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La resistenza di Kobane passa anche per la solidarietà

di coreonline, 22 Aprile 2016


Pubblichiamo il report della
delegazione “
Bimbi
di Kobane
”, il
progetto avviato
lo
scorso dicembre
da
tre associazioni curde a sostegno dei 174 bambini rimasti orfani
durante l’assedio di Kobane e inserito nell’ambito dei lavori per
la
ricostruzione
della città






Avviene in una mattina di primavera a
Kobane l’incontro con le volontarie dell’Associazione Sara.
Decidiamo di non vederci nel loro piccolo luogo di ritrovo. 

Per avere maggiore spazio, ci troviamo
nella stanza dell’ufficio del Reconstruction
Board
, accanto all’unico forno che produce il pane per tutta la
città, nei pressi del grande edificio della Municipalità del
Cantone di Kobane.



Con loro troviamo ad accoglierci e a
salutarci anche le compagne del Congresso dell’Unione di Star
(Yekitiya Star), l’organizzazione di donne che contribuisce
significativamente alla lotta per la parità di genere su tutti i
livelli della società, occupandosi non solo di economia ed ecologia,
ma anche di formazione, portando avanti pratiche pedagogiche
alternative di apprendimento.


Le tre volontarie dell’Associazione
Sara ci accolgono con entusiasmo e ci spiegano come con fatica siano
stati tessuti in maniera sempre più stretti i rapporti e le
relazioni con i Familiari dei Martiri che si prendono cura dei
bambini e delle bambine che hanno perso i loro genitori.



Molti familiari dei martiri
della resistenza di Kobane dopo la guerra soffrono di problemi di
grande povertà e dislocamento.
Sono stati per esempio
costretti ad abbandonare le loro case ormai distrutte da Daesh, per
trasferirsi in alcune abitazioni nei villaggi circostanti.

 
Sappiamo dall’Ufficio di
Ricostruzione che è in programma la costruzione di un distretto
abitativo della città che possa dare ad alcuni familiari dei martiri
immediatamente diritto ad una casa nuova, ma questo progetto è
ancora in una prima fase di realizzazione e ci vorrà del tempo.




Per ora i bambini e le bambine non
hanno un posto in cui poter vivere insieme e crescono in diverse
case, accuditi spesso dai familiari, sopravvissuti alla guerra,
insieme ai nonni anziani o dai vicini. Ci raccontano varie storie di
bambini che hanno visto uccidere il proprio il padre, o di chi si è
salvato tra le braccia della madre uccisa. 

Di quelli che vivono nelle case
distrutte o di quelli che non hanno case quindi costretti a vivere
con i loro vicini, due o tre famiglie insieme. 

Ci
raccontano dei bambini che ancora non capiscono il significato della
morte e che aspettano il loro padre e di quelli che dalla morte del
padre ne abbracciano sempre la foto.

Infatti, anche se si impegnano con
determinazione, le donne dell’Associazione ad ora non sono tante e
le emergenze quotidiane di movimento o l’impossibilità di
spostarsi a causa della guerra, non sempre permettono loro di
raggiungere in ogni momento le case degli orfani, sparse nei diversi
villaggi.


Per questo, c’è voluto del tempo
per trovare un’auto per potersi spostare. Qui infatti, il tempo, la
temporalità, non prevede la possibilità dell’appuntamento fisso o
prefissato.
 

Il
tempo non viene vissuto in maniera lineare, ma è scandito piuttosto
dall’urgenza e dall’attenzione data dal momento, dalle necessità
e dagli ostacoli dati dalla  guerra che di volta in volta si
presentano
.
Attendono, senza poterlo definire in
anticipo, il giorno giusto per spostarsi e allora un furgoncino le
aspetta, pronto a portarle di casa in casa a far visita ai bambini e
alle bambine.


Le volontarie dell’Associazione Sara
prima della partenza verificano meticolosamente la loro attrezzatura:
macchina fotografica, fogli da disegno, matite colorate,
pennarelli.
 

“Hai portato le caramelle?”, chiede Semira
all’altra volontaria.
Consapevole che si tratta dello strumento più prezioso
per i bambini e le bambine che sempre le desiderano e le reclamano. Ride mentre dice in
tono serio “Scusate, ma senza caramelle non possiamo partire”.
Il
furgone percorre le vie strette della città di Kobane, in gran parte
ancora distrutta e ci porta nelle abitazioni in cui si trovano i
bambini e le bambine.



Nella prima casa ci accoglie, dopo un
po’ di tempo di attesa, una signora anziana, la nonna di Xofran
Hemidi e Beyan Hemidi. Era impegnata nella pulizia di alcuni panni e
vestiti sul tetto di un’abitazione ancora danneggiata, e solo dopo
averci visto dall’alto, scende veloce le scale, per accoglierci.
Xofran è a scuola e ha portato anche Beyan con sè. 

Le due sorelle stanno nella lista in
attesa di un sostegno a distanza.
Ci viene allora chiesto, con
ospitalità e amicizia, di rimanere a parlare, per aspettare insieme
il loro ritorno.
 
Stupisce
come le volontarie dell’Associazione abbiano instaurato con le
parenti delle bimbe un legame di profonda amicizia e profondo
rispetto.




Nell’attesa di qualche ora tra le
donne presenti si parla dei problemi che riguardano la vita
quotidiana, vengono raccontati i soprusi della guerra, la storia
della perdita dei cari che hanno combattuto, e le difficoltà della
loro vita attuale mentre viene generosamente offerto del chai e del
caffè. La signora anziana appare stanca e ci racconta come l’assenza
di un minimo sostegno e una non adeguata nutrizione sia un grosso
problema per loro.

La presenza e l’arrivo di questi
aiuti è importante perché il popolo curdo vive in Siria una
situazione ancora molto difficile.
Mentre in Turchia si acuiscono feroci
e inumani attacchi da parte di Erdogan e dell’esercito turco,
nella
città di Kobane nel nord della Siria, abbiamo visto gli effetti e
l’aggravamento prodotti dalla chiusura delle frontiere sia da parte
della Turchia che da parte del Kurdistan Iracheno che impongono
all’intera popolazione un difficile embargo e la difficoltà di
reperimento di cibo, vestiti e altri beni fondamentali

Quando le bambine tornano da scuola, rimangono sorprese e incuriosite
dalla presenza di nuove delegate dall’Italia. Il
loro sguardo è solitamente distratto. 

Ma non sembra così oggi. 
Mentre si
trovano ad interagire con sorrisi di volti diversi, guardano con
attenta curiosità i volti nuovi.
Gli aiuti sono divisi e consegnati
sempre di persona, di volta in volta, inogni singola casa dalle
volontarie dell’Associazione Sara.
Ricevono con i saluti, andando via,
dopo ogni incontro, parole di ringraziamento.
La signora anziana ci chiede se gli aiuti arriveranno
oltre che a Kobane anche a Cizre in Turchia, che si trova, ora, dopo
gli attacchi dell’esercito turco, in una situazione peggiore e
drammatica.

Le parole
di ringraziamento sono rivolte alle famiglie italiane che supportano
a distanza il progetto Bimbi di Kobane, per dare agli orfani
condizioni di vita dignitose e un futuro sereno
,
gettando le basi di una nuova società solidale, supportando la
resistenza della città e l’autonomia democratica che le sue
abitanti e i suoi abitanti stanno mettendo in pratica ogni giorno con
grande determinazione e coraggio.



Per maggiori informazioni e per un
contatto diretto con l’associazione promotrice:
www.bimbidikobane.com