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Intervista con il filosofo e musicista Silvio Talamo

di Milena Rampoldi, ProMosaik – Qui di seguito la mia intervista con il filosofo e musicista italian Silvio Talamo che vive a Berlino. Gli ho fatto delle domande su musica, letteratura e migrazione. Per farvi un’idea della sua musica, guardatevi questo video.







Milena Rampoldi: Che rapporto vedi tra migrazione e crescita personale?

Silvio Talamo: Innanzitutto io non credo che il
concetto di migrazione possa ancora essere applicato così come lo si intendeva
un tempo. Ho davanti agli occhi l’immagine degli emigranti italiani con tanto
di valige di cartone che attraversavano l’oceano per non tornare più. Le
condizioni cambiano. Un tecnico che decide di lasciare la propria nazione,
anche di emigrare quindi, non è equiparabile alla la gente ammassata ai confini
o che arriva sui barconi qui in Europa. In due ore, ad esempio, ormai mi è
possibile tornare in Italia o muovermi per l’Europa. In ogni modo entrare in
relazione con altre realtà è fondamentale. E’ fondamentale, per me, vedere,
ascoltare direttamente altri artisti del mondo, interagire. Non è la stessa
cosa che ascoltarsi un cd. Muoversi fa bene è una porta verso il mondo che sta
nascendo.



MR: La musica e la letteratura
secondo te come possono positivamente contribuire al dialogo interculturale?

ST: La musica e la letteratura sono
già un dialogo e quando approcci ad altri linguaggi stai semplicemente
dialogando con altre culture e visioni del mondo che hanno sempre qualcosa di
uguale e qualcosa di diverso. Sono il veicolo privilegiato.

MR: Quali obiettivi principali
affronti nei tuoi due racconti e quali sono i temi principali?

ST: Obiettivi non ne ho, anzi cerco
di non averne. Quando scrivo, in genere a tempo perso, cerco di non pormi
finalità. Semplicemente faccio emergere alla luce quel grumo di sensazioni che
ruotano intorno al messaggio che vorrei dare. La letteratura rimane un grande
viaggio. I viaggi arricchiscono, non sempre significano.

MR: Quale rapporto vedi tra
filosofia e vita?

ST: Un rapporto necessario se intendiamo
la filosofia come capacità di farci domande e magari, in alcuni ambiti, di
trovare risposte. Ma è certamente un rapporto negato. Non siamo in un’epoca che
sembra amare le “risposte” tanto meno le “domande” anche se in molti ne hanno
l’esigenza.

MR: Riguardo alla situazione
degli stranieri attualmente in Germania: quali sono le difficoltà e quali le
soluzioni possibile per una vera convivenza?

ST: Le difficoltà sono quelle che
incontri quando cambi tutto. Nuovi posti, nuova lingua, nuovi modi di relazionarsi.
Io faccio parte della comunità europea, sono straniero a metà! Credo però che ci
sono ancora troppe differenze nei rispettivi sistemi nazionali, ci stiamo solo
ora affacciando ad una relazione più stretta tra la gente d’Europa, è un
processo ancora in costruzione. La soluzione non è solo locale. Dovremmo capire
che il mondo è diventato più piccolo e che questa cosa può essere una
possibilità per tutti. Il resto potrà dirlo solo il tempo. Siamo in un momento
che ha in sé una chiusura verso l’altro ma anche una incredibile nuova
apertura, vedremo quale delle due forze alla fine vincerà. Per quanto riguarda
me desideravo semplicemente vivere in un posto con una grossa concentrazione di
gente da tutto il mondo e l’ho fatto.