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Intervista con l’associazione antifascista DORTMUND NAZIFREI


Buonasera dalla redazione italiana
di ProMosaik e.V.,
qui di seguito un’importante intervista
con i colleghi dell’associazione antifascista Dortmund Nazifrei sul loro lavoro
in una città multiculturale e multi-religiosa come Dortmund.
Il messaggio? L’antifascismo deve
essere presente sulle strade.
Sono fondamentali dunque i cortei
antifascisti per affermare i valori della tolleranza e della società
multiculturale e multi-religiosa.
Grazie!
Dr. phil. Milena Rampoldi di ProMosaik
e.V. 



ProMosaik e.V. segue soprattutto le attività del movimento antifascista di
Dresden Nazifrei in Sassonia. Che cosa distingue Dortmund dalla Germania
orientale?
In genere gli
atteggiamenti razzisti, antisemiti e antiumanitari si sviluppano soprattutto in
ambienti, in cui predomina la povertà e si hanno problemi esistenziali, per
esempio quando non si ha una formazione professionale adeguata e dunque non si
riesce a trovare lavoro. Le paure e la rabbia di persone che vivono in ambienti
di questo tipo derivano dal loro disagio e dal loro senso di impotenza, e non
sapendo quali siano i veri motivi della loro situazione e dei loro problemi, danno
la colpa agli stranieri. Per questo in Germania Orientale, dopo il 1991, si
sono formati numerosi gruppi neo-nazisti. Anche nel bacino della Ruhr la quota
della povertà, ad esempio a causa dei cambiamenti nell’industria del carbone e
dell’acciaio, è molto elevata. E Dortmund è la città più colpita in questa regione.
Per questo a Dortmund si può osservare uno sviluppo alquanto simile a quello di
Dresda. La differenza consiste nel fatto che i nazisti di Dortmund operano
moltissimo in rete, anche fuori città. Si organizzano in strutture autonome e approfittano
dei partiti di destra ben strutturati. In questo modo sono in grado di
mobilizzare tanta gente per i cortei, anche se la maggior parte di loro non
vive direttamente a Dortmund. 
Quali sono gli obiettivi principali che perseguite a Dortmund con la vostra
attività antifascista?
Dortmund
Nazifrei è una cosiddetta alleanza di blocco (Blockadebündnis). Le organizzazioni che vi fanno parte, costituite
soprattutto da sindacati, partiti e associazioni giovanili, lottano tutte
contro il fascismo in tutte le sue forme. Ma all’interno di questa alleanza si
tratta di bloccare o almeno di disturbare le marce neonaziste di Dortmund per
mezzo di sit-in pacifisti e non violenti.
Che pericolo corre al momento Dortmund come città multiculturale e multi-religiosa?
Fino ad ora in
occasione di tutti i cortei medi e grandi, organizzati da gruppi radicali di
destra a Dortmund, è stato possibile mobilizzare più persone per le azioni di
protesta e le contro-manifestazioni di quelle che sfilavano nei corti
neonazisti. E di questo spesso si parla troppo poco nei media.  
Comunque è preoccupante che nonostante il potenziale violento più elevato e l’aggressività
in aumento della destra a Dortmund, che si possono osservare in questo periodo –
ad esempio in occasione dell’assalto al Municipio di Dortmund lo scorso anno –
comunque la gente sia disposta a votare il partito “Die Rechte” (La destra) e a
simpatizzare con le sue attività. 
Quanto sono presenti i neonazisti a Dortmund e in che modo agiscono?
Negli ultimi
tempi si registra un aumento delle loro attività nello spazio pubblico. I
gruppi neonazisti comunque al momento hanno ancora il privilegio di far parte
di un partito ufficiale, detto la “Destra”, fondato dopo che l’organizzazione
precedente, chiamata “Resistenza Nazionale” (Nationaler Widerstand), era stata dichiarata fuori legge. Piccoli
gruppi di membri del partito quasi tutti i giorni fanno domanda per organizzare
degli stand informativi proprio nei quartieri in cui sperano di trovare nuovi
addetti, ad esempio in periferia ove si stanno preparando degli alloggi per i
profughi.
Il fenomeno particolarmente inquietante consiste nell’aumento di tentativi di
intimidazioni, a volte anche ricorrendo alla violenza fisica. Durante il party
elettorale nel maggio dello scorso anno, un gruppo neonazista ha assaltato il
Municipio di Dortmund, scandendo paroloni razzisti e ferendo diverse persone.
All’inizio di quest’anno, diversi giornalisti che avevano scritto articoli
critici sulle attività della scena neonazista di Dortmund, hanno ritrovato i
loro nomi in necrologi fittizi. Si intravvede dunque una nuova dimensione della
violenza neonazista a Dortmund. La questione va presa sul serio. Non possiamo
permettere infatti che gli attori di estrema destra riescano veramente a
intimidirci per farci rinunciare alla partecipazione ai cortei di protesta.
Che approccio si può seguire nella formazione e nell’educazione dei giovani
per evitare che si facciano influenzare dai gruppi neonazisti?
I giovani
mediante un’educazione democratica dovrebbero imparare a costruire la società
in modo indipendente. Chi viene educato in modo autoritario, spesso tende a non
fare domande per non dare nell’occhio. Infatti far finta di non vedere quando i
neonazisti diffondono la loro propaganda dell’odio e danno la caccia alle
minoranze non è meno pericoloso di far parte di un gruppo neonazista.
Sono passati 70 anni dalla liberazione del campo di concentramento nazista di
Auschwitz. Abbiamo la responsabilità sociale di far conoscere ai giovani le
atrocità inimmaginabili commesse durante il nazionalsocialismo. Per questo
motivo, la pedagogia dei luoghi di commemorazione è un elemento irrinunciabile
dell’educazione e del lavoro di formazione antifascista. I genitori, gli
insegnanti e tutte le persone che sono a contatto con bambini e giovani
dovrebbero rendersi conto del ruolo modello che svolgono. Solo chi rispetto
l’altro e mette in dubbio i propri pregiudizi e i propri stereotipi
interiorizzati, può partire dal presupposto che anche i propri figli nel
proprio ambiente apprendano questi valori. 
Che importanza acquistano i cortei antifascisti e per quale motivo?
È fondamentale
non trasmettere alle fazioni di estrema destra l’impressione di avere la
possibilità di espandere senza incontrare ostacoli. Tutti coloro che vengono a
vivere a Dortmund devono sentirsi accolti, indipendentemente dalla loro
appartenenza religiosa, culturale o dal loro orientamento sessuale e devono
avere il diritto di vivere in libertà e senza paura. Per questo le persone
devono organizzare i cortei antifascisti per far vedere che non accettano
razzismo, antisemitismo ed omofobia.
Come si può lavorare in modo efficiente nei social media per educare i
giovani in modo multiculturale e tollerante?
Ovviamente
sappiamo che anche i neonazisti sanno usare i social media e attraverso questi
canali cercano di diffondere la loro cultura dell’odio. Le pagine di facebook infatti
rappresentano i nuovi CD didattici che prima circolavano per i cortili delle
scuole. Prima o poi tutti i giovani per forza di cose li vedono. Invece di
vietare determinate pagine, si dovrebbe darsi da fare affinché i giovani siano
in grado di riconoscere determinati paroloni che circolano in rete per non
cadere nelle trappole dei neonazisti.