Molti se ne prenderanno il merito, ma ecco la vera ragione per cui Netanyahu ha ritardato il suo piano di annessione della Cisgiordania
Anshel Pfeffer 03/07/2020 |
Per evitare il suo più grande incubo, il primo ministro israeliano ha dovuto mostrare un po’ di moderazione.
Benjamin Netanyahu sarà anche un Litvak*, ma 17 mesi fa, di fronte a un’elezione in stallo, ha seguito il consiglio del rabbino chassidico della vecchia storia: ha portato una capra.
Tradotto da Frammenti vocali in MO: Israele e Palestina
Conoscete la storia. Un ebreo chassidico va a trovare il rabbino per lamentarsi delle sue condizioni di vita in una piccola casa soffocante, con una moglie che si lamenta, figli rumorosi, suoceri. Il rabbino gli consiglia di portare una capra in casa e la settimana successiva lo chassid torna a lamentarsi che, oltre a tutto questo, ora ha una capra che bela, caga dappertutto e mastica tutto quello che trova. “Togli la capra”, disse il rabbino, “e finalmente ti godrai la tua casa così com’è”.
Da quando ne ha parlato per la prima volta in un’intervista su Canale 12, alla vigilia della prima di tre elezioni consecutive, l’annessione è la capra di Netanyahu. È stata e continua ad essere un ottimo mezzo per distogliere l’elettorato israeliano dalla corruzione e dai metodi sempre più autocratici del Primo Ministro, e ora dalla sua incapacità di pianificare adeguatamente una strategia di uscita dal lockdown coronavirale, che ha portato ad una seconda ondata di una crescente pandemia e alla mancanza di un percorso chiaro per uscire dalla crisi economica.
L’annessione gli è servita bene anche sulla scena internazionale.
Per decenni, la cosiddetta comunità internazionale ha esercitato pressioni su Israele, a vari livelli, per porre fine all’occupazione, ritirarsi dai territori, smantellare gli insediamenti e consentire l’istituzione di uno stato palestinese. Da quando l’annessione è diventata un problema, il discorso si è spostato a un livello molto più comodo per Netanyahu: è ora di sbarazzarsi di questo problema . Possiamo convivere con l’occupazione, quindi ora è arrivato luglio e con esso la data arbitraria fissata nell’accordo di coalizione Likud-Kahol Lavan Il fatto che al momento non sia ancora successo nulla significa poco. Avrebbe dovuto essere chiaro fin dall’inizio che Netanyahu avrebbe avuto grossi problemi a rispettare le promesse elettorali fatte nelle tre campagne consecutive.
Netanyahu non ha certamente pianificato l’annessione. Non esiste una mappa. Nessuna data . Nessuna bozza di documenti legali da portare al gabinetto o alla Knesset. Tutto ciò rafforza l’impressione che l’annessione non sia stata altro che una vaga promessa elettorale per rafforzare il consenso della destra. Molti che hanno parlato con Netanyahu negli ultimi mesi hanno avuto l’impressione che ad un certo punto, almeno da quando si è assicurato il suo nuovo mandato come primo ministro, si sia innamorato di tale idea. L’annessione, includendo una parte della patria biblica, sarebbe la sua eredità storica, ma il suo entusiasmo sta ormai diminuendo. Naturalmente non abbandonerà questa ipotesi pubblicamente.
Molti cercheranno di prendersi il merito di aver pressato con successo Netanyahu per desistere. Benny Gantz ha dichiarato nelle interviste che il 1 ° luglio non è “una data sacra” e che “un milione di disoccupati” israeliani, licenziati a causa del coronavirus, non sono interessati a tale problematica.Minuscole organizzazioni di sinistra e think tank si daranno una pacca sulla spalla. Tutti hanno avuto poca influenza sulla questione. L’unica persona che ha maggiormente influenzato Netanyahu è un uomo di 77 anni :Joe Biden è la ragione principale per cui Netanyahu non sta annettendo. Ci sono pochi politici che hanno una comprensione più acuta dei sondaggi di Netanyahu. È pienamente consapevole ora che le probabilità di Trump di vincere a novembre stanno svanendo.
Fino a poco tempo fa Netanyahu era convinto non solo della propria invincibilità, ma anche di quella del suo amico. Netanyahu ha visto come tutti i suoi alleati nell’amministrazione, ad eccezione dell’ambasciatore in Israele David Friedman, siano ora incerti nel sostenere una campagna persa. Non solo non sta ottenendo il supporto inequivocabile che desiderava per l’annessione, ma deve anche fare i conti con la crescente consapevolezza che proseguire per questa strada , incrinerebbe i rapporti con la futura amministrazione fin dal primo giorno.
Biden ha fatto sapere che si oppone con forza all’annessione. Allo stesso tempo, tuttavia, ha resistito alle pressioni dell’ala sinistra del Partito Democratico di muoversi duramente su Israele per altre questioni lasciando intendere che, se fosse stato eletto, non avrebbe annullato la decisione di Trump di spostare l’Ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme Il più grande timore di Netanyahu è che una nuova amministrazione ripristinerebbe l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’accordo nucleare con l’Iran, la pietra miliare della politica estera di Obama. Spera almeno di avere la possibilità di discutere di ciò con il nuovo presidente per continue sanzioni e una posizione americana più dura. Ritardare l’annessione gli dà un’apertura con il presidente Biden.
NdE
*Litvak: termine polacco per lituani, entrato nello yiddish e nello slang anglo-americano per designare gli ebrei lituani, ma anche gli spacconi. Il nonno di Netnayahu era lituano, nato a Kreva, ora in Bielorussia.