CTRS, un aiuto in più per i bambini autistici
27 Settembre 2016
Un centro dedicato interamente ai bambini autistici e una lista di attesa che affossa le speranze dei genitori. Fino ad oggi. Perché la buona notizia è che il Centro Trattamentale e Riabilitativo Semiresidenziale (CTRS) di Milano è riuscito ad accorciare i tempi di attesa per i tanti bambini in lista. O almeno per alcuni di loro. Nella speranza di riuscire nel tempo, e con l’aiuto del servizio pubblico, ad accoglierne sempre di più.
Il CTRS della Fondazione Piatti nasce nel 2013 come centro dedicato all’approccio precoce e intensivo sui bambini autistici in età prescolare. Convenzionata con il servizio pubblico, la struttura di via Rucellai ha accolto fino ad oggi 50 bambini. Ma grazie ai fondi messi a disposizione dalla DGR 4981 del 30 marzo scorso, saranno ora garantite ulteriori prestazioni di riabilitazione ai bambini con autismo.
Come spiega il dottore Maurizio Ferrari
«i 50 bambini che abbiamo ospitato fino ad oggi non rappresentano un tetto massimo di capienza, bensì di budget fissato dall’Agenzia per la Salute. Per ambiente e forza lavoro, il centro potrebbe ospitare anche altri bambini. Una possibilità che ci è stata fornita oggi da questa nuova delibera».
Saranno circa 35 bambini in più che potranno avere accesso ai servizi del centro milanese fino alla fine dell’anno.
«Stiamo correndo come pazzi, ma abbiamo buone speranze» ha specificato Ferrari. Ma qui, al CTRS, la speranza si traduce in un vero e proprio obiettivo: «Vogliamo riuscire a dimostrare che c’è la possibilità di accogliere più bambini, di fare un buon lavoro. C’è poi l’idea di creare coesione con le famiglie per poter dire al soggetto pubblico che noi ce l’abbiamo messa tutta e che adesso devono farci continuare».
Spiega il dottore che
«è fondamentale che i bambini vengano seguiti sul lungo periodo». Tutti loro vengono inviati dalle unità di neuropsichiatria infantile. Il centro poi si occupa di fare una valutazione di secondo livello per iniziare un percorso multidisciplinare che prevede la presenza di un’equipe completa. I piani trattamentali si articolano tra i 2 e i 3 anni. «Per noi lasciare alcuni bambini in lista di attesa è motivo di imbarazzo perché il nostro scopo è dare risposte alle istanze delle famiglie».
«Il nostro lavoro – conclude Ferrari – è allenare i bambini alla vita. L’intervento precoce può cambiare il loro destino. Oggi le liste di attesa possono essere superate. E questa è una buona notizia».