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Siria, l’università dei ribelli “buoni” esclude le donne e predica la sharia

26 Novembre 2016

La città di Idlib ha istituito un centro universitario con 5mila studenti. Le donne soffrono gravi delimitazioni, i giorni di lezione sono separati tra maschi e femmine ed è sorto un corso di sharia obbligatorio per tutti

Doveva essere una buona notizia: una università per far studiare i siriani presi nella tenaglia delle forze del governo e i ribelli. A Idlib, città da tempo nelle mani delle forze anti-Assad, la Free Idlib University cerca di mandare avanti corsi e lezioni, sotto le bombe (che cadono ancora) e tra tutte le difficoltà di una città in guerra. Bello, no?

Bellissimo. Solo che, da qualche mese a questa parte, tra le aule dell’istituzione comincia a prendere forza l’islamismo politico, in tutte le sue manifestazioni. Principale obiettivo? Come sempre, le donne. Prima una professoressa di fisica viene bloccata dalla polizia religiosa (rishal-al-hisbah) perché, pur avendo tutti i vestiti a posto, portava il trucco. “Se lo fanno le professoresse, come possiamo poi impedirlo alle studentesse?”, le hanno detto. Poi è stato il turno di una studentessa, vestita di tutto punto ma fermata alla porta: hijab, più uno scialle enorme e un mantello da marina che la copriva nella sua interezza. “Non va bene: sei una peccatrice”. Tutto perché non indossava la veste regolamentare.

L’università è sotto il controllo di Jaish al-Fatah, una delle organizzazioni ribelli contro Assad, che riceve i finanziamenti dall’amministrazione cittadina e dalle tasse pagate dai 5mila studenti iscritti. È religiosissima e legata alla sharia. Da quando governa l’università, le classi miste sono sparite. Non solo: il calendario delle lezioni è stato modificato per impedire agli studenti di incontrarsi anche negli spazi comuni: sabato, domenica e lunedì sono i giorni per le donne. Martedì, mercoledì e giovedì per gli uomini. Alcuni studenti sono perfino d’accordo: “Sarebbe stato difficile, da solo, evitare di guardare le ragazze”, dice Ahmed. E Fatima rilancia: “Mi sento più a mio agio senza maschi attorno. Anche i miei genitori sono più contenti di pagarmi le tasse, così”. Contenti loro.

In ogni caso, anche se ci sono nuove materie di studio (chimica, farmacia, per fare due esempi), la Free Idlbi University ha proibito alle donne di iscriversi ai corsi di ingegneria civile e meccanica. Ha proibito loro anche di entrare nell’istituto di medicina durante le emergenze. Per loro è aperto solo quello di ostetricia. Molto bene. Tutto questo, va ricordato, con l’appoggio e spesso i soldi dei Paesi occidentali.

Del resto, per una retta istruzione di tutta la società, l’amministrazione dell’università ha deciso di fondere le facoltà di legge e quella della sharia islamica. E ha istituito un corso di “istitutzioni della fede” obbligatorio per tutti gli studenti. Un’infarinatura necessaria di dottrina e diritto islamici, perché il libero pensiero, con la nuova Siria, non c’entra nulla.