Russia al G7: il convitato di pietra
26 Maggio 2017
L’assenza, ma anche la sua presenza ufficiosa, secondo Daniele Scalea, Vice-Presidente Esecutivo dell’IsAG, e Gianfranco Lizza, docente di Geografia politica ed economica della Sapienza
Non è poi così lontano nel tempo quel 2014 che decretò la sospensione della partecipazione del governo russo al G8 – da allora divenuto G7 – in seguito all’invasione e poi all’annessione della Crimea. Eppure, visto e considerato il ruolo di attore principale che la Federazione Russa ha assunto nello scenario geopolitico internazionale – dalla crisi libica alla guerra siriana e al complicato rapporto dell’Europa con la Turchia di Erdogan, solo per citare alcuni esempi – oggi sembra difficile immaginare che nel G7 di Taormina si possa davvero definire una linea di azione sui temi più caldi, come terrorismo, migranti e questioni economiche, senza il contributo della Russia. E questo non solo perché l’economia russa sta dando segnali di ripresa e necessita di partner stranieri sia per la trasmissione di competenze che per nuove joint-venture, come dimostrato dal recente incontro tra Paolo Gentiloni e Vladimir Putin, ma anche, e soprattutto, per quel tessuto di relazioni e dialoghi imprescindibile per affrontare le crisi attuali. In Libia la partita si gioca sul confronto tra Fayez al-Serraj, Capo di Stato e Primo Ministro del governo di unità nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale, e le milizie non regolari di Khalifa Haftar, attualmente appoggiate dalla Russia. Per non parlare della Siria e dello stretto legame che unisce Putin a Bashar al-Assad.