi
Roma e l’Italia con le sue contraddizioni.
Infine, ma non ultimi, semmai
indispensabili per il mix e lo spettacolo.
Roberto Berini
alla batteria, una “gun machine” nella precisione e
nell’espressione. Massimiliano
Diotallevi al
sassofono/fiati capaci di fiati/grida da lasciare senza fiato.
Basterebbe. Ma non basta.
Non basta
perché in concerto ci saranno degli straordinari guest che hanno
collabrato all’Ep. L’iraniano Pejman
Tadajon, stupefacente
maestro di setar
e kamancheh,
strumenti ancestrali della musica asiatica. Ed il
maestro
di Tabla Sanjay Kansa
Banik, dall’Orchestra
di Piazza Vittorio, con
percussioni da brivido.
Appuntamento da non mancare il primo
di aprile al Teatro Studio dell’Auditorim Parco della
Musica di Roma.