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Hic Sunt Terrones

di Alessandra
Daniele
, carmillaonline,
20 Aprile 2016.


I leghisti entusiasti del blocco del
Brennero non si rendono conto di ciò che significhi. Quella barriera
dimostra innanzitutto che quando l’Europa si rinchiuderà nella sua
Panic Room, circondandosi di mura e fossati come un castello
medievale, lascerà fuori l’Italia.

E questo non soltanto perché
l’Italia abbia quasi 8.000 chilometri di coste, e sia perciò
considerata
indifendibile.
Fra
i
barbari
che l’Europa vuole lasciar fuori non ci sono soltanto i profughi e
i migranti che il nostro paese vorrebbero solo attraversarlo in
fretta come uno Stargate, ma anche gli italiani che ci sono
nati.
 

Salvini si crederà pure ontologicamente superiore a
magrebini e siriani, ma per un austriaco, e specialmente per
certi
austriaci della
sua stessa
colorazione ideologica, Salvini con quella barba e quell’accento è
in realtà pressoché indistinguibile dagli altri
terroni
pezzenti
che premono alle
sacre frontiere dell’EUReich.
A dispetto di tutte le loro verdi
fantasie Padanoceltiche, sulle cartine europee la scritta Hic Sunt
Terrones è molto più in alto di dove i leghisti la vorrebbero.
Si
dice che l’Italia sia considerata il Giardino d’Europa. 

E infatti
il giardino sta fuori.
Si usa per qualche barbecue, magari per
coltivare i pomodori, per pisciare il cane, per seppellire qualche
carogna, ma quando si chiude la porta, il giardino e tutta la fauna
che lo infesta restano
fuori.
Come
il nostro piccolo petulante reuccio cazzaro resta fuori dai vertici
internazionali che contano, quelli nei quali si decide veramente
qualcosa.
 

Come l’Italia resta fuori dal giro economico grosso,
espropriata di tutte le industrie strategiche, di tutte le
leggendarie
esclusive
alimentari, e ridotta a
sguattera degli speculatori. In effetti, l’Italia è come il
giardino di un hoarder: sempre più uno sterrato ricoperto di
spazzatura, erbacce velenose, vecchi copertoni, poltrone sventrate,
pezzi di legno marcio, chiazze di liquame, e lavatrici arrugginite
dove fanno il nido i topi.
Più che un giardino, è una discarica,
nella quale i leader istituzionali esortano i cittadini a votare solo
quando già sanno che non servirà a niente, e quando il voto
potrebbe davvero servire a qualcosa, li diffidano dall’avvicinarsi
alle urne. 

Una discarica dove, nonostante l’overdose di
pesticidi, proliferano gli scarafaggi.