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L’intervista della Dr. phil. Milena Rampoldi di ProMosaik e.V. con il portale Pressenza Italia

Costruire un mondo-villaggio all’insegna della pace e della giustizia

Milena Rampoldi in sede Promosaik

Promosaik

“Promosaik nasce dall’idea di far incontrare popoli,
lingue, culture e religioni. La nostra pluriennale esperienza di
traduttori, intellettuali e scrittori ci ha spinto a costituire
quest’associazione. Qui si può scrivere, dare espressione alle proprie
idee, tradurre e presentare testi da altre lingue, redigere recensioni,
pubblicare notizie su cultura, lingue, religioni, educazione alla pace e
dialogo, confrontandosi con gli altri.”

Così recita il sito promosaik.com. Ne parliamo con Milena Rampoldi, ricercatrice, scrittrice, traduttrice e fondatrice dell’associazione.

Milena, il fulcro di molte tue azioni è il dialogo interculturale e
interreligioso: potresti spiegare meglio cosa intendi tu con questo?

Secondo me personalmente il dialogo interculturale e il dialogo
interreligioso sono due tipi di dialogo inseparabili tra loro vista la
stretta connessione tra religione e culturale. Nel dialogo
interreligioso coinvolgo anche le posizioni atee e agnostiche, in quanto
sono convinta che anche l’ateismo, anche se in senso negativo, abbia a
che vedere con Dio. Il dialogo per me significa incontro, motivo per cui
ProMosaik e.V. opta spesso per l’intervista come metodo di lavoro per
creare ponti tra le diverse pietre del grande mosaico religioso e
culturale che tesse il nostro mondo. Credo che sia fondamentale lavorare
su entrambi i livelli per riuscire a costruire un’autentica culturale
della pace e della solidarietà in un mondo massacrato dalle guerre
regionali come lo è il nostro. Nei miei articoli cerco anche sempre di
sottolineare l’importanza del superamento della pseudo-tolleranza che mi
sembra molto nociva per la convivenza tra le culture e le religioni che
non possono sempre essere d’accordo su tutto. E per rispettare le
differenze ci vuole un importante valore etico-morale che vorrei
denominare empatia interculturale e interreligiosa.
L’empatia mi permette di mettermi nella posizione dell’altro senza
volerlo convincere della mia idea, della mia cultura e della mia
religione, nutrendo comunque un profondo rispetto nei suoi confronti, in
quanto essere umano che ha il diritto di essere trattato con rispetto e
in modo dignitoso. Credo nell’umanesimo universale e nel rispetto
incondizionato della  giustizia, nella pace ed amicizia tra i popoli, le
culture e le religioni. Per combattere su questa via tutti i giorni mi
metto al lavoro per scrivere per ProMosaik e.V., nonostante tutti gli
ostacoli che mi ritrovo sulla mia strada. Dialogo interculturale e
dialogo interreligioso per ProMosaik e.V. significano incontro, empatia e
rispetto delle differenze tra culture e religioni.

Nei libri che scrivi e che curi ti occupi di temi difficili e duri
come la permanenza dello schiavismo, le difficoltà nella emancipazione
femminile, la discriminazione religiosa: come la denuncia delle
arretratezze può aiutare il progresso dell’umanità?

Sono convinta del fatto che denunciare non basti, ma che la denuncia
rappresenti in ogni caso un inizio critico per battersi in modo positivo
e costruttivo per i diritti umani. Il diritto alla libertà è un diritto
umano inalienabile che spetta a tutti. Per questo combatto contro la
schiavitù e l’oppressione in tutte le sue forme, affermando il diritto
di tutti gli uomini e di tutte le donne di questo pianeta di vivere in
libertà. La persistenza della schiavitù in Mauritania mi ha colpito
profondamente, motivo per cui ho deciso di presentare il libro del Prof.
Kane in lingua tedesca e italiana. Nel mio secondo volume sul tema ho
poi optato di criticare l’Islam tradizionale che ancora appoggia la
schiavitù per spiegare l’egalitarismo dell’Islam autentico come
religione profondamente egalitaria e contraria a qualsiasi tipi di
discriminazione razziale e di casta. Mi sono poi anche occupata
dell’autore marxista Louis Hunkanrin originario dall’attuale Benin che
negli anni trenta denunciava duramente la schiavitù in Mauritania,
combattendo per i diritti umani, pagando un caro prezzo.
Per quanto riguarda l’emancipazione femminile, sono dell’idea che le
donne musulmane debbano guardare alla storia musulmana e agli esempi
positivi delle donne musulmane che hanno persino governato paesi
musulmani nella storia per rafforzare la loro presenza in ambito
politico-sociale oggi. Si tratta di un movimento di femminismo islamico
che giova in modo essenziale allo sviluppo dei paesi islamici. Sono
dell’opinione che l’apporto femminile possa sviluppare il mondo islamico
oggi. Riscoprendo l’islam originario, si riesce a rivalutare la
posizione delle donne all’epoca del Profeta, cosa che ci permette di
rivedere le opinioni patriarcali e misogine presenti nella dottrina
islamica odierna.
Per quanto riguarda l’islamofobia in Occidente, con le traduzioni del
libro della Dr. Ineke van der Valk, sull’islamofobia nei Paesi Bassi in
lingua tedesca ed italiana mi sono proposta di mettere in rilievo
l’importanza del discorso europeo sull’islamofobia. I recenti attacchi
contro le moschee in Germania sono gravi. Ci vuole un fronte unito
contro l’islamofobia a livello europeo. L’islamofobia, molto simile
all’antisemitismo storico presente fino ad oggi in Europa occidentale,
rappresenta una grave violazione dei diritti umani e del diritto alla
libertà religiosa sancito dalle costituzioni europee.

Tu sei una persona che ha molto viaggiato, ha cambiato religione,
si è sposata con qualcuno di una cultura abbastanza diversa dalla tua:
come tutte queste esperienze ti hanno cambiata e migliorata?

Nei miei numerosi viaggi ho conosciuto i paesi islamici, optando poi
di convertirmi all’Islam che considero una religione profondamente
egalitaria, antirazzista ed aperta. Ovviamente, le interpretazioni
riduzioniste e misogine vanno combattute con forza partendo dall’interno
della comunità musulmana. I paesi islamici si trovano in una profonda
crisi culturale. Lo splendore dell’islam medievale è appassito. Per
questo si tratta di ricostruire l’islam secondo le sue autentiche fonti,
senza dare ascolto ad interpretazioni misogine e moniste. La Turchia
per me è diventata una seconda patria. Educo i miei figli in modo
multiculturale per permettere loro di conoscere il mondo come l’ho
conosciuto io. Amo l’incontro interculturale, la religione, l’arte e la
musica. Grazie al mio incontro con il mondo islamico, ho imparato anche a
rivalutare l’importanza dell’incontro estetico e auditivo con il mondo.
Credo che i convertiti occidentali abbiano il compito fondamentale di
fungere da ponte tra l’islam e il mondo occidentale e anche di
combattere il neoimperialismo occidentale nei paesi islamici. Credo che
il Mediterraneo sia uno spazio di unione tra l’Islam e il Cristianesimo e
un mare non solo caratterizzato dalle guerre interreligiose, ma anche
da una simbiosi interculturale e interreligioso, una tematica molto
affascinante che ho cercato di mettere in rilievo nel mio libro sui
corsari del Mediterraneo nel Cinquecento e nei saggi sulla Spagna
musulmana.

Il mondo è un villaggio, ancora un po’ troppo litigioso: cosa possiamo fare per renderlo più pacifico?

Credo che il mondo globalizzato sia un mondo governato dalle
multinazionali capitaliste, dalle banche e dai venditori di armi dei
paesi dominanti. Per questo sono convinta che per costruire un
mondo-villaggio all’insegna della pace e della giustizia (senza la quale
non vi può essere pace) si debbano combattere il razzismo,
l’antisemitismo, l’islamofobia, il neoimperialismo e il militarismo per
poi ricostruire il mondo all’insegna della pace, dell’autentico discorso
interculturale e interreligioso, dell’incontro rispettoso, della
giustizia e della lotta per i diritti umani. Per me pace e giustizia
sono sorelle. Dunque per realizzare una pace duratura, il
neoimperialismo occidentale deve fare spazio a una cooperazione pacifica
tra popoli e religioni per costruire un’umanità all’insegna
dell’egalitarismo e delle pari opportunità.

Può la cultura, può la reciproca conoscenza cambiare il mondo?

Secondo me la cultura aiuta a superare ignoranza e pregiudizi. Senza
pregiudizi si riesce ad aprirsi all’altro, a conoscerlo e a rispettarlo.
Sono convinta che vi sia una stretta relazione tra razzismo ed
ignoranza, tra discriminazione e mancanza di conoscenza. La conoscenza e
l’incontro con l’altro sostengono in modo essenziale la comprensione
interculturale ed interreligiosa. Conoscendo l’altro si può cambiare il
mondo perché si inizia a vedere come l’empatia interculturale ed
interreligiosa sostengono l’affermazione della dignità umana dell’altro.