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La Cina taglia posti di lavoro nel settore del carbone e i minatori protestano in una base rivoluzionaria del partito

Di Simon Denyer, WashingtonPost, 1 marzo 2016, traduzione italiana di Milena Rampoldi di
ProMosaik e.V.

In novembre, i
minatori aspettano di entrare in una miniera di carbone vicino a Datong nella
Cina settentrionale. La Cina
è il maggior produttore mondiale di carbone. (Greg
Baker/AFP/Getty Images)
PECHINO — Le miniere di
carbone di Anyuan nel sudest della Cina giocano un ruolo  del tutto speciale nella storia del Partito
Comunista Cinese.
Era qui che quasi un secolo fa
Mao Zedong e altri intellettuali che guidavano il nuovissimo partito riuscirono
a creare un primo collegamento con gli operai ordinari, sostenendo la loro
sindacalizzazione e mobilitazione per il noto sciopero generale del 1922.
Martedì centinaia di minatori
del carbone di Anyuan e delle miniere nei dintorni marciavano per la città di
Pingxiang per protestare, ma questa volta non erano lì per sostenere il partito
comunista, ma per opporsi ad esso. 
La Cina lunedì aveva annunciato
un taglio di 1,8 milione di posti di lavoro nei suoi settori del carbone e
dell’acciaio, ovvero circa il 15 percento della forza lavoro complessiva.
Infatti il paese si vede costretto a ridurre l’occupazione eccessiva nelle sue
imprese minerarie ed industriali gonfie nel mezzo di una profonda recessione
economica.

Un operaio nel 2013 fa funzionare un forno presso le
acciaierie di Hefei, nella provincia di Anhui. (fotografia di Jianan
Yu/Reuters)

Ma i minatori di Anyuan e di
altri distretti di Pingxiang sono già colpiti. L’impresa mineraria locale di proprietà
statale ha ridotto la produzione, licenziato operai e detto agli altri di
starsene a casa, riducendo drammaticamente la loro paga a soli 470 yuan ($70) al
mese.
Secondo una comunicazione del
dipartimento della propaganda del Partito Comunista del gruppo dei minatori di
Pingxiang, lunedì mattina circa 150 minatori si sono incontrati per opporsi
alla decisione dell’azienda, riunendosi ad un incrocio, bloccando
temporaneamente il traffico.
Secondo i post sui social
media e i testimoni, fino a 10.000 operai provenienti da tre miniere martedì sono
marciati per le strade con degli striscioni con la scritta “Gli operai vogliono
sopravvivere, gli operai hanno bisogno di mangiare”.
“Come si fa a sopravvivere con
470 yuan?” ha detto un operaio contattato telefonicamente che per paura di
possibili rappresaglie vorrebbe rimanere anonimo. “I miei genitori e i miei
nonni hanno lavorato in miniera. Gli operai hanno costruito la miniera con le
loro mani. E proprio qui Mao Zedong ha diretto il grande sciopero e in questo
modo è nato il Partito Comunista – e ora questo?”
Gli scioperi e le proteste dei
lavoratori in tutta la Cina negli ultimi sei mesi quando ha avuto inizio la
recessione economica sono aumentati in modo drammatico. Ma il significato di
quelle proteste che si diffondono fino a Anyuan non andrà perso per nessuno
motivo al mondo, in quanto rimane intriso delle storie e dei miti di fondazione
del partito comunista.
Negli anni all’indomani dello
sciopero del 1922, la regione di Anyuan divenne il centro della mobilitazione
degli operai del partito ed per le sue credenziali rivoluzionarie era
conosciuta come la “piccola Mosca della Cina”.

Immagine: Gli operai scaricano il
carbone in un luogo di deposito lungo una stazione ferroviaria a Hefei, nella provincia
di Anhui nel 2009. La Cina prevede il licenziamento di 1,8 milioni di operai
nei settori del carbone e dell’acciaio nel contesto del suo impegno volto a
ridurre la capacità eccessiva nel settore industriale, ha comunicato lunedì un
ufficiale del ministero delle risorse umane e della sicurezza sociale. (Jianan
Yu/Reuters)

Nel 1927 gli ex lavoratori di
miniera si unirono ai contadini delle vicine regioni rurali per la rivolta del
raccolto autunnale, una breve insurrezione guidata da Mao.
Un dipinto dell’eroico giovane Mao sulla
via verso Anyuan è diventata una delle immagini principali in circolazione
durante la rivoluzione culturale cinese. Infatti si stima che sia stato
stampato ben 900 milioni di volte.
Una parte della ragione per
cui il dipinto circolava in modo così ampio consisteva nel fatto che si voleva
discreditare Liu Shaoqi, un ex compagno molto stretto di Mao che giocava un
ruolo molto più importante nell’organizzazione degli operai ad Anyuan. Liu fu
eliminato durante i primi anni della rivoluzione culturale e morì poco dopo.
Nel 2002 è stata eretta una
grande statua del giovane Mao al di fuori della miniera per commemorare l‘80esimo
anniversario dello sciopero durato cinque giorni e che ha coinvolto 10.000
minatori e tra i 4.000 e i 5.000 operai delle ferrovie.
I minatori contattati telefonicamente
martedì ci hanno comunicato che le miniere sono in difficoltà da anni. Uno ha
detto che il suo salario prima dell’ultima chiusura ammontava solamente a poco più
di 1.000 yuan. Un altro ci ha raccontato che la società gli aveva detto di
interrompere la sua attività per tre anni per fare degli affari.
Ma la situazione si è
aggravata quando il gruppo minerario di Pingxiang hanno ordinato di chiudere
completamente le miniere nel corso della recente festa della primavera,
raccontano gli operai. La società ha anche ordinato di interrompere la
produzione in alcune miniere nel mese di marzo per un periodo di due settimane
in cui gli ufficiali principali del partito comunista si sono incontrati a
Pechino per due riunioni plenarie contemporanee dette “Due sedute”.
Secondo i lavoratori la società
aveva comunicato loro che le miniere sarebbero rimaste chiuse perché le esigenze
legate alla sicurezza sul posto di lavoro sarebbero state rese più restrittive
e probabilmente si volevano evitare dei titoli imbarazzanti durante un incontro
così importante.
Il ministro cinese per le
risorse umane e la sicurezza sociale, Yin Weimin, lunedì in occasione di una conferenza stampa ha
dichiarato che 1,3 milioni di operai del settore del carbone e 500.000 operai
delle acciaierie potrebbero perdere il lavoro. Il governo ha messo da parte
100 miliardi di ($15.3 miliardi) per due anni al fine di
delocalizzare questi ed altri operai licenziati.
“L’economia sta affrontando
delle pressioni abbastanza forti verso il basso e alcune aziende stanno
affrontando delle difficoltà nel settore produttivo ed operativo che potrebbero
causare una riduzione del numero die lavoratori impiegati”, ha dichiarato Yin.
Martedì gli operai delle
miniere a Pingxiang hanno detto che la società avrebbe comunicato loro di
aspettare 10 giorni per ottenere una risposta ai loro reclami.   
Xu Yangjingjing ha contribuito
a questo reportage.

Simon Denyer è il direttore
dell’ufficio del Post in Cina. In passato aveva lavorato come direttore dell’ufficio
in India e come direttore dell’ufficio di Reuters a Washington, in India e
Pakistan.