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Appello di un ebreo a tutti gli ebrei che non sono ostaggio della Lobby pro-israeliana


Care lettrici italiane, cari lettori italiani,

eccovi la versione italiana del geniale articolo del Dr. Zambon, contenente un appello a tutti gli ebrei e anche all’Occidente.


Come ProMosaik e.V. l’autore in senso positivo ci fa intravvedere un mondo all’insegna della convivenza tra le religioni e le culture, senza colonialismo e militarismo.

Si tratta di un appello di essere solidali con la Palestina. 

Grazie

Dr. phil. Milena Rampoldi – ProMosaik e.V.   




 

IL PRIVILEGIO DI ESSERE EBREO
Noi possiamo dire la verità, condannare
l’ingiustizia, il nazionalismo ed il razzismo, sia di  vecchio che di nuovo stampo, senza per questo
correre il rischio di venir tacciati di antisemitismo, magari proprio dai nipoti
di chi a suo tempo in Europa nulla vide e nulla disse. Noi non vogliamo
sentirci chiedere un giorno: “E tu dov’eri quando i militari israeliani
massacravano il popolo palestinese?”
Noi 
constatiamo con dolore e con rabbia che la maggioranza degli ebrei israeliani,
dopo aver subito secoli di oppressione e di feroci persecuzioni, si sta
comportando a sua volta verso la minoranza palestinese secondo i ben noti
canoni del peggiore nazionalismo.
In particolare ci offende il cinismo di chi in
Germania pretende di esprimere solidarietà con i carnefici à la Sharon, e
questo in nome di una pretesa solidarietà con le vittime della persecuzione
nazista. In realtà questi signori sono i legittimi rappresentanti di una classe
politica che, ieri come oggi, sempre predilige per opportunismo di stare dalla
parte del potere.
Se la solidarietà con gli Ebrei fosse sincera,
e non invece detatta dal servilismo verso gli Stati Uniti, tale solidarietá
avrebbe dovuto estendersi anche agli Zingari, ai Comunisti e a tutte le altre
vittime del nazismo; cosa che –tutti sanno- non è mai avvenuta.
Noi rifiutiamo di servire come alibi alle più
aberranti politiche del potere occidentale.
Noi individuiamo i responsabili del dramma che
si sta consumando in Palestina:
a)    
in primo luogo nei razzisti e
fascisti europei. Solo alla luce dei crimini nazifascisti si spiega come il
sionismo sia divenuto un fenomeno di massa. Attraverso la creazione dello Stato
di Israele i “buoni” europei si sono contemporaneamente liberati della nostra
“fastidiosa” presenza e hanno contribuito a fondare, sovvenzionare ed
armare  un possente ed agguerrito
avamposto occidentale, a protezione dei propri interessi strategici ed
economici, contro la minaccia del nascente nazionalismo arabo.
Dal giorno alla
notte, i “cattivi” ebrei sono diventati i “buoni” israeliani e si è preteso di
“risarcire” le vittime dei crimini nazisti a spese dei palestinesi, aggiungendo
così una nuova ingiustizia ai crimini del passato.
Peccato che poi gli
europei si siano fatti sottrarre il proprio ruolo egemonico dagli USA…
b)    
Gravissime responsabilitá
ricadono anche sui neo-colonialisti israeliani, i quali tentano di nascondere
pudicamente la propria riprovevole collaborazione con il “vitello d’oro”  americano ed i  loro sedicenti amici europei dietro alla
solenne promessa divina della concessione al popolo d’Israele delle terre “dal
Nilo all’Eufrate”. E’ sulla base di questa promessa che essi si arrogano il
diritto di rifiutare l’indipendenza ad uno Stato palestinese ridotto al 22%
della Palestina storica e minacciano di scacciare anche gli ultimi palestinesi,
portando così a termine una vergognosa operazione di pulizia etnica iniziata
cinquant’anni orsono. Si tratta qui di una riedizione di pessimo gusto  del tristemente noto “Gott mit uns” !
Il profeta
Michea ammonisce:
2,1
Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli: alla
luce dell’alba lo compiono perché in mano loro è il potere.
2,2
Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono
l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità.
2,3
Perciò così dice il Signore: “Ecco, io medito contro questa genía una sciagura
da cui non potranno sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, peché
sarà quello tempo di calamità.
2,4 In
quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione:
“E´ finita!”, e si dirà: “siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa
l’eredità del mio popolo;
– Ah,
come mi è stata sottratta! – al nemico egli spartisce i nostri campi”.
2,5
Perciò non ci sará nessuno che tiri la corda per te, per il sorteggio
dell’adunanza del
       Signore
3,9
Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe, governanti della casa
d’Israele, che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto,
3,10
che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso;
3,11 i
suoi capi giudicano in vista dei regali, i suoi sacerdoti insegnano per lucro,
i suoi profeti danno oracoli per denaro. Osano appoggiarsi al Signore, dicendo:
“Non è forse il Signore in mezzo a noi? Non ci coglierà alcun male.”
3,12
Perciò, per causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà
un mucchio di rovine, il monte del tempio un’altura selvosa.    
Oserà ora forse
qualcuno accusare Michea di antisemitismo?
Noi  crediamo di comprendere i motivi che hanno
spinto chi, nel corso della nostra storia, a cominciare da Sansone e giù giù
sino agli eroi del ghetto di Varsavia ha sacrificato la propria vita per
affermare il diritto ad un’esistenza degna di essere vissuta.
Noi condanniamo gli
attentati contro la popolazione civile, ma proprio perché abbiamo in passato
subito sulla nostra pelle discriminazione, persecuzione e sterminio, siamo
anche in grado di comprendere le ragioni dei cosiddetti attentatori suicidi
palestinesi: la stessa rabbia, la stessa disperazione, la stessa mancanza di
prospettive del nostro popolo al tempo in cui i nostri “amici” di oggi ci
rinchiudevano nei ghetti e ci internavano nei lager.
Noi condanniamo
invece recisamente gli attentatori omicidi, e cioè
coloro che, per
imporre il loro ordine, soffocarono con il lanciafiamme la rivolta del ghetto
di Varsavia,
coloro che
sganciavano tonnellate di napalm sulle capanne vietnamite nelle zone liberate
premendo un pulsante dal posto di guida dei propri aereoplani. 
Non è
qualitativamente diverso chi oggi cannoneggia da terra e dall’aria i lager di
Jenin e di Gaza
Noi sentiamo il
dovere di accusare l’attuale politica del governo di Israele in quanto  inumana e quindi, di fatto, anche
antisemita, e questo non solo perché gli arabi sono anch’essi ovviamente dei
semiti, ma anche perché:
a)    
La politica sionista verso gli
arabi contraddice la tradizione di un popolo e i principi di una religione che,
nel corso dei secoli, hanno dato una sì alta testimonianza di amore, di rispetto
verso la persona umana. Tale politica distrugge 
l’essenza stessa dell’ebraismo.
b)    
Persistendo nella propria politica
repressiva, Israele tradisce la nostra storia, rinnega il ricordo della shoa
che a noi aveva insegnato a ripudiare la violenza verso i deboli e ad
apprezzare la nobiltà di quei pochi che ci capivano e cercavano di proteggerci.
Mai e poi mai avremmo potuto immaginare che il nostro popolo avrebbe potuto dar
vita, nel corso di una sola generazione, ad uno stato oppressore. Non
possediamo più l’innocenza della vittima; diventati da oppressi oppressori, non
possiamo più richiamarci in buona fede al ricordo dell’olocausto senza venir
accusati di volerlo strumentalizzare.
c)    
la stessa esistenza del popolo di
Israele viene messa in grave pericolo, e non già da un  popolo palestinese martoriato, umiliato e
ridotto allo stremo, ma dalla stessa politica di Israele.
Non sono soltanto
gli arabi le vittime di una tale politica. Puntualmente, ovunque nel mondo
l’imperialismo abbia deciso di non intervenire direttamente a sostegno di un
potere corrotto di militari assassini o di spudorati razzisti, ecco che
Israele, efficiente e volonterosa manda “aiuti”, vende armi, istruisce le
polizie, collabora con i servizi segreti, siano essi del Sudafrica razzista,
del Congo di Mobutu, o delle peggiori dittature caraibiche.
Ci siamo mai chiesti chi vorrà mai aiutare Israele quando, dopo aver
seminato con continuità e perseveranza tanto odio e sparso tanto sangue nel
mondo, dovesse venire a mancare la protezione economica, politica e militare
degli USA, i nuovi “padroni del mondo”?
Ma nelle tenebre si è accesa una luce: quella dei pochi israeliani che
hanno conservato la propria umanità, come Felicia Langer, Uri Avneri o i 500
riservisti dell’esercito israeliano che coraggiosamente proclamano, a dispetto
di ogni inrimidazione e rappresaglia: “Noi ci rifiutiamo di continuare a
combattere al di là dei confini del 1967 con l’obiettivo di dominare, affamare
ed umiliare ed espellere un popolo intero”.
Si tratta purtroppo ancora di una minoranza; essa però dà segni di crescita
e ci offre perciò una grande speranza: quella che un giorno sarà possibile in
Israele / Palestina una pacifica convivenza fra le religioni, ed i popoli,
insomma fra tutti gli esseri umani.
Appello di Giuseppe Zambon, Editore, Leipziger Str.24
D-60487 Frankfurt