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Il fiume si è fermato di Marco Marengo – frammenti poetici in un’edizione bilingue di ProMosaik

Di Marco Marengo, 5 luglio 2020. Grazie a Milena Rampoldi di ProMosaik ho pubblicato una raccolta di frammenti poetici dal titolo “Il fiume si è fermato”. È come se parte della natura dell’uomo (per via della crisi
legata al Covid 19) si sia aggrovigliata su se stessa. Qui di seguito le
risposte di Milena, traduttrice dall’italiano al tedesco.

La traduzione in tedesco ha modificato le tue emozioni rispetto
all’italiano?
Le emozioni credo non dipendano dalla lingua, ma dal messaggio semantico trasportato
dalla stessa. Comunque, vi sono delle sfumature che cambiano da una lingua
all’altra. L’aspetto estetico e acustico è sicuramente diverso. Dietro ogni
linguaggio e dietro ogni espressione poetica si cela l’idea, il pensiero
dell’autore e del poeta. Trasportare questo in un’altra lingua è una sfida che
mi piace moltissimo. Per questo ho fondato ProMosaik Poetry che pubblica opere
poetiche in edizione bilingue o plurilingue.

Come uno specchio che deforma? Che amplifica?
Sicuramente il traduttore funge da specchio in quanto rispecchia le parole
dell’autore e del poeta. La forma è comunque nuova in quanto riveste il
pensiero dell’autore e del poeta con un abito linguistico nuovo. Direi che si
tratta di una deformazione in senso positivo, senza dubbio. L’amplificazione
può a volte avvenire, sì, quando il traduttore opera con il metodo della
traduzione di H.G. Gadamer e del suo circolo ermeneutico. Riflettendo e
mettendoci il proprio pensiero interpretativo senza dubbio il traduttore
diviene poeta e amplifica il pensiero originale.

Il fiume si è fermato, parallelo del mondo che ha rallentato. Ognuno ha nel
proprio intimo il ricordo di quei giorni. 
Credo che il titolo dei frammenti sia ispirato in tutto e per tutto al
periodo del rallentamento materiale, fisico, emotivo, mentale e psichico che
viviamo in quest’epoca del Covid-19. Sebbene io sia fermamente convinta che la
crisi del virus non sia una crisi da collocare nell’ambito della medicina, ma che
sia una crisi politica ed economica, la dinamicità del fiume della vita è
realmente rallentata a tutti i livelli per via di queste misure “virologiche”
che costringono le persone a distaccarsi dal loro tessuto sociale. Ma la
metafora del fiume è positiva in quanto si sa che un fiume anche se rallenta
continuerà a scorrere. E un fiume crea un rinnovamento continuo in quanto come
diceva Eraclito non si può entrare due volte nello stesso fiume. Il fiume
simboleggia il legame con la natura che abbiamo perso perché la natura la
abbiamo distrutta con il nostro paradigma tecnocratico.



Ti sei ritrovata nelle poesie che hai letto?
Mi sono ritrovata perché ho ripensato all’importanza del legame perso con
la natura. Ho focalizzato l’attenzione sull’essenziale e non su ciò che a volte
appare come tale.

Quando la propria casa non esiste. La realtà di chi vive per strada.
Tornare a casa vuol dire restare per strada.
Questa è una delle tematiche fondamentali che devono affrontare tutti gli
attivisti dei diritti umani in questo periodo del Covid-19. Imporre alle
persone di stare in casa non è affatto una misura protettiva, ma assurda, perché
presuppone l’esistenza della casa che non è affatto una cosa scontata. La
povertà causata dalla crisi economica mondiale che si cerca di nascondere
parlando di virologia è un aspetto da non sottovalutare. Ci ritroviamo infatti
non solo in un mondo in cui il flusso della vita si è fermato, ma anche in un
mondo in cui il lavoro non serve più e in cui ci saranno milioni di persone
dichiarate inutili da un capitalismo sempre più brutale. Il flusso della vita è
anche un flusso materiale in quanto l’essere umano non è solo anima e spirito, cuore,
intelletto e mente, ma è un essere fisico e materiale con dei bisogni materiali
che fondano la sua capacità di credere, pensare e sognare.

Un assurdo inseguire il proprio disagio.
Questo è un aspetto fondamentale di questa metafora del flusso, ovvero
quello legato alla direzione dello stesso. Non dobbiamo correre nella stessa
direzione, lottare contro il virus, ma capire che il virus esiste e ci dobbiamo
convivere. Correre addosso alla muraglia del virus per buttarla giù sarebbe
assurdo perché significherebbe rincorrere il proprio disagio. Cambiare
direzione è fondamentale in questo momento. Non anticipiamo il futuro, ma
modifichiamo il presente ora, tornando ad un atteggiamento umanista ed etico. Il
blocco mentale rischia di continuare. Difficile capirci qualcosa, vista la
quantità di notizie discordanti che ci giungono. Forse sarebbe utile un po’ di
silenzio per far sì che il fiume riprenda a scorrere…