L’allarme dell’uomo dei conti prima di lasciare: Campidoglio a rischio default
29 Settembre 2016
C’è una relazione che fa tremare il Campidoglio. Si trova sul tavolo del sindaco ed è stata lasciata dal Ragioniere generale del comune di Roma, Stefano Fermante, il quale ha rimesso il mandato nelle mani di Virginia Raggi: lettera protocollata il 28 settembre. In realtà Fermante aveva già rimesso il suo mandato nella seconda metà di luglio, ma da allora non sarebbe mai stato convocato dal primo cittadino, così all’inizio di questa settimana ha nuovamente rimesso l’incarico non senza consegnare un report sullo stato dei conti capitolini: “Così non ci sono le condizioni per lavorare”, avrebbe detto Fermante a persone a lui vicine. L’immagine della Capitale che viene fuori dal dossier è di una città sull’orlo del default, con debiti delle società partecipate che si vanno sommando di giorno in giorno. Il Movimento 5 Stelle respinge ogni tipo di responsabilità e Luigi Di Maio contrattacca: “Se un burocrate se ne va, c’è da essere contenti”. Tuttavia le criticità innegabili ereditate si aggiungono alla situazione attuale di stallo in cui versa il Comune da oltre 100 giorni e tutto ciò pesa in vista della legge di bilancio. La scadenza non è dietro l’angolo, ma non è neanche lontanissima.
Entro il 31 dicembre i Comuni devono redigere ed approvare il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario successivo e il bilancio triennale di previsione. Si tratta di un passaggio nevralgico e obbligatorio perché in questo documento l’amministrazione indica quali risorse finanziarie intende reperire e come intende utilizzarle. Non rispettarlo vuol dire andare incontro alla scioglimento del Consiglio comunale e al commissariamento. A pesare oggi è anche l’assenza dell’assessore al Bilancio. Per questo con le dimissioni di Fermante, alcuni esponenti politici hanno paventato il concreto rischio del secondo commissariamento consecutivo per il Campidoglio.
È stata l’ennesima giornata caotica. Mentre in consiglio comunale si discuteva la mozione per ritirare la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, con bagarre annessa, il Campidoglio a notizia ormai diffusa ha fatto trapelare che invece non risultavano al sindaco le dimissioni del ragioniere generale, che “è regolarmente al lavoro”. “L’ennesima bugia”, dicono le opposizione. È probabile che il primo cittadino abbia voluto giocare sulla differenza sottile, in punta di diritto, che c’è tra “rimettere il mandato” e di dimissioni. Il dato politico ma soprattutto pratico è il caos che vi è in Campidoglio. “I conti di Roma sono in balia degli eventi – dice Alessandro Onorato, consigliere della Lista Marchini – nessuno si sta occupando dell’assestamento di bilancio. Un ragioniere generale serio e onesto, nel momento in cui non ha una linea politica chiara, siccome su di lui pesano le responsabilità dei conti della Capitale, è evidente che mette in allarme il primo cittadino e poi se non ha le risposte si dimette”. Interviene anche Stefano Fassina, di Sinistra italiana, esperto di economia: “Rischiamo o di fare un bilancio improvvisato che non corrisponde alle priorità della città oppure rischiamo addirittura di arrivare all’esercizio provvisorio”. “Altro capolavoro Raggi-Grillo”, dice il Pd.
Il Campidoglio – si apprende in serata – starebbe già pensando al sostituto di Fermante: il suo omologo della città metropolitana di Roma Capitale Marco Iacobucci. Contatti ci sarebbero già stati. Sta di fatto che bisogna fare in fretta poiché, secondo il Testo unico degli Enti locali, se il bilancio di previsione non è approvato dal Consiglio comunale nei tempi previsti dalla legge (cioè il 31 dicembre), il Consiglio comunale è sottoposto a procedimento di scioglimento e il Comune è sottoposto a gestione provvisoria. Per il Campidoglio si tratta di uno scenario estremo anche perché si parla già di uno slittamento dei termini per tutti i Comuni. Tuttavia la capacità di un’amministrazione locale di programmare investimenti e spese senza assessore al Bilancio e senza il responsabile del servizio finanziario, è decisamente limitata.