Trump regala un ospedale a Gaza, scontro Hamas-Anp
Michele Giorgio 1 ottobre 2019 |
Per il movimento islamico che controlla Gaza si tratta di un risultato ottenuto dalle proteste contro il blocco israeliano. L’Anp replica che l’ospedale è stato deciso aggirando il ministero della sanità palestinese per separare Gaza dalla Cisgiordania, come vogliono Usa e Israele nell’Accordo del Secolo.
Mai la costruzione di un ospedale ha generato tante polemiche e sospetti come quello da campo che gli Stati uniti si preparano, attraverso una loro associazione privata, Friendship, ad allestire a nord della Striscia di Gaza, nei pressi del valico di Erez con Israele, su una superficie di quattro ettari.
Per il movimento islamico Hamas, che controlla Gaza da 12 anni, il nuovo ospedale è uno degli esiti positivi della lotta contro il blocco israeliano di Gaza che migliaia di palestinesi portano avanti ogni venerdì dal 30 marzo 2018, con le manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno (venerdì scorso un palestinese di 20 anni, Saher Othman, è stato ucciso dagli spari dei soldati israeliani).
Per altre forze politiche, incluso il Fronte popolare (sinistra), invece la nuova struttura sanitaria è il frutto di intese poco trasparenti tra Hamas e Israele raggiunte la scorsa primavera – mediate dall’Egitto, finanziate dal Qatar e approvate dalla Casa Bianca – volte ad annullare le proteste popolari contro la chiusura di Gaza.
Infine per l’Anp del presidente Abu Mazen, l’ospedale è un tassello del progetto di Israele e Usa per separare Gaza dal resto del territorio palestinese nel quadro dell’Accordo del Secolo, il piano per il Medio oriente che Washington dovrebbe annunciare nelle prossime settimane. A riprova dei suoi sospetti, l’Anp denuncia che tutte le parti coinvolte nella vicenda hanno volutamente aggirato il ministero della sanità, non solo nella sua sede centrale a Ramallah ma anche a Gaza.
Di questo ospedale internazionale da campo non si era saputo nulla. Poi, a inizio della scorsa settimana, Hamas prima e Israele poi hanno annunciato che nove autocarri carichi di attrezzature sono entrati nella Striscia per avviare i lavori di costruzione della struttura sanitaria mobile. Le notizie sono filtrate con il contagocce. Si è appreso che l’organizzazione che lo metterà in piedi ne aveva allestito uno simile in Siria, in aree controllate da organizzazioni jihadiste “ribelli”, e che l’ospedale fornirà grazie a medici statunitensi, tedeschi e di altri paesi prestazioni ad alta specializzazione, ed esempio in campo oncologico, non disponibili a Gaza.
Si dice che il premier israeliano Netanyahu avrebbe dato il suo ok dopo aver ricevuto l’assicurazione dall’Egitto che cesseranno da parte palestinese i lanci di palloncini incendiari e i tentativi di infiltrazione durante le proteste del venerdì. Hamas, secondo queste voci, dovrà garantire il ritorno della calma lungo le linee di demarcazione tra la Striscia e lo Stato ebraico. Cosa già visibile da alcune settimane. Le proteste del venerdì negli ultimi mesi sono diminuite di intensità anche se vi prendono ancora parte migliaia di persone.
Hamas nega di aver pagato prezzi politici pur di avere l’ospedale da campo a Gaza. Un suo portavoce, Abdel Latif Qanou, ha insistito sui passi in avanti che la struttura «farà compiere alla sanità nella Striscia in grande difficoltà sotto ogni aspetto» e ha escluso che il progetto avrà riflessi sulle manifestazioni lungo il confine con Israele che, ha sottolineato, «andranno avanti e nessuno potrà fermarle». I punti oscuri tuttavia rimangono.
Non è chiaro come e quando gli ammalati gravi potranno andare al nuovo ospedale e non è noto il livello di coordinamento che il personale medico straniero avrà con gli ospedali di Gaza. «Perché – si domandano in un comunicato i dirigenti del ministero della sanità palestinese – gli Stati Uniti che hanno tagliato ogni sostegno agli ospedali a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, mettendo a rischio la vita di tanti pazienti palestinesi, sono ora pronti a donare un ospedale Gaza?» Washington, aggiungono, «piuttosto avrebbe dovuto sostenere gli ospedali esistenti aiutandoli a svolgere al meglio il loro compito». Chi sospetta un «complotto», a sostegno della tesi di un progetto in linea con la separazione di Gaza dalla Cisgiordania, inclusa (secondo alcune anticipazioni) nell’Accordo del Secolo, afferma che l’allestimento dell’ospedale da campo è volto anche limitare i movimenti dei palestinesi bisognosi di cure mediche da una parte all’altra dei territori occupati.