Essere gay e musulmani: diritti LBGT nell’Islam
di Andrea De Cesco, 20 giugno 2016.
In base ad alcune testimonianze e a delle indagini dell’FBI, Omar Mateen sarebbe stato un frequentatore del Pulse, il locale LGBT di Orlando, in Florida, dove nella notte tra sabato 11 e domenica 12 giugno ha ucciso 49 persone, ferendone altre 53 – per poi essere a sua volta ammazzato dalle forze dell’ordine. Pare inoltre che fosse iscritto a una chat per incontri gay.
Le recenti rivelazioni hanno sorpreso molti. Il padre del 29enne americano aveva raccontato
che il ragazzo era rimasto molto turbato dopo avere visto due uomini
baciarsi per strada a Miami. Inoltre non è un segreto che il sedicente
Stato Islamico (IS), a cui Mateen aveva dichiarato fedeltà, è solito eliminare gli omosessuali senza pietà.
Ma
nonostante dieci stati a maggioranza musulmana – Arabia Saudita, Iran,
Nigeria, Mauritania, Pakistan, Sudan, Somalia, Emirati Arabi Uniti,
Qatar e Yemen – contemplino
la pena di morte per chiunque abbia rapporti sessuali con persone del
proprio sesso, esistono opinioni discordanti sulla visione
dell’omosessualità da parte dell’Islam.
Ne abbiamo parlato con Pier Cesare Notaro,
coordinatore dell’unico progetto italiano dedicato alla comunità LGBT
musulmana. Notaro, 33 anni, gay, attivista per i diritti dei migranti e
della comunità LGBT, nel 2011 ha dato vita all’iniziativa Musulmani Omossessuali in Italia (MOI).
L’iniziativa,
oltre a offrire informazioni in italiano ai musulmani LGBT – anche
attraverso un blog a rischio di chiusura a causa della mancanza di
personale e fondi – e a organizzare incontri e conferenze sul tema,
aiuta i migranti LGBT provenienti da Paesi che condannano
l’omosessualità a predisporre le domande d’asilo.
VICE News: Qual è la situazione attuale in Italia per quanto riguarda le richieste d’asilo da parte di migranti LGBT?
Pier Cesare Notaro: La legge prevede la protezione internazionale per omosessualità
per chi nel proprio paese d’origine ha subito persecuzioni a causa
della sua identità di genere o del suo orientamento sessuale. Ma oggi si
tende ad accettare meno questo genere di domande d’asilo rispetto al
passato.
Il governo italiano ha stretto un accordo con quello del Gambia
per non accettare le richieste d’asilo dei cittadini gambiani. Ciò
nonostante il presidente del Gambia sia un dittatore — e abbia promesso
di uccidere personalmente gli omosessuali e che ha annunciato che le
persone LGBT che dovessero chiedere protezione in Europa verranno
ammazzate.
Qual è la situazione dei musulmani LGBT presenti nel nostro paese?
Nella
maggior parte dei casi si tratta di immigrati poveri. La comunità
islamica in Italia è poco strutturata, figuriamoci la realtà LGBT al suo
interno.
I musulmani omosessuali devono
affrontare almeno tre difficoltà: una legata al processo migratorio, una
al rapporto con la comunità gay (che a volte mostra pregiudizi verso
gli stranieri e i musulmani), e una alla famiglia, spesso caratterizzata
da un forte pensiero omofobico.
In Italia è più difficile essere musulmano o omosessuale?
È
più difficile essere musulmano. Dal punto di vista dell’omosessualità
c’è una cultura che si sta evolvendo. Purtroppo, invece, esistono ancora
fortissimi pregiudizi nei confronti dei musulmani. I terroristi
islamici sono gli unici esempi di musulmani proposti dai media, che
parlano dei musulmani “moderati” come di eccezioni che confermano la
regola. In realtà nella maggior parte dei casi i musulmani sono persone
pacifiche.
A che cosa sono dovuti i pregiudizi nei confronti degli omosessuali?
Il
problema è un modo di gestire il potere che si serve di capri
espiatori. Gli omosessuali in qualità di capro espiatorio del momento
funzionano molto bene perché sono riusciti ad acquistare una visibilità
che non hanno mai avuto prima.
La ricerca
di un capro espiatorio è una porta aperta verso quelle forme di
totalitarismo che conosciamo bene dalla storia: si tratta di pensieri di
estrema destra che puntano sulla paura, su modelli tradizionali per
dominare i cittadini negando loro la libertà. Da questo punto di vista le estreme destre europee e i radicalismi islamici si assomigliano molto.
Qual è il legame tra omofobia, religione e politica?
Purtroppo,
soprattutto in Africa, ci sono chiese e correnti dell’Islam che
trattano le persone come un mercato delle anime, nel tentativo di
rubarsi i fedeli l’un l’altro con l’obiettivo di ottenere più potere.
Ciò
accade per esempio nella zona subsahariana, dove aree a maggioranza
cristiana e aree a maggioranza musulmana usano l’omofobia per attirare
le persone dalla propria parte. Nello stesso modo, in Nigeria politici
musulmani e cristiani si rincorrono nel fare proposte una più omofoba
dell’altra.
L’omosessualità è vista in modo più negativo nelle realtà cristiane o in quelle musulmane?
Anche
se è indubbio che al momento la maggior parte dei musulmani ha una
visione negativa della realtà LGBT, esistono anche imam e comunità che
la pensano diversamente: la situazione cambia da paese a paese, da
cultura a cultura. Come ci sono chiese cristiane, per esempio in
Etiopia e in Uganda, che chiedono la condanna a morte per gli
omosessuali, e altre in cui gli omosessuali invece possono sposarsi, lo
stesso accade nelle moschee.
Il medesimo discorso
vale per i libri sacri delle due religioni: c’è chi sia nella Bibbia
sia nel Corano legge una condanna dell’omosessualità e chi no. Si tratta
di testi molto complessi, la cui interpretazione differisce tra gruppi
religiosi ed epoche storiche. Nel Medioevo i Paesi islamici erano
rappresentati come enormi Sodome dove si potevano vivere i rapporti
omosessuali con molta più libertà che nei Paesi cristiani.
Ma
alla fine ciò che conta non è la religione: i paesi che accettano di
più l’omosessualità sono soprattutto quelli in cui c’è stata una
maggiore secolarizzazione.
Quali sono i motivi dietro all’omofobia nei paesi islamici?
Le
leggi civili della maggior parte dei paesi che allo stato attuale
condannano l’omosessualità e i cosiddetti ‘atti contro natura’ sono
state introdotte dal colonialismo francese e inglese. Inoltre, queste società e il mondo musulmano in generale stanno subendo un processo di chiusura dovuto a una crisi identitaria.
C’è
poi una forte spinta verso l’integralismo, che è non è altro che una
visione politicizzata, di estrema destra dell’Islam. Basti pensare
all’Arabia Saudita, che finanzia e manda in giro per il mondo
predicatori che rispecchiano la visione chiusa e negativa della
religione imposta dal regime, una chiusura con ragioni politiche.
L’Arabia Saudita, che ha abbattuto la casa della prima moglie di Maometto
per farne dei bagni pubblici e che quindi non ha grande rispetto per la
religione, usa la fede come uno strumento per controllare gli altri
Paesi.
In quali paesi islamici c’è maggiore apertura nei confronti dell’omosessualità?
Un
Paese tradizionalmente abbastanza aperto è l’Indonesia, dove ora
l’integralismo sta aumentando. In Turchia prima di Erdogan [Recep
Tayyip, il presidente turco, ndr] ci sono stati notevoli tentativi di apertura e il Gay Pride di Istanbul è molto importante.
La
legge contro l’omofobia dell’Albania, paese a maggioranza musulmana, è
l’unica che funziona davvero. C’è poi un’apertura alle proposte di
depenalizzazione dell’omosessualità nel Maghreb, soprattutto in Tunisia.
A fronte di paesi che mostrano segnali di arretramento, ce ne sono altri che fanno sperare.
FONTE: News.vice